giovedì 5 gennaio 2012

L’intervento del direttore: Tutti colpevoli…davvero?

Complimenti! Colpa di questo, di quell’altro di questo o di quel funzionario... Io farei, io farei…io farei, se fossi, se fossi…se potessi…signori e signori diamoci uno STOP.
O se volete continuare riprendiamo il filo del discorso, quello politico….capace di andare oltre l’individualismo.

Con rispetto di tutto e di tutti SIoNO ha il desiderio di dipendere dallo scopo di una polis capace d’intendere e volere e non solo dalla continua affermazione di se nella ricerca del colpevole del tempo passato. Colpevole del tempo passato? Ci fermiamo a Cereda? O andiamo avanti con Carbonera, Lanati, Formenti, Arnaboldi?... 

E poi non fermiamoci ai Sindaci e andiamo avanti con i vari consiglieri comunali, tantissimi sindaci in miniatura, compiacenti e la cui alzata di mano corrisponde alla firma di più molto di più, della firma del funzionario comunale più o meno responsabile di sapersi barcamenare con il potere di turno. Questo ogni sindaco o consigliere comunale lo sa...e lo sa bene...! Stop! 

Non siamo un costo, uno sforzo, uno spazio, un ideale indipendente ma al contrario siamo e continuiamo ad essere dipendenti! Disponibili a riportare nello spirito della nostra impresa di comunicazione sociale la vita del paese e della sua gente. Ma per favore non siamo e non lo saremo mai un giornale o un blog contenitore, dove si vomitano formule e pensieri senza onore e ancor di più al di fuori della realtà.

Stop al dialogo tra sordi, il tempo è breve. Si riparta dalla società civile, dall’impresa, dalla questione ideale che ha nel suo profondo una ricchezza incontenibile. Non ci sono soldi? Allora è tempo del cambiamento di un sistema, di un modo di concepire la cosa pubblica, di generare nuove forme di sopravvivenza. 

Il Comune ha fallito, il suo modello degli ultimi decenni è fallito. Fallito perché dipende ancora come formula dai partiti quando gli stessi non ci sono più. Fallito perché non c’è più nulla da spartire. Fallito perché aspettava da “un alto” nuove indicazioni, aspettava inerme e gestiva il potere locale in quattro mura. Tanto imbrigliato nella burocrazia proveniente dall’alto produceva a sua volta nuova burocrazia. Fallito perché non sa cos’è il welfare, fallito perché coinvolgere la società civile, con le sue mille risorse, è un principio scomodo, fallito perché privatizzare significa perdere potere. 

Fallito perché la democrazia che permetteva la partecipazione attraverso la scelta del sindaco o dei consiglieri veniva ferita e uccisa perché a sua volta metteva a capo assessori faccendieri frutto di accordi per la vittoria. Fallito perché il potere, senza esserci, della politica creava funzionari zelanti e ignoranti a cui dava potere. Fallito perché non voleva decentrare o concordare con gli attori privati la produzioni di beni e servizi. Falliti perché la questione ideale era diventata un dare e avere. 

E non stiamo parlando solo di Buccinasco, ovviamente, ma anche di Cesano Boscone che ha problemi in avanzo, di Assago e della sua minimaggioranza, di Trezzano con un uomo solo al comando e sempre meno dietro, di Corsico e delle sue dimissioni per “motivi strettamente personali”, eccetera eccetera. 

Vogliamo parlare, qui, anche di questo? 

Renato Caporale

9 commenti:

  1. In totale disaccordo con quento scrivi, che poi è il solito vecchio becero slogan: tutti cattivi e quindi nessun cattivo.

    E la società "civile" sarebbe quella che fa 160 miliardi di evasione fiscale all'anno?

    E i 120 miliardi della corruzione? Chi sono i corruttori di politici e funzionari???

    E' di moda dare la colpa ai partiti e alla politica, ma non regge più questa scusa.

    Non c'è nessun fallimento dei Comuni, ci sono solo dei "falliti", dei corrotti e degli incapaci di amministrare la cosa pubblica.

    Caro direttore, le responsabilità sono sempre personali anche qunado si fa parte di un "collettivo", perchè si amministra il Comune per propria volontà, non lo ordina il dottore.

    Eliminiamo i falliti & incapaci e vedrai che le cose funzionano.

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  2. Io, Flavio,
    provo amaro risentimento
    per una città che è fiorita,
    e che per narcisismo è appassita.

    E' una città in tempesta,
    ma non è ancora "senza luce e senza croce".

    E' una città che non è nè tragica, nè comica.
    Proviamo ad ascoltarla.

    SioNo in passato aveva lanciato delle splendide interviste ai suoi personaggi, che iniziavano su un salotto bianco.

    Aspettiamo, cordiale Direttore,
    le "Conversazioni in Buccinasco".
    Auguri, Renato !

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  3. Renato, viviamo l'epoca del narcisismo parossistico, la malattia psicosociale più diffusa, malattia psicosociale capillarmente diffusa e che ovviamente si manifesta con più virulenza in ambiti specifici che per la loro natura ne favoriscono il rigoglioso sviluppo.
    Perché stupirsi se il dialogo è quasi sempre fra sordi? È la conseguenza naturale della malattia psicosociale. Non ce mai ascolto perché non c’è mai attesa di altro da me, altro che possa compiere veramente la mia domanda, domanda che per sua natura rimanda necessariamente ad altro da me. L’urgenza non è la mia mancanza e quindi la mia salvezza, ma l’esibizione, la visibilità della mia studiata rappresentazione, l’immagine. E anzi, dirò di più, il fatto che “altro” soltanto sia ciò che mi può compiere, e il fatto che per me l’unico atto serio sia umilmente mendicare un evento, mi indispettisce, mi rende rancoroso, offende il mio latente o patente infantile delirio di onnipotenza che comprende l’altro solo come mio strumento.
    Da quanto precede si deduce anche che non è che il Comune ha fallito. Ci sono piuttosto in circolazione molti falliti che pervicacemente non demordono perché incapaci di uscire dal narcisimo che li ammorba. È ce anche chi ci prova per la prima volta, ma lo si vede già che in quanto affetto dal suddetto morbo necessariamente fallirà anche se cavalca l’antipolitica, l’ideologia novista e così via, perché parte da sé, ma sempre e solo con l’obiettivo di raggiungere niente nient’altro da sé, unico orizzonte.
    Fin qui per parlare di antropologia esistenziale.
    Se poi si volesse parlare invece di politica si potrebbe dire cercando un po’ di semplicità: il Comune ha fallito perché i cittadini con il loro voto hanno affidato il poter politico alle persone sbagliate. E se vogliamo essere seri, e cioè usare le parole fallito o fallimento a ragion veduta, e non a spaglio, fallito e fallimento sono termini adeguati solo e soltanto alla giunta Cereda, per niente o in modo marginale alla Giunta Carbonera, e per alcuni limitati aspetti (ma non prevalenti) alle Giunte ancora precedenti.
    Società civile? È il brodo di coltura della politica e dei politici. Sbagliato pensare che i politici non siano profondamente radicati nella società civile (come cultura, come mentalità) e non si nutrano dei succhi (o liquami che dir si voglia) che la innervano diffusamente e ne sono la linfa “vitale”. I politici sono distanti dalla società? Non più di quanto (anzi esattamente come) tutti sono narcisisticamente lontani da tutti. Guadiamoci in faccia sinceramente: è la società civile che è incapace di concepire il bene comune, è la società civile che è un insieme di soggetti individuali e soggettività sociali unicamente (e narcisiticamente) orientate al proprio sé e dove “altro” è solo e soltanto minaccia sistematicamente da escludere, o strumento da adoperare.
    Che fare? Cercarsi, riconoscersi, camminare insieme, per chi non è schiavo della mentalità dominante. L’epoca del narcisismo ha raggiunto il livello del parossismo, si è compiuta ma non è finita.

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  4. un cittadino semplice6 gennaio 2012 alle ore 09:09

    Allora è meglio un commissario, purtroppo. Abbiamo bisogno di gestori oculati,imparziali,soprattutto capaci - il bla bla di contorno si è suicidato. Noto poi con rammarico che gli interventi di politici sui blog sono di una lunghezza impressionante - magari con la sintesi si comunica meglio.

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  5. Caro Renato,

    Quante verità nella tua riflessione.
    Il problema, però, è che occorre stimolare e realizzare questa "partecipazione", questa "condivisione" di valori e di spinte ideali che riportino i concetti al suo fondamento, semplice, naturale, cristallino.

    Questo bisognerebbe essere in grado di stimolare e di realizzare.
    Per farlo, a mio parere, occorre prima di tutto liberarci di coloro i quali hanno deciso che il Comune "è il loro lavoro" il loro potere, il loro riferimento per muovere fatti e cose per fini non sempre condivisibili, trasparenti ed utili davvero alla comunità.

    Eppure la dimensione del nostro territorio potrebbe essere ideale per poter realizzare un modo diverso di vedere le cose. Non troppo piccolo per costringere a dipendere dai soliti pochi e non troppo grande per creare quella nebbia entro la quale tutto si confonde e molto si può fare anche per fini contorti e personali.

    Stimoliamo allora il ricambio, la partecipazione e soprattutto quei sani principi di appartenenza ad una comunità che può motivare anche le individualità a dare il loro contributo, ognuno con le proprie doti, capacità ed impegno.

    Buon Anno Nuovo.

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  6. Il Direttore “ripropone”

    Ripropongo:
    Stop al dialogo tra sordi, il tempo è breve. Si riparta dalla società civile, dall’impresa, dalla questione ideale che ha nel suo profondo una ricchezza incontenibile.

    Ringrazio quanti hanno risposto alla mia provocazione che nasceva dall'osservare il "dialogo tra sordi" relativo a :Buccinasco-opere-memorabili-finalmente.
    In ogni caso Si o No e il suo blog è SEMPRE DISPONIBILE (mi ripeto)" ....Disponibili a riportare nello spirito della nostra impresa di comunicazione sociale la vita del paese e della sua gente. Ma per favore non siamo e non lo saremo mai un giornale o un blog contenitore, dove si vomitano formule e pensieri senza onore e ancor di più al di fuori della realtà."

    Per questo per essere concreti e capaci di andare oltre la demagogia, oltre tutto sterile,

    propongo :
    ai partecipanti a questo a questo tema del blog di riaprirlo in un circolo in "redazione", ponendo a tema la parte centrale, una domanda aperta che sarà a sua volta oggetto di uno speciale :

    Riflessione/DOMANDA

    Il Comune ha fallito, il suo modello degli ultimi decenni è fallito. Fallito perché dipende ancora come formula dai partiti quando gli stessi non ci sono più. Fallito perché non c’è più nulla da spartire. Fallito perché aspettava da “un alto” nuove indicazioni, aspettava inerme e gestiva il potere locale in quattro mura. Tanto imbrigliato nella burocrazia proveniente dall’alto (uffici interni, Parco agricolo,Provincia,Regione, etc...etc...) produceva a sua volta nuova burocrazia. Fallito perché non sa cos’è il welfare, fallito perché coinvolgere la società civile, con le sue mille risorse, è un principio scomodo, fallito perché privatizzare significa perdere potere.

    Domanda che resta aperta…per continuare un’incontro. A presto e grazie!

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  7. Cesano Boscone ha problemi in D'Avanzo, non in avanzo.

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  8. Finalmente era ora ! Una provocazione discutibile ma interessante,schematica ma utile.Come un sasso gettato in questa palude di apatia comunicativa e conformismo culturale,che possa smuovere le acque, ridia ossigeno alla partecipazione e trovi risposte possibilmente condivise all'evidente malessere esistente.

    Sulle tante motivazione sui FALLIMENTI DEI COMUNI elencate dal Direttore, ritengo che si debba partire da alcune priorita. Non voglio ripetere la sintesi delle mie riflessioni sui Partiti, sulle Giunte, sulla problematica della partecipazione, ecc. pubblicate sul SIoNO il 16 Dicembre scorso. Credo che ormai sia assodato in larghi strati di Cittadini il fallimento delle attuali funzioni dei Partiti, l'insufficienza e la scomodità nel coinvolgimento della Società Civile,l'inadeguato decentramento di produzione di beni e servizi.

    Queste possono essere le priorità che, purtroppo, sono abbastanza omogenee sul nostro territorio. Certamente "difetti" registrabili a livello nazionale,ma si deve pur iniziare da qualche parte e ognuno dia il suo contributo.

    Roberto Silvestrini

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