“La recente pubblicazione del volume “Buccinasco: la ‘ndrangheta al nord”, scritto a quattro mani da Nando Dalla Chiesa e Martina Panzarasa, ripropone la nostra città all’attenzione del Paese.
Se questo vuole essere l’ammonimento a mai abbassare la guardia nei confronti della malavita in genere e di quella ‘ndranghetista/mafiosa in particolare, è assolutamente condivisibile. Se invece l’intento è quello di voler offrire al pubblico una fotografia della situazione attuale della città va intelligentemente respinto.
Sapevo dell’uscita della pubblicazione. Potevo immaginare il suo contenuto, non invece, in diverse sue parti l’insufficienza informativa, le deduzioni derivate, i giudizi conseguenti...
Lamento l’inesistenza di qualsiasi approfondimento con soggetti che questo territorio l’hanno vissuto, sperimentato, sofferto e lo vivono ancora. A parte i ringraziamenti ad un’ex consigliera comunale nella nota in premessa, nessuna intervista risulta essere stata effettuata con chi, anni addietro, ha provveduto ad accendere l’interruttore perché il fascio di luce potesse evidenziare nel tessuto cittadino la presenza ancora ingombrante di famiglie già note.
Soffermandoci al messaggio che può trasmettere il titolo, pare che nulla o quasi sia mutato e che la stessa opera della magistratura e delle forze dell’ordine abbia scarsamente inciso e che lo sforzo e l’insistenza alla diffusione della cultura della legalità e del ristabilimento delle regole, come presupposto indispensabile del nostro convivere civile, rischi di essere pressoché inutile.
Conosco personalmente ed apprezzo Nando Dalla Chiesa. Non credo, e mi rifiuto di pensare, che possa esserci stata la benché minima intenzione di offrire uno spaccato non corrispondente al bene della città e dei suoi cittadini. Tuttavia una maggiore attenzione avrebbe consentito di evitare informazioni non corrispondenti al vero e giudizi più che severi semplicemente perentori e senza appello.
Salvo l’immagine in copertina (non è Buccinasco), non ho nulla da eccepire per ciò che concerne la ricostruzione storica della Buccinasco delle cascine, del suo isolamento territoriale ai primordi della grande emigrazione tanto da essere con la sua “corea” un’appendice di Corsico, dello sviluppo urbano successivo, dell’arrivo e dello stabilirsi delle famiglie della ‘ndrangheta. Nulla anche sotto il profilo più meramente sociologico e culturale sull’affermarsi della logica dei clan
Potrei fare più appunti. Mi soffermo invece su due aspetti che indeboliscono, a mio avviso, la serietà del lavoro compiuto gettando il dubbio di pressapochismo ed esprimo una preoccupazione.
Parlando di Maurizio Carbonera, si legge a pag. 178 “Subisce, però, diversi atti di intimidazione (per due volte denuncia l’incendio dell’auto), che lo portano a dimettersi a metà del secondo mandato”.
Sarebbe bastato consultare il sito del Comune per accertarsi che mai c’è stato un secondo mandato, ma che, democraticamente, l’Amministrazione Carbonera, in carica dal 2002, è stata mandata a casa nelle elezioni amministrative del 2007.
Sempre a pag. 178 si evidenzia il vantato “diritto” di Loris Cereda nella sua veste istituzionale ad incontrare esponenti del clan Barbaro. Che Loris Cereda sia privo di opportuna prudenza e che abbia sbruffonamente esagerato nelle sue esternazioni a Telelombardia è un dato acquisito. Dedurre però da questo esilarante e goliardico comportamento una diretta connivenza con i clan, mi sembra francamente eccessivo ed un giudizio che volentieri lascio agli organi inquirenti che dispongono di competenze necessarie e di più sofisticati strumenti di indagine.
La preoccupazione è relativa all’immagine che di Buccinasco e dei suoi cittadini ne scaturisce. Dal mio osservatorio non posso che ripetere quanto detto nel saluto della città in occasione dell’ingresso del nuovo parroco. Mi permetto riportarlo:
“Don Maurizio, ben arrivato. Trova una città che fa fatica a scrollarsi di dosso quel vestito macchiato che la presenza malavitosa di gruppi organizzati è riuscita da tre decenni a farci assurgere al disonore delle cronache nazionali. Trova una città che non è esente da fenomeni corruttivi che hanno costretto Buccinasco alla vergogna e soggetta al controllo e all’intervento della magistratura causando la caduta di un’Amministrazione. Tutto ciò è vero e non possiamo nasconderlo a noi stessi. Tuttavia, Lei non trova una città rassegnata. Trova invece una città che ha voglia di riscatto. Trova una città laboriosa, seria, determinata ad uscirne con la fronte alta ed in piedi. Trova una città che desidera tornare alla tranquillità nei suoi rapporti e che non ha paura di guardare con fiducia e speranza al suo futuro. Trova una città ricca di reti solidali e di un virtuoso associazionismo che guarda oltre l’orizzonte”.
Questo è ciò che vedo. Buccinasco non è sinonimo di male. Non basta essere calabresi e neppure portare un cognome compromesso per essere un poco di buono. È questa l’immagine che non condivido e che il libro, malgrado l’intento che si propone, rischia di dare della nostra città”.
Giambattista Maiorano
Sindaco di Buccinasco
Premetto che non ho letto il saggio ma, per la passione e per la storia professionale e personale del Prof. Dalla Chiesa, immagino che gli autori abbiano scritto un libro sulla presenza della criminalità organizzata a Buccinasco non per offrirne uno spaccato non rispondente alla realtà, ma con l'intento di diffondere la cultura della legalità sul territorio. Sono pertanto convinto che le fonti siano state accuratamente selezionate dagli autori per la loro affidabilità e conoscenza della materia. Leggo dall'articolo che in premessa viene ringraziata una ex consigliera comunale. Mi piacerebbe sapere di chi si tratta. Personalmente credo che nel nostro territorio chi si esponga in prima persona su tematiche così delicate meriti di stare in Consiglio Comunale, e mi spiace che questa persona non trovi spazio nell'attuale legislatura. Dal sito del Comune di Buccinasco leggo che le consigliere comunali nella passata legislatura erano due: Grazia Albanesi del Partito della Rifondazione Comunista e Carmela Mazzarelli de L'Ulivo. La prima non è stata riconfermata, la seconda non la trovo nelle liste presentate alle ultime amministrative. Se la fonte degli autori è la prima delle due, mi spiace che non sia stata riconfermata, se invece fosse la seconda, mi spiace che non si sia ricandidata.
RispondiEliminaMi permetto di dirLe, che la Sua è una tipica reazione della classe politica che per anni ha ignorato, sottovalutato, nascosto il problema. Parlare di Buccinasco, Corsico, Trezzano, Desio così come degli altri comuni infiltrati dalle organizzazioni di stampo mafioso significa tener viva l'attenzione su un problema che mai come oggi riguarda l'Italia intera. Il libro, non scredita Buccinasco, ma ricostruisce e spiega tutte le ragioni che hanno portato la cittadina ad essere un caso esemplare di colonia della 'ndrangheta al Nord.
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RispondiEliminaA teatro mi inchino sempre
di fronte al Genio di Luigi Pirandello:
città sepolte, prima di crollare ..
uomini morti per errore ..
Io sono il Fu Mattia Pascal.
C'è chi ha genio per viaggiare,
chi solo per un libro o un biglietto a teatro.
Vorrei sollevare un paio di argomenti a favore della lettera del sindaco. Una considerazione generale in primo luogo: per soddisfare i due commentatori (che comunque credo rappresentino una non piccola opinione diffusa) cosa avrebbe dovuto scrivere il sindaco? Forse frasi come questa: “Sì è tutto vero, siamo una città naturalmente portata a delinquere, siamo il mare dove i pesci ‘ndranghetisti nuotano liberamente, tutto ciò che abbiamo fatto in questi anni per affermare il concetto di legalità in questo paese è irrilevante, marginale, forse addirittura una copertura”. E’ questo che si chiede, cioè di ignorare la presa di posizione a favore della legalità di gran parte del tessuto sociale e politico della città? E doveva anche aggiungere il sindaco che chi la faccia ce l’ha messa in questa battaglia era persona del tutto irrilevante, ininfluente, insignificante nella descrizione della comunità di Buccinasco?
RispondiEliminaIn secondo luogo mi pare non irrilevante, soprattutto per chi è impegnato in una difficile e dura battaglia come Nando Dalla Chiesa, mantenere un assoluto rigore in quel che si scrive e si dice, il rigore è la prima garanzia di credibilità e la credibilità è la prima arma che danneggia l’avversario, in questo caso la criminalità organizzata. Mi sento di consigliare la lettura delle interviste che Giovanni Falcone nel corso di lunghe conversazioni rilasciò alla giornalista francese Marcelle Padovani, dove emerge quanto per Falcone fossero importanti il rigore delle analisi, la conoscenza minuziosa dei meccanismi e del loro contesto e quanto rifuggisse da facili, e inefficaci, generalizzazioni.
Fulvio Scova
Pur vivendo a Corsico, ho sempre seguito con interesse e apprensione le vicende politiche di Buccinasco e ho costantemente apprezzato i toni, lo stile e i contenuti espressi, prima dal candidato e poi con mia soddisfazione, dal Sindaco Maiorano.
RispondiEliminaDopo aver letto e riletto l’articolo, devo confessare e comprendo che nel naturale intento di salvaguardare la propria Comunità di appartenenza, come a volte accade, si possono prendere come si suole dire bonariamente, lucciole per lanterne.
E’ vero che esistono imprecisioni, mancanze di pareri delle personalità che si sono cimentati coraggiosamente nel gestire il Comune, ricordare queste imperfezioni è certamente doveroso. Ma personalmente ritengo che il libro non ha ovviamente l’intento di offrire al pubblico una fotografia malefica della situazione attuale della Città. Quando si racconta la storia di una realtà così complessa, non sempre la fotografia può essere giornalisticamente odierna e completa nei particolari politici.
Quelle pagine sono state scritte probabilmente mesi orsono, hanno un netto contenuto sociologico e didattico. Il libro è divulgato dalla casa Editrice Einaudi nella collana Passaggi che affronta argomenti sociali/politici monotematici. Conoscendo la storia degli autori, il libro di 246 pagine ha un’evidente “missione” scolastica/propedeutica, come se fosse una corposa tesi di laurea.
A mio parere non offende la dignità e l’immagine dei Cittadini di Buccinasco. Come Portella della Ginestra, è ricordata per la strage del 1° Maggio nel ‘47, ma giustamente nessuno dimentica l’eroismo e la tenacia delle persone di quel territorio nel combattere la mafia. E così è stato anche nella nostra zona, le iniziative sulla legalità delle Amministrazioni di Cesano, Corsico e ora Buccinasco sono fondamentali. Nel ricordare la dura realtà, forse quello scritto ci sollecita tutti, non solo a Buccinasco, della coerenza dei nostri comportamenti, ci ricorda saggiamente le parole di quel priore scomodo di Barbiana : “ Cosa serve avere le mani pulite se si tengono in tasca”. Dobbiamo continuare con la buona Politica, o i cittadini come in Sicilia disertano le urne.
Roberto Silvestrini
Il libro di Nando dalla Chiesa e Martina Panzarasa è un'interessante sistematizzazione di circa cinquant'anni di conclamata presenza della criminalità organizzata nel territorio del corsichese e un pò meno delle sue relazioni "pericolose" con il territorio.
RispondiEliminaIn questo territorio finalmente non è un'opinione sostenere che la mafia, la 'ndrangheta fossero realtà presenti, forti e condizionanti.
Non è più un'opinione sostenere che tante brave persone, oneste, regolari contribuenti convivessero con traffici, sequestri, movimenti di terra e quant'altro senza mai accorgersene.
Questo non significa che si dice che noi cittadini di Corsico e di Buccinasco fossimo o siamo tutti collusi. Significa che la vischiosità di un territorio riesce più di altri a trattenere in sè i fenomeni mafiosi.
Il libro lo descrive bene dal lato delle strategie criminali, dalle variabili comportamentali delle singole persone appartenenti ai singoli clan. Lo descrive anche bene mettendo in evidenza che tutto ciò poteva accadere in zone di relativo benessere individuale e sociale. Accadeva in zone di forte associazionismo sociale e civile, accadeva in zone "rosse".
E questo genera un certo disorientamento e malessere. Probabilmente, a qualche livello, è mancata l'attenzione. Qualcuno, forse purtroppo tanti, ha forse fatto proprio l'assunto di un passato personaggio del PDL, secondo il quale con la mafia bisognasse convivere.
Ma questo è il dramma italiano, e non solo di Buccinasco o di Corsico. Il dramma del fatalismo individualista, qualunquista e populista: “…Con la mafia bisogna convivere…in fondo non mi riguarda”, “…con la proliferazione del gioco d'azzardo bisogna convivere… non c'è niente da fare”, “…gli evasori... Cosa ci vuoi fare?!”, “La corruzione? Sono tutti ladri!”.
Ed è da qui che dobbiamo ripartire, rifondarci: mafia, corruzione, gioco d'azzardo, evasione sono fenomeni devastanti che ci riguardano, direttamente! Come cittadini, genitori, pubblici amministratori, membri di associazioni.
Non offendiamoci, nè direttamente né per conto terzi. Semmai, diventiamo veramente consapevoli che in realtà tutto ciò ci ha riguardato e ci riguarda.
E ringraziamo chi ce lo ricorda con la sua azione di ricerca e di studio e di responsabilità civile.
Marco Papa
"Il libro è già sottoposto a un fuoco di fila che parte dal sindaco e arriva per li rami a vari collaboratori. Con tanto di lettera aperta sul sito del Comune. Quel che non avevo immaginato è che sarebbero arrivati a difendere i Barbaro (clan oggetto di condanne in secondo grado, una delle quali restituita dalla Cassazione all’Appello con motivazioni incredibili, ma comunque non cassata)." Questo è quanto scrive sul suo Blog in data 29 ottobre Nando Dalla Chiesa. Quindi Maiorano, Pruiti, Rosa Palone e Carbonera difendono i Barbaro. Caro Papa perdonami ma ricerca e studio va bene, ma quanto a responsabilità civile c'è una qualche carenza.
RispondiEliminaMaiorano ha avuto la stessa reazione dell'ex capitano della nazionale di calcio quando gli hanno chiesto un parere sul libro e sul film di Saviano.
RispondiEliminaPrima di criticare Nando Dalla Chiesa per mere ragioni di campanile (e citando a suo sfavore solo le due inesattezze scritte nel libro), forse sarebbe opportuno leggere i curricula rispettivamente di Maiorano e poi di NDC. Ma evidentemente non c'è limite alla vergogna.
Cannavaro: "Gomorra? Non fa bene all'Italia"
Il capitano della Nazionale a "Chi": "Per il cinema italiano spero che vinca l'Oscar. Ma non penso che giovi all'immagine del nostro Paese; abbiamo già tante etichette negative".
http://www.gazzetta.it/Calcio/Primo_Piano/2009/01/06/cannavaro.shtml
NDC ha la fortuna di portare un nome celebre non per suo merito.
EliminaMaiorano è persona rispettabile e questo, fino a prova contraria, è condizione sufficiente per esprimere un parere.
Quindi Fcoraz se domani io scrivessi un libro in cui sostengo che Milano è "tutta" nelle mani di mafia e 'ndrangheta", secondo te Dalla Chiesa dovrebbe darmi ragione e negare le sue stesse battaglie contro la criminalità organizzata? Dovrebbe cioè negare che a Milano c'è chi combatte contro la criminalità organizzata?
RispondiEliminaL'affermazione sul fatto che a Buccinasco operava e opera la criminalità organizzata non deve offendere nessuno perché è un dato di fatto. Se poi qualcuno si risente, fa la figura del Maiorano.
EliminaQualcuno spieghi a LB che Nando Dalla Chiesa non è "famoso" solo per essere il fratello di Rita.
http://www.sociol.unimi.it/docenti/dallachiesa/documenti/File/Soc_Crim_Org/2009-2010/4,%20fattori%20di%20forza%20della%20mafia.ppt
Prima preferisco spiegare a lei che forse LB alludeva al padre generale oppure la stramaledetta cultura televisiva deve avere la meglio anche sulle pagine più drammatiche della nostra storia?
EliminaHo risposto con sarcasmo alla frase "NDC ha la fortuna di portare un nome celebre non per suo merito" che è parecchio oltraggiosa nei confronti della carriera professionale dello stesso NDC.
EliminaCerto, Buccinasco è Buccinasco. Non bisogna generalizzare, mai. Sempre porre riflessioni e domande pertinenti.Non tutti gli abitanti di Buccinasco sono uguali, vero. Le responsabilità sono assolutamente differenti, ha ragione Scova. Anche se il libro, sempre se chi ne parla lo ha letto, individua e racconta fatti in maniera chiara ed esplicita. Ci sono tante domande alle quali ancora non ci sono risposte credibili. Una tra le tante: perchè il Sindaco Carbonera con delega all'urbanistica, il presidente del Consiglio e della commissione urbanistica Fulvio Benussi e l'architetto capo dell'ufficio tecnico Fregoni vanno a pranzo con Barbaro? Non è penalmente rilevante, ma nella sentenza del 11.6.2010 contro Barbaro Salvatore, Rosario e Domenico, Persegoni Giuliana, Luraghi Maurizio, Miceli Maurizio viene dichiarano da Fregoni. Cosa ci vanno a fare? Un pranzo conviviale? Un pranzo di lavoro? E' eticamente corretto e moralmente giustificabile?
RispondiEliminaPer la precisione, la circostanza è riportata a pagina 146 di questo link. E vi è anche una spiegazione ed una risposta esaustiva ai dubbi etici di Carmela Mazzarelli, che non hanno ragione di sussistere.
RispondiEliminaI Barbaro e Maurizio Luraghi s’erano resi perfettamente conto di questo clima nei loro confronti. Quindi, per concludere, i rapporti con l’amministrazione comunale erano tesi perché si
avvertiva da parte dei Barbaro un ostracismo da parte dell’ente pubblico nei loro riguardi; si era
giunti sino al punto per cui Carbonera e Fregoni si erano ingeriti in un affare privato tra operatori privati per dire che i Barbaro lì non dovevano lavorare.
cosa volete che interessi alla mazzarelli la verità ? sono anni che tenta invano di calunniare disperatamente e ferocemente la giunta carbonera, non credo sia un caso che il dalla chiesa la ringrazi nelle note di questo suo nuovo libro, quindi basta fare 1 + 1 , ci èarrivato anche fcoraz ;-)
RispondiEliminaA ME INTERESSSA LA VERITA', ECCOME! LA DIFFAMAZIONE STA NEL COMMENTO DI ANONIMO DELLE 18.22. BISOGNERA' DIMOSTRARE I MIEI "TENTATIVI DI CALUNNIARE DISPERATAMENTE E FEROCEMENTE LA GIUNTA CARBONERA." LE DOMANDE E' DOVEROSO NON FARLE A BUCCINASCO. "MUTI E OCCHI A TERRA" BISOGNA STARE, SOPRATTUTTO SE SI E' DONNA. IO NON MI VERGOGNO DI FARE DOMANDE, PORRE RIFLESSIONI E CHIEDERE CONTO. MI VERGOGNEREI E METTEREI LA TESTA NEL CESSO SOLO SE AVESSI RACCONTATO "PALLE" E AVESSI USATO LA LEGALITA' PER PROMUOVERE ILLECITAMENTE LA MIA IMMAGINE. COSI' NON E'.
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