mercoledì 29 febbraio 2012

Stipendi italiani la metà dei tedeschi. Più bassi anche rispetto a Grecia e Cipro

Gli stipendi italiani sono tra i più bassi d’Europa. Non c’è quindi da meravigliarsi troppo se i consumi siano in calo. C’è da meravigliarsi che il sistema produttivo italiano non rifletta sul non trascurabile problema che si pone: a chi vendere i prodotti sul mercato interno se le tasche dei consumatori, ex consumatori, vengono tenute vuote? Difficilmente sul mercato estero emergente, stante la dinamicità dei nostri imprenditori che fanno registrare una presenza assai debole, rispetto alla Germania per esempio, in Cina e quasi insignificante in India. Nel nostro paese un dipendente di un'azienda con almeno 10 persone, ha guadagnato in media nel 2009 23.406 euro lordi, una cifra irrisoria se paragonato alla retribuzione di un lavoratore dipendente in altri paesi europei... 

In Lussemburgo, il dato è di 48.914 euro, in Olanda di 44.412 euro e in Germania di 41.100. E' quanto emerge da dati Eurostat, pubblicati nel recente rapporto "Labour market statistics". Nell'elenco delle retribuzioni annue, l'Italia rimane così in fondo alla classifica. Peggio di noi fanno solo Portogallo, Slovenia, Malta e Slovacchia. Ecco paese per paese l'ammontare medio degli stipendi lordi nel 2009. I dati sono riferiti alle aziende con almeno 10 dipendenti dell'industria, delle costruzioni, del commercio e dei servizi per le imprese. Aumentando la produttività si può scardinare la situazione che vede l’Italia con salari bassi e costo del lavoro elevato. Lo ha detto a New York il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, commentando i dati di Eurostat sulle retribuzioni lorde degli italiani nettamente inferiori a quelle dei loro colleghi tedeschi.

''Noi diciamo già da qualche anno, prima del ministro Fornero e anche di Eurostat che il problema dell'Italia è che appunto negli anni '90 siamo caduti in una trappola fatta da bassi salari e bassa produttività: peraltro, il governo oltre alle belle intenzioni che ovviamente non sono altro che intenzioni apprezzabili, sarebbe bene rendere strutturali quelle riduzioni di tasse che si hanno sui premi di produttività, che questo governo non ha ancora approvato di nuovo a differenza del precedente''. Così il segretario generale della Uil Luigi Angeletti, da Vicenza commenta gli ultimi dati Eurostat secondo cui i salari dei lavoratori italiani sono tra i piu' bassi d'Europa. ''Quindi, queste sarebbero delle buone azioni in questa direzione - spiega - perché il problema dei bassi salari in Italia è fatto da tasse: noi paghiamo troppe tasse, più di qualunque altro Paese. Tra tasse e contributi più della metà dello stipendio va allo Stato. Non sarebbe ora di dargli una tagliata?'', si chiede Angeletti. 

Dal canto suo la Cisl ''sfida il governo ad aprire con noi una discussione davvero chiara, davvero forte e trasparente sulle disfuzioni di sistema, su fisco e salari'', dice il leader Raffaele Bonanni. ''Non si giustificano salari sotto la Grecia e Cipro che posizionano l'Italia al gradino più basso per i salari e a quello più alto per stipendi di politici e manager pubblici e privati''.
Salari falcidiati ''in modo inesorabile'' dal fisco: ''Troppe tasse sul lavoro dipendente, siamo oltre il 50%'', aggiunge puntando il dito contro ''l'enfasi che si mette sull'art. 18 mentre nessuna parola e nessuna iniziativa viene condotta su salari e fisco. E questo è sconcertante'', spiega ancora. 

Una conferma sul malessere degli italiani arriva da Renato Mannheimer, sociologo e presidente dell’Ispo, uno dei più autorevoli istituti di ricerca sociale, economica e di opinione della Penisola: “L’Italia è scoraggiata, non abbiamo mai visto una percentuale di pessimisti come quella che vediamo adesso. Ogni fine anno chiediamo agli italiani come vedono il nuovo anno. La percentuale dei pessimisti è arrivata al 50% contro il 30% dell’anno precedente. Quasi un raddoppio” ha dichiarato Mannheimer a Tiscali Notizie. 


Non è un Paese per donne e giovani che lavorano
Guardando all'Europa, si scopre con desolazione che il nostro Paese - quanto a occupazione femminile - è addirittura il fanalino di coda. I dati sono stati resi noti dall'Ufficio europeo di Statistica: il tasso di occupazione delle donne senza figli tra i 25 e i 54 anni in Italia è pari al 63,9%, contro il 75,8% della media europea. A fare peggio del Belpaese, rimane solo Malta, dove tale indice si attesta al 56,6%. Ponendo l'attenzione sui grandi Paesi a noi piu' vicini, si rileva come in Francia e Germania siano occupate rispettivamente l'81,8% e il 78,8% delle donne. 

Inoltre, i dati si fanno ancora piu' disarmanti quando si tratta di madri che lavorano: in Italia il loro tasso di occupazione si ferma al 59%, contro una media europea del 71,3%. Scende ancora di quasi 5 punti percentuali (54,1%) il tasso di occupazione delle mamme con due figli, mentre in Europa la media è del 69,2%. Disastrosa la situazione per le donne che hanno tre o piu' figli: lavora solo il 41,3% di loro, contro una media Ue del 54,7%.

In Italia inoltre c'è la disoccupazione giovanile più alta dopo la Spagna. Ad annunciare l'amara realtà il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, nel corso dell’audizione alla commissione Bilancio della Camera dei deputati. 

"Il tasso di disoccupazione dei giovani tra 18 e 29 anni - specifica Giovannini - è sceso dal 20,5% del primo trimestre 2011 al 18,6% del terzo trimestre, rimanendo almeno 11 punti percentuali al di sopra di quello complessivo. Tuttavia se si considera la fascia di età 15-24 anni, come proposto dall'Unione europea, la disoccupazione sale al 31%, la più alta dopo la Spagna".

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