Otto miliardi di tangenti delle vecchie lire,
corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti, più il contorno
dell’imposizione di consulenti di sua scelta e di affari per le cosiddette
cooperative rosse e non solo. Sono queste le accuse rivolte a Filippo Penati,
ex stella nascente del PD presto tramontata soprattutto dopo la sconfitta alle
primarie milanesi per la scelta del candidato sindaco del centrosinistra, ma
che ha avuto momenti di indiscutibile gloria quando si presentava come il più
aperto tra i dirigenti PD, capace di parlare sia con il mondo della Lega delle
Cooperative come con quello della Compagnia delle Opere...
In discussione e sotto
indagine ora sembrerebbero le argomentazioni utilizzate in questa sua capacità
di dialogo trasversale, nonché cosa “entrasse” dalle sue cosiddette aperture
altrettanto trasversali. E per Filippo Penati la solidarietà totale del partito
non è compatta, anzi divisa tra chi preferisce aspettare il giudizio finale
della magistratura (e con l’aria anche di non aspettarsi nulla di buono) e chi
invece conferma l’assoluta fiducia nell’ex leader milanese, l’uomo che
assolutamente non voleva Giuliano Pisapia candidato e che non ha fatto grandi
feste in occasione della sua elezione a primo cittadino del capoluogo.
Mentre
ci sono figure dell’imprenditoria milanese che denunciano di “essere stati
spremuti come limoni” per poter operare sull’ex area della Falck e della Ercole
Marelli, sotto indagine sono anche membri fedelissimi dello staff dell’ex
presidente della provincia milanese. Su tutti Giordano Vimercati, individuato
come presunto mediatore e reggitore delle fila dietro le quinte. Al punto tale
da essere paragonato dal Corriere della Sera ad una sorta di Richelieu (in questo
Paese pare che anche mediocrissime figure come quella del Vimercati basta che
siano sospettati di una qualche malversazione per entrare nell’Olimpo dei
confronti storici di prestigio).
Nella ricostruzione della biografia del
fedelissimo Vimercati, il Corriere dimentica di scrivere che il suddetto è
stato per circa un ventennio ispettore alle vendite dell’Unità e chi lo
ricorda, come chi scrive, non lo rammenta né per particolari doti di
intelligenza politica né per spiccata propensione ad un eloquio brillante.
Evidentemente la scelta di Filippo Penati in merito ai suoi collaboratori richiedeva
altri requisiti, scopriremo quali in sede di indagine e di giudizio.
Intanto
Penati si è autosospeso, non dal
Consiglio regionale lombardo, come qualcuno ha erroneamente inteso, ma più
semplicemente dalle funzioni e dalle prerogative di vicepresidente dello stesso
Consiglio, gesto da qualcuno apprezzato e da altri considerato insufficiente,
come per esempio dall’assessore PD al Comune di Milano Pierfrancesco Majorino,
che lo ha invitato a sospendersi anche dal Partito. Filippo Penati intanto ha
ribadito la sua totale estraneità alle vicende che lo vedono interessato
dall’inchiesta e anche la sua totale fiducia nella magistratura. Ovviamente.
Egr. sig. Scova, tre domande.
RispondiElimina1 - La Magistratura seguiva la vicenda da circa
dieci anni: ormai sa tutto da tempo
immemorabile.
Come mai allora ha aspettato l'esito delle
amministrative per far scoppiare la bomba?
2 - In questo caso si parla di 40 milioni di
euro: mazzette vere e sonanti. Non 3.250 euro
di una regolare fattura con iIVA e Ritenuta
d'Acconto!
Ebbene, egregio Scova, come spiega che non
solo non si parla di arresti spettacolari
dei compagni coinvolti, ma nemmeno di una
semplice convocazione in tribunale?
Troppo umiliante?
3 - Secondo lei, come si concluderà questa
vicenda? Si arriverà a un processo e a una
eventuale condanna o anche questa accusa,
come TUTTE quelle riguardanti i pezzi grossi
dell'ex PCI, si concluderà in istruttoria
"perchè il fatto non sussiste"?
E' dal 1946 infatti che i massimi esponenti PCI, oltre agli affini come Prodi,Scalfaro, Ciamppi, Amato,Fini, etc., anche in presenza di notizie di reato molto fondate, NON SONO MAI STATI RINVIATI NEANCHE A GIUDIZIO.
VENGONO SEMPRE PROSCIOLTI IN ISTRUTTORIA.
Vedremo come si concluderà la vicenda Penati.
Io propendo per l'insabbiamento.
Caro Belisari, tanto per distendere un po’ il clima, prima di rispondere alle sue domande gliene faccio una io. Ma quando va in vacanza? Non per altro, ma perché da quel momento mi sentirò in vacanza un po’ anch’io. Infatti, la sua propensione a fare carico alla mia persona dell’intera storia politico-giudiziaria nazionale degli ultimi 40 anni un po’ mi lusinga, ma alla lunga risulta faticosa per le mie modeste forze.
RispondiEliminaVenendo al dunque. La prima domanda non la capisco proprio. O meglio nel quadro della sua visione “complottistica” dell’operato della magistratura non c’è logica nelle sue allusioni: lo schieramento politico di cui Penati fa parte (o almeno ha voluto far credere di fare parte) ha infatti vinto le ultime amministrative, quindi, sempre secondo la sua visione del mondo, l’intervento della magistratura non risulterebbe “ritardato”, ma “punitivo e vendicativo” e ciò non collima con la teoria delle “toghe rosse”, no?
Sulla seconda domanda non saprei dirle, ma per una volta le riconosco una qualche solida ragione anche se non so se tecnicamente possa esserci una spiegazione. Sottolineo però che in questo caso a intervenire non è la Procura di Milano, che immagino lei consideri politicamente schieratissima, ma quella di Monza, che non mi pare godere della stessa fama, anzi nel caso “Ruby” la difesa di Berlusconi ne ha invocato la competenza.
Terza domanda: lei propende per l’insabbiamento della vicenda, io no, qualcosa mi dice che non sarà proprio così, anzi. Se poi i personaggi da lei citati (simpatica l’affinità elettiva di Fini al PCI, la sua fantasia non ha davvero limiti, Belisari) sono stati prosciolti, vorrà dire che le notizie di reato non erano davvero così fondate. Quando Berlusconi viene assolto, prescrizioni a parte ovviamente, io non penso che i magistrati che lo assolvono siano affiliati in qualche modo alla reazione organizzata, penso che il reato non sia stato dimostrato e basta. Ad ogni modo nemmeno a casa del premier è mai andato nessuno con l’appoggio di elicotteri e truppe di terra, mi pare che dal punto di vista formale non abbia molto di che lamentarsi.
Egr. sig. Scova, io scrivo a lei, perchè è lei che pubblica certe notizie su Si o No. Io poi, SONO IN VACANZA, e mi diletto nei ritagli per non lasciarvi troppa corda.
RispondiEliminaLe sue tre risposte, sono un capolavoro "frattocchiesco".
Alle Frattocchie infatti, vera università del PCI e succedanei, si è sempre insegnato come "imbrogliare le carte" per confondere gli avversari.
1 - Io le chiedo come mai la bomba Penati scoppia DOPO le elezioni amministrative (evitando così intralci alla vittoria di Pisapia) e lei riesce a capovolgere la frittata dicendo che sarebbe assurdo pensare che le toghe siano intervenute di proposito DOPO la sua vittoria perchè così si tratterebbe di una "punizione" per la sinistra! Ma insomma, lei e la sinistra preferivate che il bubbone fosse scoppiato in coincidenza dell'arresto di Cereda o adesso che non avrà alcuna conseguenza ai fini elettorali? Non facciamo i furbi.
?
2 - Qui non sa rispondere ma ugualmente sfodera le armi segrete: " è la procura di Monza che se ne occupa, non quella di Milano. E quella di Monza era preferita da Berlusconi per il caso Ruby": quindi!
A parte che Berlusconi preferisce qualsiasi Procura che non sia quella di Milano, resta il fatto che nel caso Penati non è scattato alcun arresto eclatante per reati molto più gravi di quelli della giunta di Buccinasco. Come la mettiamo?
Poi dal cilindro mi tira fuori l'assurdo paragone con Berlusconi: come fa solo a pensarle certe cose? Ha proprio bisogno di ferie.
Berlusconi non ha mai rischiato l'arresto e, soprattutto, non ha mai preso mazzette come Tedesco, Frisullo, Penati, amici vari di Bersani e D'Alema. Ha fatto dunque un paragone assurdo e insostenibile.
3 - Ribadisco: visto come sono finiti in Italia TUTTI i procedimenti a carico di big della sinistra o ad essa collegati (Fini lo avete arruolato voi, come avevate arruolato Montanelli).
Le anticipo, senza tema di smentita, che questa indagine si concluderà in maniera indolore.
Aspetti e vedrà.
E' un errore continuare a rispondergli, qualsiasi psicologo, anche alle prime armi, vi dirà che in questi casi il "soggetto" va assecondato e non contraddetto.
RispondiEliminaLa fissazione compulsiva, o paranoia ossessiva, può essere tanto pericolosa da assumere addirittura caratteri contagiosi, coinvolgendo soggetti potenzialmente "fertili" per questa patologia, ovvero portatori sani di paranoia.
Tutto sta, dunque, nello sperare che i paranoici non abbiano come oggetto delle loro fissazioni qualcosa o qualcuno che, fortunatamente, vive nella dimensione ordinaria la quale, come dicevo, non sarà magari perfetta o la migliore ma è pur sempre quella in cui si svolge la nostra vita sociale.
In tal modo, il paranoico sarà solo un povero infelice che vive nel suo mondo e che spesso si nutre delle sue stesse fissazioni, gratificandosi così di qualcosa che sente di aver capito profondamente.
Credo, infatti, che in tutti i casi di paranoia compulsiva vi sia un piccolo settore di autoconsapevolezza la quale, per quanto deviata anch'essa, conserva caratteri di una qualche riflessione interiore e, associandosi alla natura portante della paranoia, trasmette al soggetto più o meno consciamente la consapevolezza deviata di essere un "giusto", uno che ha capito cose che altri non riescono o non vogliono capire.
Anche per questa ragione, fra le altre, il paranoico compulsivo, che troppo spesso si mimetizza nella società civile magari anche grazie a ruoli professionali tradizionalmente onorevoli, va aiutato a non farsi ulteriore male e a non farne alla società.
Come? Mettendo in pratica un vecchio detto, che come tanti vecchi detti nasconde un cuore di verità: ASSECONDANDOLO. Il paranoico preso di petto non potrà certo liberarsi dalle sue pulsioni e compulsioni. Assecondato, invece, potrebbe fornirci il piacevole ed umano risultato di vederlo calmarsi, di acquisire, per quel che può, un comportamento equilibrato. Perlomeno, non dannoso per nessuno.
Questo sedicente professore, Malavolta come cognome mi sembra appropriato, è un altro prodotto della scuola di Stalin e Beria.
RispondiEliminaQuando arrestavano un dissidente, lo portavano in un bell'ospedale psichiatrico e lo facevano passare per matto.
Persino Solgenitsin subì questa trafila.
Meno male che siamo in Italia e che abbiamo impedito a questi personaggi di salire al potere. Adesso devono accontentarsi dei Blog.
I compagni però, usano sempre gli stessi metodi: non riesci a fronteggiare l'avversario? Denigralo.
E questo professore di non so che, lo fa in maniera noiosa e ossessiva: a leggerlo bene, è lui che ha bisogno di qualche conforto.
La sua mente è troppo contorta per il comune sentire.
Ma tant'è. Non sa rispondere nulla di nulla, non ha un argomento da contrapporre e allora si affida a qualche teoria del piffero raccolta su internet ad uso e consumo di pseudo psichiatri da strapazzo.
Stia sereno Malavolta: mangi, beva e vada a spasso.Non faccia il paranoico.
Il vero cognome è Mantova.
RispondiEliminaDovevo fare più attenzione.
Tutti i Malavolta da me citati vanno pertanto modificati in: MANTOVA.
Mi scuso dell'errore con l'interessato.