mercoledì 6 aprile 2011

FaTTi e MisfaTTi nella Grande Città - ep.10 - crack Aiazzone, arresti, mivar al capolinea, la metro di assago, calciatori aggrediti, un cuore grande come una pila...


Crac Aiazzone: 18mila vittime, Borsano e Semeraro in galera

Mauro Semeraro ha chiesto un bicchiere d'acqua, Giuseppe Gallo, il patron di Panmedia, non ha rinunciato al caffé. Poi, entrambi, hanno seguito i Finanzieri che, ieri mattina all'alba si sono presentati nelle loro abitazioni torinesi per arrestarli. Contemporaneamente, a Roma, i militari entravano nel lussuoso appartamento di Gian Mauro Borsano nel quartiere della Balduina, ma lui non c'era... 

L'ex presidente del Toro si è poi costituito nel tardo pomeriggio dopo numerose telefonate con il suo legale, l'avvocato Tom Servetto. Sempre a Roma finiva agli arresti domiciliari un consulente finanziario, il commercialista Marco Adami, figura centrale nello scandalo "Aiazzone" e, infine, un'ordinanza di sospensione dalla professione forense colpiva un legale esperto in diritto commerciale, Maurizio Canfora. 

Tutti raggiunti da provvedimenti firmati dal gip Giovanni De Donato su richiesta dei magistrati del pool "criminalità economica" della procura di Roma. Bancarotta distrattiva e documentale, evasione fiscale e riciclaggio sono i reati contestati, a seconda delle posizioni, dal procuratore aggiunto Nello Rossi e dai pm Francesca Ciardi e Maria Francesca Loy nell'ambito di un'indagine, cominciata circa un anno fa e condotta dal nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza.

da conacaqui.it 29 Marzo

Le cento vite di Borsano un Re Mida all'incontrario 

Venditore di cartoline, produttore di silenziatori per marmitte, esperto di credito al consumo, finanziere, presidente di squadra di calcio, editore, parlamentare. È un personaggio poliedrico, Gianmauro Borsano da Domodossola, classe 1946. Un grande maestro nella creazione di “scatole cinesi”, un Re Mida all’incontrario. L’ultima sua versione, quella di mobiliere, lo ha portato in cella. Di nuovo. 

Un venditore nato, Gianmauro Borsano. Inizia a commerciare in cartoline quando ha appena 12 anni. Cresce, studia al Politecnico di Torino, diventa anche ingegnere. Anche se poi si scoprirà che la sua laurea sarebbe stata “acquisita” in Svizzera. Del resto, non ha troppo tempo per i libri, perché a 19 anni apre una piccola officina a Trofarello, con tre operai che fabbricano silenziatori per marmitte della Abarth. Poi fonda uno studio di perizie, che nel ’71 abbandona per gestire una società di crediti al consumo cedutagli da un amico. p 

E’ così che Borsano entra nella finanza del “terzo mercato”, abbandona temporaneamente Torino per tuffarsi nella Milano “da bere”, compra e vende beni mobili e immobili, crea e distrugge. Si lega a doppiofilo prima con la Dc e poi con Bettino Craxi. E finalmente arriva il Toro, nel 1989. I granata stanno per retrocedere, Gianmauro da Domodossola li rilancia. A tre anni dal suo avvento il Torino conquista dell’unica finale europea della sua storia, ma perde contro l’Ajax dopo due pareggi, complice un 2-2 casalingo. 

In quegli anni il presidentissimo del Toro raggiunge l’apice della popolarità tra i tifosi. Ma anche tra i magistrati. Tra gli anni 80 e 90 Borsano viene coinvolto in dieci inchieste, colleziona fallimenti a piene mani: prima la Gima, poi la Miller & Benson, la Ipifim, la Bofina, la Partecipazioni Generali, solo per citare le società maggiori. Vanta buchi miliardari e centinaia di creditori. Eppure a Bettino Craxi quell’imprenditore spregiudicato piace. Lo candida nel suo partito a Torino e lui sconfigge niente meno che il “padrone” del Psi piemontese Giusi La Ganga e diventa parlamentare. Si sgancia dal Toro, vende Lentini al Milan e anche lì è tutta una storia di denaro in nero.  

Ma arrivano le indagini, i processi, le sentenze. Gianmauro Borsano paga i suoi conti con la giustizia, la sua vita pubblica si eclissa per lunghi anni. Torna nel 2009 con un’idea: rilanciare la storica catena Aiazzone. In che modo? A raccontarlo sono le cronache di queste ore. Che sembrano le stesse di vent’anni fa.

StefanoParola da La Repubblica-Torino.it

Mivar speranze finite, ad aprile tutti a casa 

Era tutto già previsto, ma la speranza di ottenere altra cassa integrazione era ancora viva. Almeno fino a ieri, quando sono state consegnate le prime lettere di licenziamento. Dal primo giorno di aprile 225 dipendenti Mivar saranno collocati in mobilità. Il licenziamento è arrivato dopo almeno 6 anni di lenta agonia, caratterizzata da lunghi periodi di cassa integrazione ordinaria e straordinaria, fino alle ultime proroghe della cassa in deroga concessa dalla Regione Lombardia.

Secondo un calcolo prudenziale, gli ammortizzatori sociali sono costati allo Stato dai 22 ai 24 milioni di euro. Impossibile evitare i licenziamenti, visto che l’azienda di via Dante non è riuscita a rilanciare marchio e prodotti su un mercato ormai dominato da colossi stranieri del calibro di Lg, Sony e Samsung. 

Risultato: Mivar si trova da anni in serie difficoltà e solo la volontà e i soldi del suo fondatore, Carlo Vichi, la tengono tuttora in vita. «Il bilancio 2010 che ci ha presentato la stessa azienda parla da sé - dicono Fabio Fasani e Giuseppe Viganò, rispettivamente responsabile di zona di Fiom Cgil e segretario generale Fim Cisl del comprensorio legnanese -. I conti sono da brivido. L’anno scorso Mivar ha registrato un fatturato di dieci milioni e mezzo di euro, ma le perdite si sono attestate a quota cinque milioni e mezzo. A peggiorare ulteriormente la situazione c’è il fatto che l’azienda ha speso 11 milioni per acquistare i prodotti dai fornitori».

Si tratta di una situazione ormai insostenibile per un’azienda come Mivar, che non è riuscita o non ha voluto sviluppare a suo tempo le nuove tecnologie che hanno portato alla creazione dei nuovi televisori a schermo piatto (prima gli lcd e ora i led), con il conseguente abbandono del tv color a tubo catodico. 

Ora l’azienda abbiatense, unico marchio italiano nel mercato del televisore, per sopravvivere è costretta ad acquistare dagli stessi suoi concorrenti tutta la tecnologia necessaria per assemblare i nuovi televisori. Ma lo fa a caro prezzo: i costi sono esorbitanti, e come attesta l’ultimo bilancio l’azienda produce in perdita.

Michele Azzimonti da IlGiorno 23 marzo

ASSAGO
Scale mobili rotte: il metrò è una trappola 

Proseguono le polemiche sulla metropolitana di Assago. A poco più di un mese dall’apertura i viaggiatori sono scontenti e lamentano numerose carenze nella neonata struttura. Al primo posto scale mobili e ascensori perennemente fuori servizio nella stazione di Milanofiori Nord e in quella di Milanofiori Forum, fermata che, secondo i viaggiatori, versa in condizioni disastrose: "Nella stazione del Forum le scale mobili e gli ascensori sono fermi da tempo e non hanno mai avuto regolarità nel funzionamento. Un problema importante, soprattutto per le mamme con bambini in carrozzina, anziani, ma soprattutto disabili che sono impossibilitati a prendere la metropolitana. Una situazione vergognosa", dichiara Gisella Correa, 29 anni, operaia che per motivi di lavoro deve prendere la metropolitana tutti i giorni.

Passeggero del metrò anche Salvatore Fazio che lamenta, oltre al problema delle scale mobili, anche una difficoltà nel reperimento dei parcheggi e un percorso eccessivamente lungo e segnalato in maniera inappropriata per raggiungere i vagoni della metropolitana: "Bisogna affibbiare la colpa interamente all’Atm: l’amministrazione comunale ha svolto un grande lavoro di riqualificazione ed è sempre venuta incontro ai cittadini. La situazione è allarmante, in particolare per le persone costrette all’utilizzo dell’ascensore che si trovano ora barriere architettoniche insuperabili. Da parte di una struttura nata da poco e costata così tanto è inaccettabile". Non solo barriere architettoniche.

Banchine troppo strette che mettono in pericolo l’incolumità dei passeggeri, in particolare durante i concerti, quando si assiste a un sovraffollamento. Porte di sicurezza che accedono direttamente alle banchine, così da creare un passaggio per far entrare le persone dall’esterno. Scale realizzate in lamiera mandorlata rese scivolose da pioggia e ghiaccio. Il tutto al prezzo di un biglietto troppo alto, secondo alcuni passeggeri come il 19enne Christian Atzeni: "Il costo del biglietto è già elevato e supera i 2 euro. In più devo pagare un prezzo così alto per avere solo disservizi? Io sono giovane, le scale mobili e gli ascensori non li utilizzo, ma non bisogna pensare solo a se stessi, altrimenti non vengono tutelate le persone che si trovano in reale difficoltà". Dello stesso parere Sara Tessera, studentessa 21enne: "Anche io non uso l’ascensore ma mia nonna settantenne ne avrebbe bisogno e non può viaggiare in metropolitana perché non funziona, così come la maggior parte degli abitanti di Assago, un Comune che conta una popolazione consistente di over 65. Un disservizio che si aggiunge a tanti altri, come la scarsa frequenza dei mezzi, i tornelli sopraelevati che costituiscono l’ennesima barriera architettonica, i parcheggi assenti e lontani, e il biglietto caro, anche per i cittadini del Comune. Insomma, un disastro su tutti i fronti".

di Francesca Grillo Da Il Giorno, 1 aprile

PIEVE EMANUELE
Calciatori aggrediti a fine partita 

L'allenatore, Luigino Intropido, 47 anni di Miradolo (ex giocatore del Pavia e del Treviso), è stato minacciato, due giocatori aggrediti. I ragazzi, due 15enni di Caselle Lurani (Lodi) e Miradolo, sono stati portati in ambulanza a Pavia e medicati al Pronto Soccorso del San Matteo. L'agguato è scattato ieri poco dopo mezzogiorno, al termine dell'incontro vinto dalla squadra di Santa Cristina per 3-2. 

«In campo non è accaduto nulla di anomalo e nemmeno negli spogliatoi - spiega il responsabile del settore giovanile, Giuseppe Bianchini -. Anche se la mamma di un giocatore avversario ci aveva suggerito di uscire accompagnati dai carabinieri. Ora abbiamo capito il motivo. Il nostro gruppo è uscito compatto, ma senza scorta, nel piazzale dietro al campo sportivo per salire sul pullmino e ripartire ma l'allenatore è stato accerchiato dai giovani e da alcuni adulti». 

In difesa del mister sono accorsi i due quindicenni, tesserati dell'Atletica, che avevano notato il parapiglia. «Uno di loro ha rischiato grosso - dice Bianchini - perché è stato colpito con una pietra vicino alla tempia». I medici gli hanno suturato la ferita con 5-6 punti. Il compagno di squadra ha rimediato un calcio allo zigomo, diverse contusioni a una spalla e alla schiena. Ha una prognosi di 15 giorni. Entrambi sono stati dimessi. I ragazzi sono stati soccorsi da un'ambulanza del 118 di Pavia. L'allenatore, rimasto illeso, si è invece recato dai carabinieri di Pieve Emanuele per sporgere denuncia. «In 20 anni che seguo il settore giovanile non mi sono mai trovato in una situazione simile - dice Bianchini -. Scaramucce, Partite tese ma aggresioni come questa, premeditate, mai». A fermare l'aggressione è intervenuto, in prima battuta, un carabiniere in borghese che stava uscendo dallo stadio.

Maria Grazia Piccaluga, da La Provincia pavese del 28 marzo

ROZZANO
Impiantato il cuore "grande" come una pila 

Pesa solo 25 grammi e misura pochi centimetri, quanto una mini-pila a stilo. Pompa 4 litri di sangue al minuto ed è autonomo per gran parte della giornata grazie a una batteria ricaricabile. Batte nel cuore di Giuseppe, 70 anni, il cuore artificiale più piccolo del mondo, impiantato per la prima volta in Italia all'Istituto clinico Humanitas di Rozzano, alle porte di Milano, con un intervento mininvasivo. 

Una specie di "stampella" per aiutare l'organo-motore del corpo umano nei casi scompenso cardiaco: la malattia del "cuore stanco" che colpisce nel nostro Paese un milione di persone, in media 75enni ma con 300 mila pazienti under 60, causando 170 mila ricoveri all'anno. L'operazione è stata eseguita 3 mesi fa e oggi Giuseppe sta bene. "Synergy Circulite", questo il nome del micro-cuore hi-tech, rappresenta l'ultima evoluzione dei cosiddetti sistemi di assistenza ventricolare (Vad), capaci di sostituire in tutto o in parte il lavoro del cuore che arranca. 

Il debutto italiano del dispositivo è stato annunciato in occasione del V Convegno nazionale di ecocardiochirurgia, che riunisce fino al 25 marzo nel capoluogo lombardo alcuni tra i più noti esperti del settore cardiovascolare. Un evento diretto da Antonio Mantero e Giuseppe Tarelli, presieduto da Cesare Fiorentini e dal cardiochirurgo Ettore Vitali, autore dell'intervento e responsabile del Dipartimento cardiovascolare di Humanitas. Il cuore artificiale in miniatura permette «un supporto circolatorio parziale - spiega Vitali - indicato in pazienti affetti da scompenso cardiaco moderato. 

La potenza del device, sommandosi alla funzione del cuore, aumenta la gittata cardiaca totale. La micropompa è stata impiantata nel paziente in una tasca sottocutanea, come un pacema ker, con una procedura chirurgica mininvasiva che implica solo una piccola incisione sul torace (mini-toracotomia). Il dispositivo è associato a una batteria esterna ricaricabile molto leggera, della durata di 20 ore».

Da Cronacaqui.it

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