lunedì 21 febbraio 2011

Editoriale - Le cacchiate in pubblico…

Se ogni due per tre, per  stupidaggini dette, andassero presentate o richieste le dimissioni, non credo che resterebbe qualcuno nella politica, negli affari o nel mondo della comunicazione.
Qual è la differenza tra una stupidaggine detta in pubblico oppure detta e vissuta in privato? 
Diceva Giorgio Gaber “…per fortuna esiste il pensiero”. Tra le cose dette una è però sfuggita: parliamo di educazione, forse su questo varrebbe la pena soffermarsi un pochino di più, visto che ormai sembra essere sparita dal senso comune, così scopriremo la differenza tra istruzione ed educazione!...


Ci preoccupiamo di chiedere le dimissioni o di aprire un dibattito su una grossa o piccola stupidaggine detta in pubblico. Conosco la Maiolo, di certo un tipo esuberante (su queste stesse pagine non è stata certo favorita quando si è presentata candidata a sindaco di Rozzano) ma mi sembra eccessivo concentrarsi su di Lei, significa che siamo alla frutta in fatto di argomenti da spendere sul territorio. 

Pensate che nei primi anni di SìoNo abbiamo pubblicato le registrazioni di alcuni consigli comunali di Assago, Buccinasco e Corsico, andavano dimissionati tutti! Per le cacchiate dette e registrate in diretta! Poi la politica va dove vuole, se penso che La Russa si occupa di Buccinasco, significa che vuole piazzare un suo “papabile locale” come assessore al posto della Maiolo, e mi chiedo anche: sarebbe successo qualcosa se la Stessa fosse rimasta nel PDL? 
Ma questa è un’altra storia. 

Resta il fatto che tra il pubblico, nessuno è più giudicato per il lavoro fatto e tanto meno gli Assessori. Forse anche per loro (sarebbe interessante...) occorrerebbe fare la scheda di “valutazione mensile o periodica” giudicandoli con  criteri aziendali e non per quanti “conoscenze-voti” hanno generato nel mese. Forse (questo è il mio pensiero) non servono neppure più. In quanto alla comunità Rom o Sinti o altre Tribù o aggregazioni varie dentro o fuori del territorio, vale la pena ricordare che solo la capacità di una reale risposta al bisogno ci rende popolo, quel popolo di santi, poeti e navigatori che siamo stati. 

Questo è da difendere in ogni circostanza e luogo, certo con criteri e regole, con delle leggi, magari rispolverando le “Leggi” che a Mosè furono consegnate da Dio, per me, per noi. Mi sembra si chiamassero Dieci Comandamenti. Chi è senza peccato scagli la prima pietra dentro e fuori dalla politica, “almeno per i pensieri o le stupidaggini dette” 

3 commenti:

  1. Non sono d'accordo per nulla.

    Questa è la solita solfa che usano i berluscones per far apparire tutto relativo, appunto, il relativismo imperante tanto combattutto dalla Chiesa.

    Tutti cattivi? Quindi nessuno è cattivo. Tutti peccatori? Tutti da perdonare.

    Non ci siamo proprio, anche perchè da qualche parte bisognerà pur cominciare se si vuole ridare un minimo di dignità alle istituzioni.

    Ora, se io dico o scrivo una cazzata poco male, non conto nulla o quasi.

    Alle regionali del 2010 osai dire che Penati si doveva dimettere da Consigliere Provinciale per essere più credibile come candiato Presidente in Regione. Subito il mio partito disse che ero un idiota, il Pd disse che ero solo un provocatore (anche un po' pirla). Risultato? Penati è ancora lì che ricopre i due ruoli (con scarsissimi risultati politici), io ho lasciato il partito immediatamente, IMMEDIATAMENTE ! Sia per questa vicenda etica che per altre un po' meno pubbliche ma non meno gravi, anzi molto più gravi e attinenti alla legalità.

    Si chiama coerenza? Non lo so, so solo che la "colpa" della Miaolo non è aver detto una cazzata ma aver fatto si che tutta una serie di persone sgradevoli (il popolino) si sia scagliato subito contro i Rom con commenti (firmati) che leggerò in Consiglio comunale.

    La colpa della Maiolo è quella di aver aperto "le gabbie" a chi non avrebbe mai osato fiatare.

    La colpa della Miaolo è quella di non rendersi conto che quando parla tutto il mondo, piaccia o non piaccia, riporta le sue parole.

    No, non accetto che chi ha delle responsabilità istituzionali o anche solo della rappresentatività mediatica possa dire quello che ha detto lei.

    Le scuse non bastano.

    Lo fanno anche gli assessori e i consiglieri della grande città?

    OK ! CACCIAMOLI VIA !!!

    Rino Pruiti
    www.rinopruiti.it

    RispondiElimina
  2. Egregio signor Caporale davvero che fastidio veder riproposta questa storia del tutti colpevoli e quindi tutti innocenti. Le pare educativo? Al Festival di Sanremo hanno letto questo brano di Antonio Gramsci, lo legga anche lei e ci rifletta un po’.
    “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime….
    Antonio Gramsci
    11 febbraio 1917

    RispondiElimina
  3. ma che gusto c'è a commentare il post se Caporale non ribatte alle osservazioni fatte sul suo pezzo?

    RispondiElimina