venerdì 8 giugno 2012

Cade il mito della Sanità italiana. E cade anche il mito dell’Emilia solidale

Cade un altro mito del Bel Paese, la copertura sanitaria per tutta la popolazione. Più di 9 milioni di italiani infatti affermano di non aver potuto accedere ad alcune prestazioni sanitarie di cui avevano bisogno per ragioni economiche. Ben 2,4 milioni sono anziani, 5 mln vivono in coppia con figli, 4 mln risiedono nel Mezzogiorno. E' il quadro tracciato da una ricerca di Rbm Salute-Censis, promossa in collaborazione con Munich Re e presentata oggi al 'Welfare Day' a Roma. Un quadro che lascia poco spazio all'ottimismo...

Piani di rientro e spending review hanno determinato - secondo l'analisi - un crollo verticale del ritmo di crescita della spesa pubblica per la sanità. Si è passati da un incremento medio annuo del 6% nel periodo 2000-2007 al +2,3% degli anni 2008-2010. La flessione si registra soprattutto nelle regioni alle prese con i piano di rientro, dove si è passati dal +6,2% all'anno nel periodo 2000-2007 a meno dell'1% di crescita media annua dal 2008 al 2010.

Parallelamente la spesa sanitaria privata è lievitata più che nel periodo precrisi: +2,2% medio annuo dal 2000 al 2007 e +2,3% negli anni 2008-2010. Il 77% degli italiani che pagano di tasca propria e ricorrono al privato, lo fa a causa della lunghezza delle liste d'attesa.


Cade anche il mito dell’Emilia solidale e operosa, collaborativa al punto che imprenditori e lavoratori facevano parte delle stessa famiglia, navigavano nella stessa barca. Sì, fino a quando tutto va bene e i profitti crescono. In caso contrario si divorzia senza alimenti, per i lavoratori, o si scende dalla barca senza scialuppa di salvataggio, per i lavoratori ovviamente. 

Questo raccontano i più recenti episodi: la richiesta di “liberatoria” per cui un lavoratore dovrebbe andare a prestar servizio in condizioni di rischio sollevando l’imprenditore da ogni responsabilità oppure la minaccia, messa in atto da Magneti Marelli di Bologna e da alcune aziende del legno, di delocalizzare la produzione. Tanti saluti e si va dove il lavoro costa meno. 

Il terremoto si trasforma cioè da tragedia in occasione, in opportunità. Termini che i maestri della retorica hanno sempre in bocca pronti ad ammantare con linguaggio aulico l’unica verità che li sorregge: farsi gli affari loro e spiegare alle loro vittime che in fin dei conti le crisi sono opportunità. L’Emilia non è più politicamente rossa, ma è piena di gente che dovrebbe arrossire di vergogna a partire da chi (testimonianze riportate da Radio24 emittente del Sole24Ore di Confindustria) ha fatto telefonate minatorie a chi rifiutava di tornare al lavoro sotto capannoni pericolanti. Solidale e modello di collaborazione sociale tra capitale e lavoro, il terremoto lascia a terra anche queste espressioni vuotamente retoriche ridotte a macerie.

F.S.

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