lunedì 16 gennaio 2012

Patto di stabilità: fuori anche Cesano

Il rischio di non rispettare il patto di stabilità ha preoccupato molti amministratori del nostro territorio, alle prese con i tagli ai finanziamenti dello Stato da una parte e la necessità di garantire i servizi ai cittadini. Anche il nostro giornale ha speso fiumi di parole sull’argomento, dando voce alle proteste dei Comuni e alla fantasia di sindaci e assessori per far quadrare i conti.

Trezzano sul Naviglio anche quest’anno non ce l’ha fatta. E a fargli compagnia ora arriva anche Cesano Boscone, così come almeno altri 3 mila comuni italiani (il 38% del totale) di colori diversi... 

Un problema – fa sapere l’Amministrazione – che nel caso specifico di Cesano è “esclusivamente finanziario-contabile, non economico”. Puntualizzazioni a parte, tuttavia, le conseguenze saranno pesanti e non potranno non incidere sui cittadini: il mancato rispetto del Patto di stabilità, infatti, porterà ad una ulteriore riduzione dei trasferimenti dallo Stato di oltre 490 mila euro e una capacità di spesa corrente di circa 16 milioni e 300 mila euro (superiore a quella del 2009 e del 2010, secondo quanto riferisce il Comune, ma inferiore di circa due milioni rispetto al 2011). Inoltre l’indennità degli amministratori e il gettone di presenza sarà decurtato del 30%.

“Dal 2008 fino alla nomina di Mario Monti” spiega il sindaco Vincenzo D'Avanzo, “il governo di centrodestra ha agito in modo significativo su un'unica area del welfare, le politiche sociali dei Comuni. E sono i numeri ad evidenziarlo: si è passati da 2.228 milioni di euro a solo 158. Impoverendo di fatto l'intera popolazione e innescando quel meccanismo che ha portato in modo vorticoso alla recessione”.

Dalla Regione Lombardia in ambito sociale (disabilità, non autosufficienza, inclusione, ecc.), solo per i sei Comuni del distretto di Corsico è previsto nel 2012 un taglio del 75%, passando dai 2 milioni di qualche anno fa a importi che dovrebbero assestarsi tra i 400 e i 500 mila euro. 

“Realtà come la nostra che hanno deciso di garantire tutti i servizi”, prosegue il sindaco, “avevano messo in conto il possibile sforamento del patto di stabilità. Però il nostro bilancio è sano, abbiamo rispettato gli equilibri e, con sacrifici inevitabili, nel 2012 dovremmo riuscire già a rientrare nei rigidi parametri che ci obbligano a non spendere risorse dei nostri cittadini”. Come? “Abbiamo accentuato la politica di rigore sulle spese e, inevitabilmente, sulle entrate”.  


FOCUS - Fassino: rivedere i criteri del Patto

“Il patto di stabilità, per le amministrazioni locali, è una gabbia insostenibile”; lo ha ricordato Piero Fassino, sindaco di Torino, partecipando col collega Giuliano Pisapia, all’assemblea regionale del Pd a Milano. “Torino non lo rispetterà, anche perché il patto non distingue fra la spesa dei comuni per gli investimenti dalla spesa corrente.” Un patto che nega la stessa impostazione culturale accreditata da Mario Monti. L’altro aspetto giudicato inammissibile da Fassino è che: “La spesa degli enti locali non è uguale per tutti. Ci sono città che ospitano grandi eventi, come l’Expo. 

E dunque il patto va riscritto, perché così si impedisce ai comuni di rispondere alle esigenze dei cittadini” insiste Fassino. Altro argomento affrontato dal sindaco di Torino, il federalismo con la Lega all’opposizione. “La questione settentrionale esiste, anche perché il 70% del lavoro dipendente e del lavoro autonomo è qui e il 75% del prelievo fiscale è a Nord. E gli immigrati sono il doppio che a Sud, e ancora l’80% dell’export del Paese parte da qui. E dunque - conclude Fassino - occorre dare le risposte alle grandi questioni del Nord. Perché il Nord possa essere in grado di trainare l’intero Paese fuori dalla crisi.”

Nessun commento:

Posta un commento