martedì 26 luglio 2011

GRANDE CITTA’ - Adotta un rifugiato



Venerdì sera 22/7 è venuto a cena l’avvocato Mirco Rizzoglio insieme con il dr. Piero Sanmartino, per illustrare le problematiche legali e amministrative dei rifugiati provenienti dalla Libia e ospitati dalla Protezione Civile a Trezzano presso l’Hotel Eur in via Leonardo da Vinci... 

Gli africani sono in tutto 36, di cui una ventina frequentano da 4 settimane assiduamente dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 11 un corso d’italiano organizzato dal Circolo Libertà e Lavoro. Di questi 36 soltanto 5 finora hanno ricevuto il permesso di soggiorno valido sei mesi (fino a fine dicembre), tutti gli altri ne sono sprovvisti e hanno soltanto un documento di segnalazione compilato dalla Questura di Agrigento al loro sbarco a Lampedusa, con nessuna validità dal punto di vista legale e amministrativo. 

Non abbiamo la vista che legge nel futuro o nelle buone intenzioni del Governo Italiano, pertanto siamo costretti a fare delle ipotesi: 
tutti riceveranno il permesso di soggiorno; 
alcuni rimarranno soltanto con quel foglio di carta dove si segnala il suo arrivo a Lampedusa. 

Nel primo caso l’obiettivo diventa quello di iscrivere la persona con regolare permesso di soggiorno alle liste di collocamento presso il Centro per l’impiego di Corsico, da cui dipende territorialmente Trezzano S/N. Purtroppo ci siamo già presentati con Abiib e il responsabile del Centro, dr. Squillace Giuseppe, ha rifiutato l’iscrizione, senza addurre motivazioni, se non dicendo che il caso è nuovo e deve informarsi su come procedere. Trovare un datore di lavoro che accetti di assumere il rifugiato e di conseguenza chiedere il rinnovo del permesso di soggiorno allo scadere dei sei mesi. 

Nel secondo caso, il futuro potrebbe prevedere il nulla, cioè le persone rimangono assistite nell’hotel per sei mesi, senza rilasciare alcun permesso di soggiorno, con la possibilità molto concreta di essere rimpatriati nel proprio paese di origine ponendo fine alla vacanza italiana. Contro questa sciagura bisogna in tempi rapidi presentare una domanda di protezione internazionale, per costringere la Questura a dare una risposta. In questo caso le motivazioni di carattere economico non vengono prese in considerazione, bisogna dimostrare con documenti, relazioni, riferimenti, di essere stato oggetto di persecuzione e di violenze nel paese di origine e/o in Libia. 

In cosa consiste la nostra proposta di adozione di un rifugiato? 

Dimostrare lo stato di rifugiato per le violenze subite non è facile per chi non conosce la lingua e il sistema giuridico a cui facciamo riferimento. Seguire 20 stranieri bene è praticamente impossibile, occorre che ci sia almeno una persona italiana che si prende cura di seguire “culturalmente” un africano. Diamo alcuni spunti dalle prime interviste che Francesca ha iniziato presso il circolo: 
  • un ganese racconta: “La guerra in Libia è stata tremenda, tante bombe e tanti morti. È stato a Tarhuna prima, e poi a Misurata. Ha perso molti amici in guerra. Non sa dirmi se ha visto ribelli contro il regime di Gheddafi, sembra non capire di cosa parlo. Ha visto però molti soldati libici.” 
  • Un nigeriano racconta: “Aveva un fratello e una sorella, ma qualcuno ha ucciso suo fratello. a causa della guerra, c’erano persone che scappavano dappertutto a causa delle bombe e delle sparatorie continue. Da quando la guerra scoppiò non poté più lavorare, dovette restare in casa chiuso. Non aveva cibo né acqua, gli altri che ne avevano lo spartivano per non uscire di casa a fare la spesa.” 
  • Un somalo racconta: “Ho lavorato nell’esercito nazionale durante la guerra, ma sono fuggito dalla Somalia perché avevo paura per la mia vita. Ho lasciato mia mamma e mia moglie in Somalia. In Libia sono stato fermato perché non avevo documenti, e ho passato un anno in prigione. I militari della Libia mi hanno fatto torture elettriche e mi hanno fatto dormire in piedi per un mese.” 
Questi ricordi vanno precisati, bisogna affrontare un interrogatorio in Questura per dimostrare di essere un rifugiato. Bisogna aiutare queste persone a scrivere i loro racconti, a precisarli, a saperli raccontare a un poliziotto. Questo l’impegno che chiediamo, se vi è possibile. 

Il corso d’italiano continua e durante il mese di agosto Francesca manterrà aperte le linee di comunicazione: 

tel. Circolo : 024451151 - e-mail: circololibertaelavoro@gmail.com

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