sabato 15 giugno 2013

NO PROFIT - Giunge al termine il viaggio di Mani Tese alla scoperta dell’Odissea




Si è concluso lo scorso venerdì nel tardo pomeriggio, presso il Chiostro del Piccolo Teatro di Milano, il “viaggio” di Mani Tese attorno all’Odissea. Sirene Migranti, questo il titolo scelto dall’associazione per raccontare il proprio punto di vista sulle nuove Odissee Mediterranee...

Il progetto, parte della rassegna Ulissi – Viaggio nelle Odissee, organizzato da Piccolo Teatro in collaborazione con il Comune di Milano, ha prodotto otto incontri-spettacolo in vari luoghi della città - inconsueti per rappresentazioni teatrali, quali il Palazzo di Giustizia o la Biblioteca comunale di via Lorenteggio – per raccontare storie di viaggi interiori.

A dar voce a tutto ciò grandi interpreti del teatro contemporaneo: Antonio Catalano, Guido Ceronetti, Federica Fracassi, Moni Ovadia, Marco Paolini, Massimo Popolizio, Paolo Rossi, Fausto Russo Alesi, Toni Servillo. Vinicio Capossela, infine, con il “suo” Ulisse al Teatro Studio, il 7 giugno alle 20,30.

Esiste un’Itaca possibile? La città, per chi ci vive e per chi ci arriva, può essere vissuta come un “porto” definitivo o la sua stessa identità si esprime nel continuo viaggio? Il cittadino di Milano quale Ulisse sarà? Che volto avrà? Questo il punto di partenza di un viaggio guidato dagli interpreti nel corso dell’anno e che ha condotto venerdì alla lettura “interpretata” dei post inviati al blog di Mani Tese, che costituiscono, attraverso vari frammenti, il mosaico emozionale della loro Odissea migrante.

Migrante, parola scelta non a caso da Mani Tese per descrivere chi più comunemente viene chiamato (con un’accezione più o meno spregiativa a seconda dei casi) “straniero” (lontano da noi), “clandestino” (qualcuno che scappa da una colpa), “extracomunitario” (fuori dalla comunità, europea o non), “immigrato” (qualcuno che entra), “emigrato” (qualcuno che esce). Molto meglio “migrante”: qualcuno che sta attraversando la sua storia di vita in un luogo.

Dopo la lettura di alcuni post, frammenti di pensieri e riflessioni dei volontari che hanno partecipato a questo percorso, è stato Giacomo, Responsabile educazione e formazione di Mani Tese, a lanciare alcune provocazioni sulla situazioni migranti in Italia ed Europa e offrire un punto di vista alternativo.

Un dato su tutti: si stima che nel Mar Mediterraneo dal 1988 ad oggi siano morti “ufficialmente” (quindi i numeri potrebbero essere ancora superiori), lungo la traversata per giungere a nuova meta, 18.673 persone. Un numero che stride di fronte all’indifferenza dei molti che vivono il migrante come un mero “invasore”. Persone morte per cercare il loro “nuovo mondo”, l’Europa, che sempre più si avvicina ad una prigione/fortezza, che innalza muri e nella quale noi “comunitari” siamo a nostra insaputa carcerati. Il viaggio, che è di certo pericolo, ma anche sempre una risorsa biunivoca, e tale deve essere considerata (così lo è stato per noi, del resto, quando siamo migrati nei diversi “nuovi mondi” nel corso dei secoli).

Spunti interessanti per riflettere su una realtà ormai acclarata, e non prospettiva potenziale futura. Già oggi, infatti, un nato su sette in Italia è figlio di migranti. E’ necessario dunque ribaltare il punto di vista quando si guarda in faccia lo “straniero”.

Andrea Demarchi

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