sabato 22 gennaio 2011

Aisha: la tribù... per fortuna che c’è!

Per fortuna che c’è…! Per fortuna che ancora esiste un “società umana” determinata da una relativa omogeneità sociale che in antropologia si potrebbe definire tribù, quelle che nell’antica Israele erano originariamente costituite su base famigliare e da clan.
Incredibile pensare che oggi nella realtà del nostro tempo, fatta da solitari individui, possa nascere intorno ad una passione, ad un lavoro ad un desiderio,  un fatto sociale nuovo che fin dal suo nascere si è definito la tribù che balla.
Sono passati 9 anni da quando Ariella De Gregori ha fondato Aisha, una scuola di ballo diventata quello che un giorno lei desiderava: un luogo capace di rendere la passione per la danza, professionalità ma anche compagnia; lavoro ma anche ricreazione; più che competizione, solidarietà...


La sua silenziosa presenza in ogni circostanza rende Ariella un presenza autorevole sia nella scuola che in ogni manifestazione a cui sono chiamati a partecipare.
Dolce e pragmatica in ogni circostanza, si capisce che il ballo è il punto di partenza e non l’arrivo della sua esperienza umana e di ballerina che nel tempo e in ogni luogo le ha riservato notevole successo. Il desiderio più  grande oggi è la scuola nel suo valore ultimo che resta l’educazione alla danza.

La danza, esperienza di ricreazione per tutti e per tutte le età. Nel percorso professionale, Ariella  è stata campionessa Italiana nelle Specialità di SALSA, MERENGUE, MAMBO, BLUES, MIXING BLUES 1996- 1997-1998, è stata inoltre finalista ai Campionati del mondo di MIXING BLUES 1998 in Polonia, finalista ai Campionati del mondo di MAMBO 1998 di Annecy Francia, finalista ai Campionati Europei di MAMBO 1998 di Bratislava, capitale della Repubblica Slovacca.

Tuttora studia e insegna salsa New York style, cha cha e bachata ai bambini e agli adulti per poter dare sempre il meglio di se stessa con grande professionalità e soprattutto trasmettere ai suoi allievi la cosa più importante… che il ballo è storia, tradizione e cultura.
Nel 1999 inizia ad insegnare e nel giugno 2002 fonda la scuola Aisha a Rozzano che tuttora gestisce e dove tuttora insegna affiancata da maestri di elevata statura professionale. “Che bello sentirla quando parla della cultura del ballo…”

La tribù che balla
Quella di AISHA è  una compagnia aperta alla passione del ballo, ma continuamente e in modo naturale attenta alla vita dell’altro. Nella vita della scuola, nascono incredibili storie di solidarietà umana, nascono amicizie capaci di sconfiggere la solitudine generata da una separazione, da una malattia grave, da un bisogno di lavoro, un luogo vivace e pieno di grande baldanza che si trova e si ritrova e poi si cerca…  magari per le vacanze insieme, per un grande spettacolo dove sul palco ci sono tutti… centinaia di persone.

A tavola “al ristorante al Gran Fuoco del Laghetto” per parlare di Aisha ci troviamo con Tony Cardone, principale animatore di Aisha, con Nadia sua moglie, Davide fratello di Tony e con Monica, cuore di Davide, ne viene fuori un libera conversazione, si parla e mi raccontano passione e desideri e come sempre accade si parla degli assenti, si parla di Ariella e si nota la stima e l’affetto nei confronti della “fondatrice” della scuola, si parla del prima della scuola, dell’incontro di due grandi Maestri Ariella De Gregori e Fabrizio Pirovano (attuale anima dell’Encanto, il club latino di Cusago) con un già presente Tony che rappresenta sin dall’inizio la compagnia  storica di Ariella e Fabrizio.

Tony non può  fare a meno di riconoscere il ruolo che ha avuto Fabrizio nel suo percorso  professionale.“Per quanto mi riguarda Fabrizio è stato il mio maestro è un’amicizia diventata ‘fraterna’ dichiara Tony. Aver continuato con Ariella è stata una scelta condivisa. Sono passati ormai tanti anni e di strada e di lavoro se n’è fatto tanto”.

A Nadia il compito di descrivere Tony:
Ecco quello che succede alle lezioni di Tony : esuberante e un po’ pazzo, dal carattere sempre allegro e disponibile, pignolo; forse un po’ troppo. Autorevole, mai autoritario, grazie ai tanti anni di gavetta alle spalle, riesce ad inventarsi il divertimento e nello stesso tempo a  trasmettere agli allievi tutta la passione che ha per la danza. 
Non parlo per parte, la vivo in prima persona (chi lo descrive è sua moglie, che lavora e collabora con lui alle lezioni). È capace di dare una carica incredibile che farebbe ballare un novantenne. Un lavoro impegnativo ma fatto con grande passione, tanta voglia di dare, sempre di più. Chi viene alla scuola, viene per stare in famiglia e da noi non si sente mai solo.

Tony e Nadia una “coppia di sposini” con un figlio di 17 anni, Una bella complicità nella vita, amici di sempre di Ariella e Fabrizio e di molti altri ancora, sono un sostegno concreto alla tribù. Insegnanti di latino americano, innamorati della suola, protagonisti  di tanti corsi; ragazze, ragazzi, coppie, di ogni età, desiderosi di imparare a ballare, ma anche di fare del ballo un momento di compagnia e di divertimento.

La Monica prende appunti, Davide interviene ogni due per tre per confermare una storia o l’altra ancora, ma come si fa a star in silenzio quando si parla di una cosa che ti sta a cuore... Davide è realmente una forza umana di ogni pista di ballo e non solo instancabile animatore, è definito per eccellenza un taxi dancer (compito di chi fa ballare i clienti in sala, così chiamavano  il mitico Rodolfo Valentino), descrivere Davide è impossibile ma divertente è infatti la morte del pregiudizio: tatuato dalla testa ai piedi, un po’ buttafuori e un po’ nomade, il primo saluto a giusta distanza… come ti chiami? (sono Davide la sua risposta) è accompagnato da un sorriso che arriva al cuore… un cavaliere di altri tempi!

Il ballo è la sua passione come la meccanica, come la gente. Nel suo corpo trova ancora uno spazio per “forse l’ultimo tatuaggio”, da dedicare al padre, il suo mito “...che i miei figli ti possano somigliare”.
“La tribù che balla” da partecipati a partecipanti, un’incredibile diversità, ma con un forte senso di appartenenza a un’amicizia, ad una storia. Un luogo fatto da persone e  dove la passione per la danza è l’incontro con la diversità dell’altro, non è obiezione ma rispetto.
Al telefono le ultime preoccupazioni e desideri di Ariella “senza invasione di campo”, ma con un chiaro desiderio di raccontare  “con il giusto orgoglio” tutti i protagonisti della scuola. Ma come fare? Che dire?  

È una tribù, la tribù che balla!  

Un luogo; una compagnia. Che nascano e vivano luoghi così  è un valore inestimabile, è il presupposto di una nuova civiltà. 


a cura di
Renato Caporale

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