martedì 17 gennaio 2012

CORSICO - Lettera aperta alla Sindaca

Riceviamo e pubblichiamo

Cara Maria,

mi è dispiaciuta la tua risposta alla richiesta di referendum sulle questioni del nuovo municipio. Tu chiedi e, in sostanza, sfidi chi ha firmato la petizione a proporre soluzioni alternative rispetto alla decisione assunta dalla giunta. Mi pare contraddittorio chiedere risoluzioni di problemi che non sono stati enunciati nella loro complessità alla cittadinanza prima di ipotizzare una soluzione.
Penso che sia possibile trovare soluzioni condivise solo attraverso una reale partecipazione democratica, partecipazione che tu e la tua giunta non avete perseguito come obiettivo pur essendo essa un punto cardine del programma elettorale che ha portato alla tua elezione come sindaca della città...

A meno che tu, le assessore e gli assessori non intendiate i termini informazione ( peraltro su decisioni già assunte) e partecipazione come sinonimi. Ma mi disturba e mi avvilisce pensare che la sindaca che ho contribuito ad eleggere e la giunta da lei designata possano cadere in una simile confusione linguistico – politica.

Tendo perciò a rifiutare, per il momento, una simile ipotesi e credo che il desiderio di fare, di rispondere alle esigenze della popolazione abbia portato te e la giunta a pensare di poter risolvere da soli tutte le questioni. Non è possibile. L’onniscienza non è di questo mondo; per me, peraltro, nemmeno di un ipotetico altro mondo. Il senso del limite è necessario.

Può anche essere, cosa che io, come sai, non credo ( sono, infatti, una delle millecinquecento tra cittadine e cittadini che hanno firmato la petizione), che la soluzione da voi ipotizzata sia l’unica possibile e, in quanto tale, “giusta” rispetto alla situazione. Ho però in mente con chiarezza un intervento di Luciano Lama a una festa dell’Unità diversi anni fa. Il tema affrontato, di fronte alle centinaia di persone che allora affollavano piazza del Cannone, era quello della democrazia sindacale. Il compagno Lama sosteneva che è necessario organizzare assemblee nei luoghi di lavoro, favorire la presenza e l’intervento del maggior numero possibile di lavoratrici e lavoratori, discutere per pervenire a soluzioni condivise. Aggiunse, il compagno Lama, una frase che ha segnato ( penso e spero) il mio agire nel sindacato, nella scuola, nella politica quotidiana: “E’ meglio fare una cosa sbagliata decisa in mille piuttosto che una cosa giusta decisa in tre”.

Ripeto, io non credo che la posizione tua e della giunta sia l’unica possibile ma, ammesso che lo sia, si tratta di una decisione assunta “in tre” e perciò, di per sé stessa, comunque, politicamente scorretta dal punto di vista della democrazia. Almeno nel senso che io attribuisco a questa parola:io penso alla democrazia partecipata come necessaria evoluzione democratica della democrazia di rappresentanza, pena la grave limitazione della democrazia stessa.

Credo che la sfida che tu hai lanciato possa essere raccolta. Il tempo ancora c’è e tempi e modi della politica nazionale sembrano evolvere verso un futuro affrontato con maggiore serietà (speriamo!). Fai, fate una pausa. Dite: “Alt! Fermiamoci, riflettiamo. Proviamo a proporre a cittadine e cittadini di questa Corsico che abbiamo pensato e continuiamo a pensare come una casa, solidale ed accogliente, non le soluzioni precostituite ma i problemi come ci si presentano e invitiamo a proporre soluzioni”.

Le firme consegnate sono millecinquecento. Sono molte. Sai anche tu che raccogliere firme non è semplice. Ancor meno lo è se, insieme alla firma, si chiede un documento di identità. Qualche tempo fa ho letto su un quotidiano che, dietro ad una persona che appone la sua firma, si può calcolare che ci siano altre ottanta persone che la pensano nello stesso modo. Millecinquecento firme sono, di per sé, tante ma, se moltiplicato per ottanta ( ma fosse anche solo per otto) il numero dovrebbe costituire un elemento di riflessione per te e per la giunta.

Dì: “A rimortis” Maria, per piacere. Dillo per te, per un’idea di democrazia partecipata, per una sinistra che sappia coniugare buona amministrazione e ricerca di mediazione politica, legalità e giustizia; per una città i cui cittadini e cittadine meritano attenzione e rispetto; per quelle e quelli che, come me, hanno votato te e la coalizione che ti ha sostenuta e ti sostiene confidando in te, in voi ( il che non vuol dire delegandovi tutto).

“La diversità è una ricchezza” è, per me, una convinzione profonda. Mi sembra assurdo che, come spesso accade nei luoghi della politica "seconda", il pensiero differente produca inimicizia. Nei luoghi della politica “prima” relazionarsi, confrontarsi, mediare significa produrre soluzioni condivise mantenendo all’interno e all’esterno un clima di fiducia che si basa sulla stima e, spesso, anche sull’affetto.

Dì: “A rimortis” Maria, per piacere. Esponi a chi desidera costituire quella cittadinanza attiva, che è il sale della democrazia, problema per problema e ascolta le ipotesi di soluzioni. Magari alla fine scopriremo che la soluzione che avete ipotizzato è la migliore ma, quantomeno, non l’avrete deciso da sole e da soli. La solitudine è dura da sopportare; per una donna di sinistra è anche politicamente sbagliata.

Con l’affetto di sempre.

Antonella Prota Giurleo

3 commenti:

  1. Leggendo la lettera sono ritornato a tanto, tanto tempo fà, quando da giovane discolo, ricevevo reprimende dai miei genitori. Un giorno ingenuamente chiesi se nonostante le critiche e i castighi mi volevano bene. Semplicemente, in dialetto, mi fecero capire che era appunto il volermi bene e la loro responsabilità di genitori che imponeva ogni tanto, come si suol dire, " di tirarmi su la molla".

    Grazie Antonella, è una bella lettera, non solo "politica".
    Certamente si deve discutere del merito della partecipazione e di come tu la intendi, ma credo che nelle tue parole si ritrova anche sentimento e responsabilità,qualità che non dovrebbe mai mancare ai Cittadini quando si cimentano con la politica.

    Entrando nel merito, dovremmo tentare certamente d'allargare la partecipazione, ma contemporaneamente trovare forme nuove di dialogo coi Cittadini. Anche perchè dovremmo realisticamente chiederci: come mai non esiste sufficiente partecipazione del nostro popolo ?

    A Corsico siamo circa 34.800 residenti, 22.000 elettori e 15.400 nuclei famigliari. Nelle numerose rionioni di quartiere sul P.G.T. hanno partecipato 400/450 persone. Nella raccolta di firme 1.500 cittadini, dato certamente rilevante. Ma qual'è secondo noi il limite o il traguardo espressivo degli abitanti da raggiungere; cioè il numero che riteniamo sufficientemente adeguato per scegliere e condividere decisioni molto importanti ?
    Vista la scarsa partecipazione, quali nuovi strumenti possiamo adottare ?
    E ancora, dovremmo comprendere che oltre ad una crocetta sulla scheda, prima vi debba essere l'importanza della responsabilità individuale, l'informazione e la discussione vera sul merito delle questioni poste.
    Il referendum in questo caso è lo strumento adatto ?

    Probabilmente è sul come attuare un percorso condiviso di partecipazione che tutti riscontriamo dei forti limiti. Partendo in particolare dai Partiti, dove ormai da diversi anni hanno perso il ruolo propositivo e di controllo della politica territoriale. Di fatto, senza un riferimento costante con gli elettori, sono la cinghia di trasmissione delle decisioni amministrative e nazionali.

    Non illudiamoci, questo processo sarà lungo e difficile e non riconducibile solo a Corsico o una formula schematica di Coalizione. Queste tematiche toccano e interessano tutti i Cittadini indipendentemente dalle proprie convinzioni politiche e da chi li amministra. E' questa omogeneità trasversale che la rende una questione anche nazionale.

    Roberto Silvestrini

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  2. La partecipazione non si può improvvisare, va costruita, va stimolata e va insegnata.
    Sicuramente non sono tantissimi i cittadini che hanno partecipato alle assemblee sul PGT, ma sono comunque da rispettare. Sono stati molti di più quelli che hanno firmato per chiedere di essere consultati sul nuovo municipio, e anche quelli vanno rispettati.
    Non ci sono formule magiche per far partecipare i cittadini, ma sicuramente il non permettere una consultazione richiesta da molti non va nella strada di favorirla.
    Spero che il Consiglio Comunale di questa sera mi smentisca, altrimenti si perderà una grande occasione di far progredire questa democrazia, che se rimane solo rappresetativa, perde il suo vero senso.
    Dario Ballardini
    coordinatore della Federazione della Sinistra di Corsico

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  3. Il consiglio comunale di ieri sera (19 gennaio) ha votato contro (14 contrari - 12 favorevoli e 1 astenuto) alla petizione popolare inerente il progetto "nuovo Municipio", quindi le 1500 firme di cittadini corsichesi che chiedevano una consultazione popolare per scegliere tra "si o no" alla costruzione di un nuovo Municipio ,a questa amministrazione poco importa. Lora vanno avanti. Il municipio si farà. Cascasse il mondo. In compenso è stato votato favorevolmente una consultazione popolare per far decidere ai cittadini dove costruire questo Municipio, così indispensabile per questa amministrazione. Ora mi chiedo, in questa consultazione non si poteva inserire anche la possibilità di sapere cosa ne pensavano i cittadini sulla necessità di questo nuovo Municipio? Si nota chiaramente una certa paura da parte dell'amministrazione, del parere dei cittadini. Ma perche? Questa amministrazione è veramente al servizio del cittadino corsichese? Il consiglio comunale a maggioranza ha votato anche favorevolmente alla realizzazione di studi di fattibilità progettuali per tale Municipio. Mi domando, ma penso non solo io: con quali soldi? Chi lo dice ai cittadini che soldi non ce ne sono per la manutenzione di scuole ed asili, per il trasporto dei disabili, per i nostri anziani, ed invece ci sono soldi per gli studi progettuali del nuovo Municipio? Chi non vorrebbe un nuovo e bel Municipio, magari progettato da un noto architetto? Ora, a mio avviso, non è il caso, semplicemente perchè non ci sono i soldi. Non doveva essere a costo ZERO, in quanto sostenuto economicamente dalle alienazioni delle aree comunali? Ma si deliberano già ora studi di fattibilità. Penso: perchè deliberare studi quando non si ha ancora un soggetto che possa sostenere tale operazione? O magari già esiste? Ma? Chi può dirlo? Corsico, fatti forza.

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