giovedì 12 aprile 2012

Anteprima EDITORIALE del 13/4 - Cosa insegna la “forma partito” della Lega Nord

Le vicende che hanno scombussolato la Lega Nord in questi ultimi giorni non riguardano solo i militanti e gli elettori di quel partito, ma pongono una questione che riguarda tutti. Non tanto per la vicenda in sé, non riguarda cioè i contenuti del progetto Lega (assolutamente non condivisi da chi scrive) ma la “forma partito” del movimento fondato da Umberto Bossi. Quel che ne emerge è che la Lega Nord è, è rimasto, con buona pace di tutti, l’unico vero partito di massa costituito da militanti e attivisti in questo Paese... 

E lo è strutturandosi sul modello tradizionale dei partiti che abbiamo conosciuto nel passato: presenza capillare sul territorio, stretto contatto con l’elettorato sia militante che potenziale, rapporto diretto (pur con buona dose di demagogia) tra gruppi dirigenti e base. Quanto accaduto alla manifestazione di Bergamo (fuori dalla retorica scontata dell’orgoglio padano) ha messo davanti agli occhi di tutti un partito reattivo, compartecipe delle vicende ingloriose in cui è caduto, pronto a rimettersi in gioco in prima persona. Un partito vecchia maniera insomma, lontano dal presenzialismo esclusivamente televisivo e massmediatico di un nucleo dirigente avulso dalla realtà. 

Molto diverse, ad esempio, sono state le reazioni dei militanti degli altri partiti coinvolti in vicende analoghe (PDL, PD, Futuro e Libertà per citarne alcuni), dove il dibattito si è quasi esclusivamente confinato all’interno dei gruppi dirigenti e sui media, mentre il corpo militante (si fa per dire) ha assistito passivo, quasi rassegnato alla propria impotenza di fronte al consumarsi della credibilità delle loro forze politiche di riferimento (salvo poi rifarsi, almeno nel centrosinistra, con il voto delle primarie, rivolgendosi cioè a figure esterne). 

Tanto si parla di crisi dei partiti ed ecco improvvisamente spuntarne uno che si dimostra vivo proprio grazie alle sue forme organizzative troppo sbrigativamente da altri considerate vecchie e superate. 
E questo dovrebbe far riflettere.

Fulvio Scova

3 commenti:

  1. Grazie !
    Sig. Fulvio Scova la ringrazio pubblicamente per le parole spese in questo momento di cambiamento e difficoltà per tutti noi Militanti e per tutto il nostro Paese.
    Cordiali saluti.

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  2. Condivido la schematica fotografia esposta nell'editoriale. Certo che questa FORMA PARTITO oltre alla buona dose di demagogia ha bisogno anche di nascondere al proprio popolo delle realtà scomode. Quindi si parla volentieri con lingua biforcuta.
    Ma realisticamente dall'altra parte si parla molto per non dire niente, non si vedono innovazione e modifiche sostanziali. Si interviene nel cambiamento solo quando la Magistratura solleva i coperchi.
    E la cosidetta "base" del CentroSinistra, che in questa fase drammatica ma anche favorevole ai cambiamenti, dovrebbe ribollire di idee ed iniziative, è una palude melensa autoreferenziale a se stessa che ha perso il senso del dialogo con il territorio e con i propri militanti.

    Forse si aspetta che la Magistratura intervenga sulla democrazia partecipativa.
    Con il pessimismo della ragione, mi auguro che si cambi rotta velocemente.

    Roberto Silvestrini

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  3. Secondo me i tempi sono più che maturi perchè ognuno di noi lasci a casa la propria bandiera, verde, rossa, nera ..... e scendere tutti in strada per far capire ai nostri politici che è il momento di cambiare davvero.
    Non possiamo aspettare di fare la "rivoluzione" o un grande cambiamento scendendo in strada tutti uniti solo dal fatto che a tutti noi non basteranno più i soldi per fare la spesa!
    Stiamo alla finestra a guardare come è successo in Argentina o in Grecia e subiamo gli eventi che sono ormai chiari sottto ai nostri occhi?
    Se stiamo aspettando solo quel momento che popolo siamo ?

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