martedì 13 settembre 2011

GRANDE CITTA' - Il dramma del trasferimento dei profughi


Sono arrivati anche nel nostro territorio, prima raccolti tutti a Pieve Emanuele, poi “smistati” tra i vari Comuni, in alcuni casi con il coinvolgimento degli albergatori (retribuiti dallo Stato) 

Difficile mettersi nei loro panni. Mesi fa erano partiti dai loro paesi d’origine nella speranza di un futuro migliore. Senza guerre civili, persecuzioni, povertà. E dopo aver speso tutti i propri risparmi e affrontato viaggi in condizioni precarie erano giunti in Libia per lavorare o per partire verso i più ricchi paesi europei. Provengono dalla Somalia, dalla Nigeria, dal Ghana e dal altri Stati dell’Africa nera. E quando è scoppiato il conflitto anche in Libia, non erano più sicuri...


Hanno raccontato di essere stati cacciati sotto percosse e violenze dai militari libici di Gheddafi e caricati a forze sui barconi. Altri venivano scambiati invece per mercenari del Colonnello e combattuti dai ribelli. E allora sono partiti per Lampedusa. Di notte, ammassati, senza cibo.  
Sono arrivati anche nel nostro territorio, prima raccolti tutti a Pieve Emanuele, poi “smistati” tra i vari Comuni, in alcuni casi con il coinvolgimento degli albergatori (retribuiti dallo Stato).

È accaduto così a Trezzano sul Naviglio dove l’Hotel Eur ha ospitato sino a venerdì 6 settembre 36 profughi. Il 9 settembre, 12 di loro sono stati trasferiti all’Hotel Naviglio Grande di Corsico, dopo molte tensioni tra le varie etnie coinvolte. E le proteste dei Circolo familiare Libertà e Lavoro che fin dal mese di giugno aiuta alcuni di loro ad imparare l’italiano, usare il computer, ricevere visite mediche.
A Trezzano si sentivano nuovamente a casa: “Siamo diventati un gruppo affiatato”, hanno scritto alla Questura i volontari del circolo che a fine luglio ha lanciato la Campagna ‘Adotta un rifugiato’.

“La mattina quando arrivano (facendosi 3 cavalcavia a piedi sotto il sole) prendono la scopa e spazzano le foglie, mettono a posto i tavoli, tirano su le tapparelle di loro spontanea volontà. Si sentono a casa. Oltre all’insegnamento dell’italiano, qui al circolo hanno passato delle serate di svago, hanno visto insieme dei film in lingua italiana, giocato a tombola per imparare i numeri e non solo. Ci preoccupiamo soprattutto che trovino un lavoro, il corso è improntato all’insegnamento delle parole d’uso comune sul lavoro, circoscritte ai mestieri che sanno svolgere: sono tutti lavoratori con esperienza, chi di saldatore, chi di muratore, gessista, carrozziere, meccanico. Uno dei ragazzi, Fred Shittu Wasiu, avvolgitore di motori elettrici, ha persino trovato lavoro in un’azienda di Buccinasco e attende l’appuntamento in Questura per avere i documenti necessari all’assunzione”. 

“Non sono pacchi”, hanno protestato davanti all’hotel venerdì mattina. Sono riusciti a modificare la lista permettendo a chi frequenta la scuola di rimanere a Trezzano, ma hanno causato tensioni fra gli stessi rifugiati.
Eppure parlando dei “ragazzi”, si commuove anche l’albergatore Claudio Novelli che ne ha ospitato un gruppo anche all’Air Hotel di Segrate e lì era disponibile a trasferirli tutti (ma il Comune ha rifiutato), dopo la permanenza a Trezzano dove ci sono 41 camere. Ora l’albergo ne potrà tenere 24 (e nessuno sa fino a quando sarà richiesta la disponibilità).

Accusato dal Circolo di pensare solo al profitto, è stato lui a seguire i profughi a Corsico cercando di mediare tra le varie etnie, insieme a Protezione civile, Polizia locale, Carabinieri e dipendenti dell’Amministrazione corsichese. Alla partenza dall’hotel trezzanese, infatti, pur di non dividersi sono partiti in quindici, rischiando addirittura di perdere lo status di rifugiato.
Solo a tarda mattinata alcuni ragazzi hanno accettato di tornare indietro ed altri rimasti a Trezzano di spostarsi a Corsico. Ma la situazione si è normalizzata definitivamente solo alle 4 di sabato mattina. 

Dopo tanta sofferenza, lo spaesamento in un mondo sconosciuto e l’incertezza del domani, anche un piccolo cambiamento è parso un dramma a ragazzi che hanno voglia di vivere, fare, lavorare, mandare soldi a casa per la famiglia che può contare solo su di loro. Sono tutti giovanissimi, ventenni, c’è chi ha bambini piccoli, chi ha lasciato i genitori, chi era un campione sportivo, chi ha specializzazioni richieste dal nostro mondo del lavoro.

Per ora, però, non sono autorizzati dalla questura di Milano a svolgere alcun tipo di attività lavorativa e dovranno aspettare fino all'inizio del prossimo anno prima di essere ascoltati dalle apposite commissioni territoriali istituite dal ministero dell'Interno per valutare se esistano o meno i requisiti per assegnare loro lo status di rifugiato politico.

A Corsico l’hotel Naviglio Grande ospita già da tempo dieci profughi camerunensi scappati dalla Libia. A questi da venerdì scorso si sono aggiunti i dodici provenienti dal Ghana, dal Burkina Faso e dalla Costa d’Avorio. E l’Amministrazione corsichese ha aperto un tavolo con la Caritas e le associazioni “per individuare possibili percorsi di inserimento, anche solo temporaneo, nella nostra realtà”, come ha dichiarato la sindaca Maria Ferrucci.  

Quindici profughi da inizio agosto hanno trovato ospitalità anche a Cesano grazie alla collaborazione tra Amministrazione comunale, Caritas e Istituto Sacra Famiglia. Proprio quest’ultima ha messo a disposizione una struttura di sua proprietà per tre nuclei familiari, due di etnia curda e provenienti dalla Siria, una dal Ghana: mamma, papà e sette figli (il più piccolo ha 7 anni e il più grande 17) e due famiglie con un unico figlio. Arrivati a Lampedusa senza nemmeno il bagaglio fuggivano dalla Libia devastata dalla guerra civile.

A Cesano gli immigrati saranno supportati per superare l’emergenza e trovare una condizione di vita adeguata, integrandosi nel tessuto sociale della comunità. 


“L'accoglienza e la solidarietà caratterizzano il nostro territorio”, il commento del sindaco di Trezzano, Giorgio Tomasino.
“Una sinergia tra privato sociale, Caritas, associazioni e Amministrazione comunale ha sempre permesso di affrontare anche le situazioni più complicate o straordinarie come quelle dei profughi libici. Una vicenda, però, molto difficile da gestire e per la quale ci rendiamo conto degli enormi sforzi organizzativi della Prefettura e della Questura che lavorano direttamente con gli albergatori dei diversi territori, in base anche alle disponibilità date da questi ultimi. Però credo che il disagio sia stato contenuto, perché le persone sono state trasferite nella vicina Corsico, quindi nel medesimo contesto territoriale”.

2 commenti:

  1. Come al solito sono sempre le stesse organizzazioni "profit" ad interessarsi.
    Ma se sono tutti cosi bravi perche non rimangono al loro paese per farlo crescere,

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  2. Perchè "nel loro paese" c'è la Guerra civile. Perkè stavan lavorando ma sono stati arrestati dall'esercito di Gheddafi, imprigionati per 3 mesi, OBBLIGATI, e ripeto obbligati, a salire sui barconi con la forza e scaricati a lampedusa senza che potessero protestare.

    Complimenti.

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