martedì 26 aprile 2011

Tornano a curarsi i bambini di Chernobyl. Ma 25 anni dopo il nucleare uccide ancora


Venticinque anni fa. 26 aprile 1986. Il mondo si sveglia come se nulla fosse accaduto, mentre in Ucraina, a Chernobyl, una colonna infuocata di gas e materie radioattive si alza verso il cielo superando l’altezza di un chilometro: nell’atmosfera iodio, cesio, stronzio e altri radionuclidi. Sono le immediate conseguenze di un esperimento non autorizzato nella centrale nucleare di Chernobyl, che ha causato l’esplosione del reattore numero 4, con un aumento della potenza di 100 volte...


Nel silenzio il mondo cambia, la vicina Bielorussia, il granaio dell’Unione Sovietica, vedrà scomparire i suoi boschi e le sue coltivazioni. I morti non si contano, ma tutto rimane segreto per giorni, mentre non si sa come spegnere l’incendio.

E comincia la storia dei “bambini di Chernobyl”, una storia che dura da 25 anni e che da oltre dieci viene “raccontata” e vissuta anche nella Grande Città grazie alle famiglie che per un mese ogni anno ospitano i piccoli della Russia Bianca che vivono in villaggi poverissimi, in istituti per orfani sociali, per figli di famiglie disgregate, alcolizzate, senza lavoro e senza speranza. È il Comitato Pro Bambini Bielorussi ad organizzare per loro una vacanza sanitaria che quest’anno è iniziata sabato 23 aprile e si concluderà il 2 giugno.

I bambini bielorussi nell'internat di Molchad

Come sempre sono previste visite pediatriche e oculistiche all’ospedale San Paolo e visite dentistiche gratuite presso specialisti di Cesano Boscone. Grazie alla collaborazione con i Comuni, gli oratori, la scuola, le associazioni i bambini trascorreranno cinque settimane serene e divertenti: al mattino a scuola, presso la Monaca di Cesano e al pomeriggio all’oratorio San Giustino. È previsto poi un pranzo agli Orti di via degli Alpini a Buccinasco, una merenda al Centro Anziani di Cesano, mentre tutti i mercoledì pomeriggio i bambini sono attesi presso la piscina comunale di via Don Tornaghi a Corsico. Poi le feste negli oratori San Giustino e S. Antonio (Corsico), la gita di quattro giorni ad Andora presso una struttura dell’Istituto Sacra Famiglia, un’uscita insieme alle famiglie all’Oasi di Sant’Alessio.

Dalla Protezione Civile all’associazione Quartiere Giardino alla Cooperativa cesanese sino ai privati, in molti hanno contribuito al progetto, sostenuto da parecchi anni dai Comuni di Cesano, Corsico e Buccinasco. Quest’ultimo oggi manca all’appello. Gli arresti delle scorse settimane hanno causato anche questo: nonostante gli accordi con l’associazione, non era stata firmata la delibera per il contributo prima dell’arrivo del prefetto. E i fondi per la mensa e il pullman per l’aeroporto (divisi a metà con l’Amministrazione cesanese) non sono stati destinati.
I bambini comunque sono arrivati, sedici piccoli – lo sguardo un po’ impaurito per le due bambine in Italia per la prima volta, più allegro per gli altri – provenienti dall’istituto di Molchad, che l’associazione segue da anni e che ha visitato nel mese di marzo, incontrando anche i bambini ormai diventati ragazzi e ospitati negli anni scorsi.  

E mentre “i ‘bambini di Chernobyl’ sono diventati adulti e genitori di altri ‘bambini di Chernobyl’, le ‘mamme di Fukushima’nutrono i loro bambini con latte materno al Cesio 137”, come scrive Massimo Bonfatti dell’associazione Progetto Humus, che si occupa da anni dei gravi problemi in Ucraina e Bielorussia. È proprio dal sito dell’associazione che apprendiamo le preoccupazioni di Igor Gramotkin, direttore generale della società che gestisce l’impianto atomico di Chernobyl: “Una parte rilevante della struttura interna dell’attuale sarcofago è ancora inesplorata”, ha detto al convegno internazionale “25 anni dopo Chernobyl: La sicurezza nel nome del futuro”. “Negli anni, gli addetti ai lavori hanno esaminato poco più del 60% dei locali del sarcofago, mentre il resto sono inaccessibili a causa delle macerie o degli alti livelli di radiazioni. L’assenza di informazioni sulla situazione del combustibile nucleare che ancora si trova tra le macerie rappresenta oggi uno dei rischi più gravi”. Gli esperti valutano che circa il 95% del combustibile è ancora coperto dalle macerie, ma secondo Gramotkin la situazione potrà migliorare dopo il completamento della nuova protezione del sarcofago che dovrebbe avvenire entro il 2015 e solo allora avrà inizio lo smantellamento delle strutture instabili del reattore numero 4. E il nuovo sarcofago dovrebbe mettere in sicurezza il sito per almeno 100 anni. Poi?

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