E’ tra non poche polemiche, che rischiano di guastare la Festa, che ci avviamo a celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia. Dal dibattito sull’opportunità o meno di considerare il 17 marzo una giornata lavorativa al rifiuto netto di chi si considera una sorta di enclave militarmente occupata, fino a chi mette in discussione l’opportunità di stanziamenti finanziari, tutto sembra congiurare verso una sorta di ricorso storico: quell’aspirazione all’unità che fu patrimonio di una minoranza rischia di rimanere tale anche in occasione della sua celebrazione...
E bene ha fatto il sindaco di torino e presidente dell’ANCI, Chiamparino, a rivolgere un appello ai sindaci italiani perché la giornata sia degnamente valorizzata. Se i messaggi che da taluni settori della vita nazionale non sono sempre confortanti, risalta infatti ancora di più il valore dell’impegno di Comuni e enti locali (e sappiamo che in tanti sono al lavoro anche sul nostro territorio), che più di ogni altro hanno la possibilità di interagire direttamente con la popolazione, nel trasmettere e ricordare i valori dell’unità del Paese, uscendo da affermazioni generiche e derive localistiche, e permettendo a migliaia di cittadine e cittadini di dire che, sì, la Festa è qui.
150 ANNI UNITA' : Proclamano la festività e la fanno pagare ai lavoratori
RispondiEliminaIl 18 febbraio abbiamo assistito ad un altro scandalo di questo governo (Bossi + Berlusconi) che non esita a colpire i lavoratori. Il testo in rosso, riporta quanto deciso dal consiglio dei ministri in relazione all'anniversario dei 150 di unità d'Italia:
“Per il solo anno in corso ed al fine di evitare inopportuni aggravi a carico della finanza pubblica e delle imprese private, per il 150esimo anniversario dell'Unita' d'Italia troveranno applicazione gli effetti economici e gli istituti giuridici e contrattuali previsti per la festivita' soppressa del 4 novembre (che solo per quest'anno non esplica i predetti effetti) così da compensarne gli oneri”
Al di là dell’esplicita volontà di non far mai pagare nulla alle aziende e tutto ai lavoratori (in politichese “evitare inopportuni aggravi”), quello che è opportuno sapere è che in ogni azienda la festa del 17 marzo sarà pagata dai lavoratori in modo da “compensarne gli oneri”.
In pratica, viene soppresso, solo per quest’anno, il trattamento previsto per la festività del 4 novembre, che di norma viene fatta coincidere con la prima domenica di novembre, per compensare (secondo il consiglio dei ministri) il fatto che il 17 marzo sarà una giornata di festa.
I casi pratici saranno due:
1) alle lavoratrici e lavoratori che, in base al ccnl di riferimento o ad accordi aziendali, il 4 novembre viene pagato con 1/26 dello stipendio (come per le festività coincidenti di domenica) per quest'anno tale importo non sarà pagato;
2) alle lavoratrici e lavoratori che in base al ccnl di riferimento o ad accordi aziendali il 4 novembre viene riconosciuto sottoforma di permesso retribuito individuale (8 ore di permesso) SOLO per quest'anno tali ore dovrebbero essere tolte.
Vi sembra un governo e un Paese serio questo? Viva l'Italia!
Rino Pruiti
www.rinopruiti.it