giovedì 20 giugno 2013

EDITORIALE del 21/6 - La politica del dire, fare, baciare...



Fare. Sempre più difficile riuscire ad usare questo verbo per le amministrazioni locali. Difficile “fare” quando dall’alto l’unico verbo pronunciato da un po’ di anni a questa parte è “tagliare”...

Per scherzo, proviamo a ritornare al vecchio giochino declinandolo sulla politica: dire (lo fanno in tanti e spesso a sproposito); fare (per ora abbiamo un decreto che ne porta il nome, non se ne comprendono attualmente benefici immediati); baciare (in molti, più o meno esasperati dalla crisi, provano ad essere baciati dalla fortuna, con il risultato di essere colpiti dalla sindrome delle tasche bucate); lettera (vedi al capitolo “dire” trasportato su carta) e testamento (e chi lo fa più oramai? Risulta superfluo scrivere “lascio tutti i miei non beni…”).

Un giochino simpatico, che fa da contraltare ai giochetti ancor più noti degli ultimi anni e dei quali troppo spesso gli italiani hanno memoria brevissima. Qualche esempio? Leggete all’interno di questo numero come il 5x1000 alle no profit sia diventato 4x1000 grazie ad uno di questi…giochetti. Un esempio tra i tanti che potremmo citare.

Intanto si soffre, sempre più. La politica, quella dei piani bassi, prova, quando può, a metterci la faccia, scendendo nelle strade, tra la gente. Una lezione per la politica dei piani alti, cui invece ci sentiamo di suggerire un nuovo giochino (e non giochetto, si badi bene). E’ composto da una sola parola: ascoltare.

Provino ad ascoltare la pancia degli italiani, quella pancia che per qualche strano miracolo non è ancora scesa in piazza a spaccare tutto. Una certezza su tutte: la sentiranno molto vuota.

Andrea Demarchi

Nessun commento:

Posta un commento