Avrei voluto raccontare ben altro. Ci avevo creduto. E invece...
Quest'anno decidiamo di passare l'ultimo dell'anno a Milano, al concerto organizzato dal Comune a sostegno di Genova colpita dall'alluvione. Presenti nomi illustri: Giuliano Palma, Paolo Rossi e, soprattutto, Vinicio Capossela.
Alla classica domanda “di rito” (che - non so se anche a voi succede - nei giorni antecedenti il 31 dicembre magicamente sostituisce la classica non-conversazione sul tempo) “Cosa fate a Capodanno?” rispondo felice “Vado in Duomo al concerto!”. Reazione del 99,9% delle persone: sorrisino (quasi canzonatorio), frase del tipo “bello, ma chissà che polveriera...”, “finisce sempre a bottiglie di vetro in testa”. Ma questa volta, mi dico, sarà diverso...
Da anni non c'era nulla in Piazza, questa volta faranno le cose per bene (è inutile, le sinapsi mi mandano in automatico i “file” sul concerto pre-elezione Pisapia). Poi, cosa dell'ultimo minuto, c'è anche lo splendido quanto pleonastico decreto anti-botti (contro l'inquinamento atmosferico??!!) che SICURAMENTE verrà rispettato.
Arriviamo in Piazza verso le ore 10,30. Siamo a circa 20 metri dal palco. Inizia il concerto, ma a fatica ce ne rendiamo conto. Siamo accerchiati dietro e a lato, a 10 metri da noi c'è un bombardamento in atto. Petardi, più o meno potenti, vengono lanciati dapprima in una voragine auto-creatasi e in veloce espansione su tutti i fronti, poi si passa alla “roulette russa” in stile accendo, aspetto qualche istante e poi lancio sopra le teste il petardo che (si spera) esplode in aria.
Inizialmente ce ne freghiamo, ascoltiamo (per quel che si riesce) il concerto, contribuiamo alla causa acquistando panettone e spumante per raccogliere fondi per Genova. La mezzanotte però si avvicina, la gente continua ad arrivare e la situazione, già inizialmente poco sicura, diventa semplicemente...ridicola: molte persone che erano venute (anche con figli piccoli al seguito) ormai sono obbligate, me compreso, a dare le spalle al palco (ormai messo definitivamente in modalità “muto” dalla forza delle bombe lanciate) per verificare e attestare la propria incolumità.
Alla mezzanotte si festeggia: baci abbracci e...bombe carta. La situazione degenera, il fronte di fuoco inizialmente decentemente distante rispetto a noi è arrivato ormai alle nostre spalle. I fuochi d'artificio sparati ad altezza uomo sono la normalità in questa piazza che di normale ha ormai ben poco. L'amara constatazione: molte persone che erano venute per il concerto se ne stanno andando lasciando strada agli improvvisati guerriglieri.
Ore 00.10, Vinicio non è ancora salito sul palco (leggerò l'indomani che è salito sul palco salutando Milano con un bel “ciao rancorosi”), noi decidiamo che non è più divertente stare a guardare dei pazzi che contribuiscono solo ad aumentare il livello di CO2. E così, amareggiati e delusi ci rintaniamo nella nostra amata Kabul corsichese dalla qual coltre di rosso fumo eravamo fuggiti sperando in un mondo migliore...
Note di regia
Forze dell'ordine in Piazza Duomo: 2 macchine della Polizia Locale a 50 metri dal fronte e un'ambulanza.
Caro Pisapia, ovviamente non si potevano bloccare i botti con semplice pezzo di carta e comunque non era possibile far rispettare in tutta Milano l'ordinanza. Perchè però non dare un segno, controllare gli accessi in Piazza, far rispettare (almeno lì) il divieto e permettere il sereno svolgimento di una manifestazione (da voi peraltro) organizzata? Vi aspetto “al varco” per Capodanno 2013 (Maya permettendo). Con fiducia.
Andrea Demarchi
Non posso che condividere la tua descrizione caro Andrea... ciò in cui più mi ritrovo è: "Ma questa volta, mi dico, sarà diverso..." anche io l'ho detto e pensato tante volte volte in quei giorni, poveri illusi.. una piazza che proprio non immaginavo, totalmente diversa da quella piazza che mi era piaciuta tanto nei mesi precedenti del 2011. Spero che ciò serva da monito, per il prossimo 31 dicembre.
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