mercoledì 25 aprile 2012

EDITORIALE - Perché è diverso questo 25 Aprile

Anche se a volte ha rischiato di diventarlo, il 25 aprile non è mai stato una mera celebrazione, una semplice seppur sentita commemorazione. Ha sempre rappresentato semmai il riaffermarsi della volontà di un popolo di restare legato ai valori della democrazia e delle sue espressioni. Questo 25 Aprile è, dovrebbe essere, ancor più importante nel contesto storico e culturale che stiamo vivendo. Perché sono proprio le principali espressioni della democrazia, quelle nelle quali si è incarnata dal Dopoguerra in poi, i partiti politici, a vivere il loro momento più basso di credibilità... 

Questo 25 Aprile rappresenta un’occasione per una riflessione più ponderata sulle enormi conseguenze che avrebbe la dissoluzione di quelli che comunque sono e restano strumenti insostituibili. Ma non certo nelle forme e nei modi in cui si sono venuti configurando e questa riflessione spetta innanzitutto ai partiti stessi, principali responsabili del proprio decadimento (e non è solo una questione di soldi, che tanto più pesano alla tasche dei cittadini tanto meno sono credibili i beneficiari). 

Gli italiani non si stanno staccando dalla democrazia ma cercano legittimamente di trovare nuove strade da percorrere e a questo probabilmente si deve il fiorire di liste civiche alle prossime amministrative, partiamo da questo dato. E avviamo una riflessione anche partendo dalle parole del Presidente Napolitano: «I partiti e la politica non sono il regno del male... il marcio va estirpato... ma guai a fare di tutte le erbe un fascio, a demonizzare i partiti, a rifiutare la politica». 

Fulvio Scova

1 commento:

  1. MA SPETTA SOLO AI PARTITI RIFORMARE LA POLTICA?

    Alle condivisibili riflessioni della Redazione, sorge spontanea una domanda :
    MA I PARTITI VOGLIONO AUTORIFORMARSI ?
    Attingo con molta adesione a delle riflessioni “profetiche” dell’Associazione “Città dell’uomo” fondata nel 1985 da Giuseppe Lazzati, ( rettore dell’Università Cattolica negli anni ’70 e ’80 ) Un convegno del 1989 aveva come titolo “ I partiti oggi: agonia o metamorfosi ?” Preveggente vero ?
    Questa riflessione è continuata nel convegno del 2009 “ Democrazia nei partiti”
    pubblicata dalla Cooperativa culturale Il Dialogo
    Sono passati quattro anni da quando Valerio Onida, ( presidente della Corte Costituzionale fine anno 2004 ) nel suo intervento disse : “Può acquistare nuova forza l’idea di porre all’ordine del giorno l’elaborazione di una legge sui partiti, che disciplini le modalità della loro partecipazione alle competizioni elettorali e le modalità del loro finanziamento pubblico, prevedendo controlli seri e indipendenti sulle spese della campagna elettorale.”
    E nelle conclusioni augurava :
    “ Una legge speciale, che differenzi i partiti da ogni altra libera associazione, si giustificherebbe costituzionalmente, con l’esigenza di meglio attuare l’art.49 della Costituzione e sulla base della considerazione secondo cui i partiti sono bensì espressione di liberi processi aggregativi sociali, ma svolgono funzioni che li pongono al confine fra la sfera della spontaneità sociale e quella delle funzioni pubbliche rappresentative.”

    E nello stesso convegno Emanuele Rossi ( professore di Diritto Costituzionale) sulla democrazia nei partiti : “Anche alla luce dell’esperienza storica italiana, attribuire il rispetto delle regole statutarie a organismi interni non garantisce una prassi democratica : occorrono forme di controllo esterno che non siano eccezionali e limitate a ipotesi estreme di intervento dei giudici. ……Più in generale non sono tollerabili organismi politici che non si ispirino anche nelle loro struttura interna a sistemi e metodi di libertà.”

    Quindi da anni si discute seriamente dell’agonia dei partiti e delle riforme per evitarne l’eutanasia, in particolare fuori dalle consorterie. La storia purtroppo ci dice che solo organismi esterni (magistratura) e realtà sociali alternative ai partiti (movimenti) riescono a ridare ossigeno a questa palude maleodorante intrisa di centralismo democratico, liderismo arrogante e cordate del malaffare.
    Possiamo certamente sperare in un colpo d’ala della politica, ma gli elettori,
    anche i più affezionati, pretendono fatti concreti , vogliono anche avere delle carte di riserva su cui puntare e non si tureranno il naso per scegliere il meno peggio.

    Roberto Silvestrini

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