E’ un buon segno che il dibattito su ruolo della politica e dei partiti cominci a essere tema di discussione anche da parte di esponenti della politica locale (link 1 e link2). Lo è ancora migliore per il fatto che si parli cercando di scostarsi dalle beghe localistiche pur rivendicando, come giusto, il proprio ruolo di “politici locali”...
Si fa strada, ed era ora, l’idea che i partiti in se stessi non siano il male, ma che lo siano le nuove modalità instauratesi da un paio di decenni, i decenni che avrebbero dovuto liberarci dal “teatrino” della politica. E lo hanno fatto dandoci in cambio però un singolare intreccio di tragedia e farsa.
Il problema è infatti nella selezione della classe dirigente da parte dei partiti, nel selezionare cioè figure che siano rappresentative di interessi comuni, non necessariamente universali, ma che comunque siano rappresentativi della composizione sociale e culturale di una comunità e non rappresentative di interessi che si esprimono in rapporti più o meno limpidi fatti di convenienze personali e anche peggio.
Per essere più “sicuri” (in questo caso più sicuri dalle malefatte che vengono dalla politica) si insinua spesso nei corpi sociali la tentazione di rinunciare a una parte di democrazia e quindi di libertà, ma come diceva lo scrittore e scienziato americano Benjamin Franklin “Chi rinuncia alla libertà per raggiungere la sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza.”
Fulvio Scova
Nessun commento:
Posta un commento