venerdì 9 settembre 2011

Indagato per corruzione “l’autosospeso e sospeso” Filippo Penati


L’accusa si riferisce all’acquisto delle azione della “Serravalle”. Ora l’ex presidente della provincia rischia l’arresto, la nuova accusa infatti non rientra nella possibile prescrizione 

Come previsto e assai prevedibile, l’ex presidente della provincia milanese Filippo Penati è indagato per corruzione in relazione all’ “affaire Serravalle”, troppo anomala deve essere parsa agli inquirenti l’operazione finanziaria per l’acquisto delle azioni in mano ai Gavio della società autostradale, già di proprietà della stessa provincia (episodio che parve ai tempi assai sospetta anche all’ex sindaco di Milano Albertini, tanto che si rivolse, allora inascoltato , alla magistratura)... 

Un’operazione di rilevamento del 15% del capitale, pagato qualcosa come 238 milioni di euro, facendo realizzare ai Gavio una plusvalenza di 179 milioni di euro. In sostanza, Penati sborsò 8,9 euro ad azione, contro i 2,9 euro sborsati in precedenza dal gruppo Gavio. Il sospetto è che l’inusitato sovrapprezzo nascondesse una tangente (si parla di 20 milioni di euro) destinati allo stesso Penati e al suo compagno di merende Giordano Vimercati, almeno questo è, a quanto pare, quello che gli inquirenti si appresterebbero a dimostrare. 

L’accusa per corruzione, non prescrivibile come la precedente di concussione, potrebbe determinare l’arresto dei due, come richiesto e non accolto nelle scorse settimane. Per non parlare del fatto che la Corte dei Conti potrebbe costringere Penati e amici di cordata a sborsare milioni di euro di multa per danno erariale.

Nei giorni scorsi intanto era arrivata la sospensione dal partito per Filippo Penati. Penati aveva già da par suo provveduto fin dall’inizio della vicenda ad autosospendersi da tutte le cariche, con l’unica eccezione di quelle che prevedevano un emolumento in danaro, ad esempio quella di consigliere regionale (ora fa parte del gruppo misto) che ancora detiene e ben stretta si tiene. La decisione del PD arrivata un mese e mezzo dopo il palesarsi del caso, è quindi poco più che simbolica ed è arrivata dopo una riunione di circa tre ore della Commissione di Garanzia. 

Il presidente della Commissione Luigi Berlinguer ha dichiarato: “La sospensione di Penati dal Pd è una misura molto severa” (come tagliare i capelli ad uno già calvo, ci verrebbe da dire). L'espulsione, ha continuato il presidente della commissione di Garanzia, non era possibile in base allo statuto. Si è però deciso di escludere temporaneamente Penati dalla lista degli iscritti. “Non vogliamo eludere la magistratura - ha proseguito Berlinguer -, fino alla sentenza non c'è un colpevole, ma Penati ora non ha tessera e non può svolgere attività di partito, anche se questa è una misura temporanea”. L'ex ministro ha concluso sottolineando, senza un briciolo di ironia,  che “c'è bisogno di rigore”.  

Da parte sua l’ex presidente della Provincia ed ex coordinatore della segreteria di Bersani, si è premurato a precisare la sua intenzione di separare la sua vicenda personale da quella del PD, mentre il problema reale è ovviamente capire se il PD saprà separare la propria vicenda politica e di immagine da quella personale di Penati, che si dice comunque certo di potersi ora difendere al meglio. Sul fronte giudiziario la vicenda si era intanto arricchita negli scorsi giorni di nuovi episodi che fanno sempre riferimento ad affari immobiliari che configurerebbero il cosiddetto “sistema Sesto”. 

Accusatore principale è sempre l’imprenditore Piero Di Caterina, che ha raccontato ai Pm di Monza che l’architetto Sarno gli avrebbe parlato di rapporti poco chiari tra di lui e il gruppo Percassi, in particolare con l’ingegnere Molina. Il gruppo è di proprietà di Antonio Percassi, presidente dell’Atalanta, che secondo Di Caterina, sarebbe stato molto interessato al progetto di realizzazione del più grande centro commerciale in Europa, l’Idroscalo Center, su una superficie di 170 mila metri quadrati, destinato a sorgere nell’area dell’ex dogana di Segrate.

 Il progetto sarebbe stato discusso tra il 2007 e il 2008, ai tempi in cui era presidente della provincia di Milano Filippo Penati e si starebbe indagando sull’eventuale applicazione delle “regole” del sistema Sesto all’operazione, ossia l’eventuale consuetudine di pagare copiose tangenti a Penati e alla sua fondazione, nonchè al partito. Partito che si trova ora nuovamente nella bufera, non c’è infatti sospensione che tenga, provocata dall’uomo su cui tanto aveva puntato fino a farlo assurgere alla segreteria nazionale, molto apprezzato per la sua capacità di intessere rapporti con la Milano “che conta” (di che genere fossero questi rapporti lo stabiliranno i magistrati) valorizzato per il suo trasversalismo e, aggiungiamo noi, anche per la sua totale indifferenza verso le radici politiche , sociali e storiche del partito cui apparteneva, tutto proteso ad aprirsi al “nuovo” nonchè, se le carte giudiziarie lo dimostreranno, anche proteso ad aprirsi cospicui conti correnti.

Fulvio Scova 

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