venerdì 20 gennaio 2012

BUCCINASCO - Primarie centrosinistra: candidati a confronto nella nostra redazione

Quattro candidati alle primarie del centrosinistra di Buccinasco si sono trovati nei locali della nostra redazione in una sorta di tavola rotonda. Un confronto, un dibattito, uno scambio di idee teso a facilitare le scelte di chi si recherà al voto nella giornata di domenica 29 gennaio, teso quindi anche a sottolineare le differenze e i distinguo che li hanno portati a misurarsi in questa competizione, inedita per Buccinasco. A condurre l’incontro, svoltosi per iniziativa del direttore di SìoNo Renato Caporale (che per tutti, non solo per gli esponenti del centrosinistra, ha in serbo un altro confronto sulla provocazione da lui lanciata nelle scorse settimane a proposito del “fallimento di un sistema e di uno dei suoi protagonisti, il Comune), il condirettore di questo settimanale Fulvio Scova, attorno al tavolo Rino Pruiti della neonata lista civica “Per Buccinasco”, Gloriana Venturini per SEL, Giambattista Maiorano per il PD e Pietro Gusmaroli, indipendente di provenienza PD da cui si è momentaneamente sospeso. Assente, giustificato, Vittorio Ciocca candidato da FdS (del quale pubblichiamo un intervento a fondo articolo)... 

Si parte dall’analisi della realtà socioculturale di Buccinasco, un abbozzo di analisi alla ricerca di una ricetta per governarla. 

Per Gloriana Venturini: “Buccinasco è nato come piccolo borgo di cascine a cui si sono aggiunti migranti di livello modesto. Il grande cambiamento si è verificato con l’insediamento di ceti medio-alti ma oggi non sempre le loro aspettative possono essere rispettate: sono arrivati sperando in un ambiente accogliente, con tanti parchi e aria buona e anche una visione del mondo più “esteriore” che “interiore”. Chi governerà nei prossimi anni avrà il compito di riportarli alla realtà, verrà chiesto ai cittadini di partecipare alla polis per sopravvivere e mantenere un buon livello di vita: i cittadini dovranno essere interpreti e protagonisti della loro cittadinanza. E la partita si giocherà sui servizi e i mezzi pubblici”. 

Maiorano ricorda di essere a Buccinasco da 30 anni “da quando era caratterizzata soprattutto da una cultura popolare e relazioni cordiali. Poi si è trasformato in un grande e bel condominio ma con poche relazioni. È cambiata la morfologia caratterizzata da un contesto di media e alta borghesia ma sono rimasti anche i ceti popolari, con origini multiformi (prezzi delle case a Buccinasco sono sempre in salita nonostante la crisi del mercato). Oggi anche Buccinasco conosce la povertà, che resta molto dignitosa ma tocca tutti: ho partecipato al Fondo famiglia-lavoro della Caritas che ha erogato 80 mila euro alle famiglie, a fronte di 12 mila euro versati dal Comune. Bisogna che Buccinasco ritrovi la sua identità mettendo insieme spezzoni diversi (e con la consapevolezza che c’è ancora paura delle diversità). Oggi prevale una cultura elevata che però non porta ad una visione d’insieme: si riscopra la virtù civica, ci vuole il coraggio di portare i cittadini a partecipare”. 

Anche Gusmaroli parte dalla sua passata personale esperienza “ Sono nato a Buccinasco in una cascina, ho vissuto in un quartiere chiamato “Corea” e ho visto arrivare gli immigrati dal Meridione dopo quelli giunti dopo l’alluvione del Polesine. Allora c’era una buona integrazione e una sana rivalità tra i quartieri, alcuni propaggine della vicina Corsico (via Marsala, Villaggio Giardino). Il cambiamento si è verificato nel 1975 con i primi insediamenti di Milago. Già nel ’78 come assessore alla Cultura comprendevo la difficoltà di comunicare con i nuovi abitanti e speravo di poter spostare il centro della città alla Fagnana.

Con la Giunta Carbonera si è cercato di dare spazio alle numerose associazioni, ogni sera c’era un’iniziativa, portavo avanti la “cultura dei piccoli passi”.
I figli di quei ceti chiusi sono cresciuti, vivono sul territorio, interagiscono ma restano luci e ombre. Con il nuovo PGT si deve trovare un nuovo centro e creare realtà che non costringano i giovani a riversarsi sempre su Milano. Occorre un patto con le realtà lavorative per cercare soluzioni e facilitazioni per accogliere i giovani del territorio, anche organizzando corsi di formazione indicati dalle stesse aziende”. 

Un occhio a territorio e composizione sociale nell’intervento di Pruiti: “Con la Giunta Carbonera c’era un’idea di città. Ma ancora non c’è un’identità. Buccinasco non è povera: il reddito Irpef dei cittadini del nostro Comune è in crescendo, in controtendenza rispetto alla crisi. Ci sono però 300 famiglie povere.

Per dare anima al Comune non si prescinde dal PGT. Buccinasco ha tanto verde pubblico attrezzato, è urbanizzato al 46% ed è questa la caratteristica principale del nostro territorio che così deve rimanere, così vogliono i cittadini. Dobbiamo quindi occuparci del welfare e del verde, per non stravolgere questa specificità. A Buccinasco si deve operare un cambiamento da “residenti” a “cittadini”.

Si torna all’attualità, quasi alla cronaca di queste giornate, con la richiesta di un giudizio sull’operato dell’attuale governo Monti, in relazione in primo luogo alla politica di liberalizzazioni che coinvolgono direttamente gli Enti locali.

“Il Comune è un ente che non deve fare profitto e deve salvaguardare gli interessi dei cittadini. Partendo e mantenendo fermo questo principio fondamentale, si potranno valutare di volta in volta gli strumenti che permettano comunque di salvaguardare il bene dei cittadini. 
Ma beni come l’acqua devono restare pubblici”, è questa l’opinione di Gloriana Venturini mentre per Maiorano creatività e realismo devono scendere in campo: “Dopo il precedente governo, quello tecnico deve limitare i danni ma porterà ad ulteriori tagli agli enti locali. Ai governanti toccherà quindi agire con più “fantasia” per assicurare servizi e rispettare il patto di stabilità.

Importante è coinvolgere il tessuto connettivo, attivando la sussidiarietà intesa come vera collaborazione pubblico/privato. Alcuni aspetti delle liberalizzazioni vanno considerati. Dobbiamo guardare nel breve, medio e lungo periodo, rimandando i sogni e investendo sul welfare”. 

Critico lo sguardo di Pietro Gusmaroli: “Sono d’accordo sulle liberalizzazioni ma non se al privato va la polpa e ai Comuni l’osso. E all’interno delle liberalizzazione bisogna favorire il territorio, ossia verificare se sul territorio esistano soggetti (come le cooperative) che possano gestire alcuni servizi creando anche occupazione (un esempio sono le associazioni sportive che negli anni scorsi si sono messe insieme per la gestione delle palestre o le case famiglia)”. 

Più possibilista Pruiti: “Il giudizio sul governo Monti è sospeso. Ben vengano le liberalizzazioni, escludendo acqua, aria, reti. A livello comunale i servizi essenziali devono rimanere pubblici anche se si dovrà cercare la collaborazione con il privato”. 



Fin qui le domande hanno accomunato i quattro candidati, mentre l’ultima che poniamo è per così dire personalizzata e riguarda specificamente la loro persona, le ragioni del loro impegno

A Gloriana Venturini che rappresenta un giovane partito non ancora radicato sul territorio chiediamo se non ci sia il rischio di una candidatura di “pura testimonianza”. “ Sel mi rappresenta ma mi candido anche per la mia storia personale, il partito si misurerà per le forze che ha – ci risponde . Nel mio disegno politico prevedo una forte collaborazione tra le forze di centrosinistra. Per me è centrale l’idea di salvaguardia dell’ambiente e del Comune come polis. E come donna sono portata a dare maggiore attenzione alla cura e alla gestione del tempo investendo su meccanismi di solidarietà ancora poco diffusi, che saranno importanti soprattutto nei prossimi anni soprattutto per il prolungamento dell’età lavorativa conseguente alle nuove norme sulle pensioni”. 

A Maiorano, che da tempo caratterizza i suoi interventi nel segno di un concreto realismo, chiediamo invece se proprio un eccesso di realismo non possa appannare l’identità della proposta di cui si fa portavoce: “Ho il senso della realtà e della misura: non faccio promesse che non posso mantenere, ma ho sogni che potrò realizzare se prima metto da parte dei “tesoretti”. Il mio è un realismo che vuole giocare sull’ottimismo del futuro: vent’anni fa ci siamo inventanti il patronato sociale, oggi è l’Acli. Sono passato dal sociale al politico per dare un contenuto al “servizio”.


Inevitabile chiedere a Gusmaroli se nella sua candidatura, in aperto distacco dal PD che ha operato un’altra scelta, non siano rintracciabili segnali di “personalismo”: Se non dovessi essere eletto – ribatte Gusmaroli - non farò una mia lista, tornerò nel Pd e lavorerò per il candidato sindaco di centrosinistra. Se qualcuno farà perdere il Pd, sarà Carbonera che ha fatto una sua lista, non certo io: non sono personalista e non contesto Gianni. Ma dalla segreteria non ho condiviso il percorso del partito: avrei voluto far terminare un ciclo storico e mandare avanti persone nuove (non necessariamente giovani) per esprimere un nostro candidato per il centrosinistra, con un percorso di rinnovamento. Il partito ha fatto una scelta diversa e mi sono permesso di dissentire”. 

A Rino Pruiti infine riproponiamo una polemica che lo ha investito in qualche occasioni lungo il percorso verso il voto, quello cioè di un’apertura a forze politiche e culturali estranee ai riferimenti canonici del centrosinistra, in buona sostanza l’allarme per una possibile contaminazione: “La contaminazione è necessaria, sottolinea Pruiti - Oggi in Italia solo il 4% dei cittadini ha fiducia nei partiti, che per il governo locale per noi sono uno strumento inadeguato per il territorio. È importante lavorare in sinergia con le forze civiche. Per me etica personale e politica coincidono: il centrodestra ha fallito politicamente (prima dell’arresto di Cereda), i partiti di centrosinistra sono credibili. I componenti della lista si attengono comunque ai “paletti” che abbiamo fissato e condividono il programma che abbiamo sottoscritto con tutta la coalizione”.


Il confronto è chiuso ma tra poco più di una settimana la parola passerà agli elettori in un esercizio di democrazia destinato comunque a far crescere l’intera cittadinanza e non solo quella che si richiama alle forze di centrosinistra. Una strada da perseguire, per tutti.


Intervento introduttivo di Vittorio Ciocca – Incontro con i Cittadini del 18 Gennaio 2012 Cascina Robbiolo


Il primo atto politico – amministrativo che ci troviamo di fronte (quello che affronteremo ormai tra pochi giorni) sono le primarie di coalizione. Mi vorrei soffermare un attimo su questo aspetto che noi giudichiamo politicamente un’esperienza positiva.

Presentarsi in una coalizione ed intraprendere un percorso comune tra forze politiche e liste civiche che si richiamano ai valori del centrosinistra significa avere la consapevolezza che occorre garantire nella coalizione, un contesto di collaborazione elevato. Sulla carta le proposte sono elaborate con attenzione, ma debbono poter avere tutte le condizioni necessarie per essere realizzate.

L’obiettivo prioritario è quello di crescere e far crescere la coalizione con proposte alternative al centrodestra, chiare e condivise.

Quando i soggetti sono plurimi è bene che siano molto ben caratterizzati al loro interno (e in questo senso cercherò di evidenziare le nostre priorità) ma, contemporaneamente serve una buona capacità di ascolto e una predisposizione al saper lavorare con gli altri ed avere buone doti di coordinamento.
In questo senso la mia esperienza lavorativa mi tranquillizza perché la scuola è un mondo molto complesso che ha bisogno della collaborazione di tanti soggetti che, per collaborare debbono avere disposizioni chiare ma anche condivise e, soprattutto, ognuno deve avere la consapevolezza di essere valorizzato per il suo apporto specifico.

Io sono il candidato, inizialmente, proposto dalla Federazione della Sinistra ma già oggi ho raccolto adesioni da parte di persone della cosiddetta società civile per la realizzazione di un’unità il più possibile ampia e coerente.

Mi prenderò ora questi pochi minuti per rendere evidente a che livello intendiamo dare il nostro apporto e condizionare in questo modo (attraverso una nostra affermazione che auspichiamo di rilievo) la linea politico-amministrativa dei prossimi cinque anni a Buccinasco.

CREARE L’IDENTITA’ DI QUESTA COMUNITA’ ATTRAVERSO UNA CONSAPEVOLEZZA DI PARTECIPAZIONE DEMOCRATICA A DIFESA DEI BENI COMUNI.

Lo avevo detto la volta scorsa e lo voglio ribadire:il riferimento dell’azione amministrativa deve essere rivolto alla COMUNITA’. Le sue caratteristiche non possono che essere l’inclusività, la necessità di “esprimere” un’anima e la consapevolezza di essere un’identità complessa.

Essere amministratori comunali significa occuparsi di tutto ciò che interessa la sfera collettiva per migliorare la vita di ciascuno di noi. Vi sono allora delle priorità che bisogna evidenziare: la difesa dei BENI COMUNI. Da questo punto di vista siamo in sintonia con recenti battaglie attuate e vinte anche a livello nazionale: la storica vittoria dei referendum per l’acqua pubblica.

Questa sacrosanta rivendicazione ha ottenuto effetti insperati proprio per la consapevolezza dei singoli cittadini della necessità di non farsi espropriare di un bene comune e universale che doveva e deve essere salvaguardato dalle leggi del mercato e del profitto che ne conseguirebbe.

Nella stessa logica ci si deve muovere per la difesa dei servizi pubblici locali dalle logiche della privatizzazione: un’attività politica diffusa da parte di una grande massa di persone; una partecipazione popolare garanzia di democrazia consapevole.

Io penso che allo stesso livello vi sia una consapevolezza diffusa dell’importanza di una scuola pubblica di qualità. Sulla scuola le considerazioni possono essere moltissime.

In sostanza difendere la scuola bene comune significa vedere la scuola come opportunità per tutti, solida, ottimista, civile, dove si sta bene e si impara volentieri, dove al centro c’è una relazione normale tra adulto e studente.


LA SCUOLA E’ PER TUTTI O NON E’ PER NESSUNO.

Altrettanto importante è dare priorità ad uno stato sociale che si identifichi anch’esso come bene comune. Un’amministrazione comunale deve saper promuovere l’uguaglianza e agevolare l’inclusione sociale dei soggetti più deboli. In questo contesto non si può non considerare di primaria importanza l’affermazione del diritto alla casa e il conseguente rilancio dell’edilizia residenziale pubblica e saper incrementare e valorizzare tutte le iniziative sulle pari opportunità e le politiche di genere.

Su queste basi è possibile un reale cambiamento. Penso ai cambiamenti in atto o in via di attuazione: la vicina Cassinetta di Lugagnano, l’esperienza di De Magistris a Napoli ed anche le aspettative ancora vive della nuova gestione Pisapia a Milano.

Penso anche e, forse, soprattutto a coloro i quali si sono allontanati da questa politica scellerata degli ultimi tempi: c’è bisogno di recuperare le molte persone sfiduciate e saper ridare loro un motivo credibile per una partecipazione convinta, unico sbocco possibile allo sviluppo della democrazia che altro non è che un patto sociale che veda cionvolti tutte e tutti.

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