mercoledì 9 gennaio 2013

Il fuoco amico del PD colpisce il bersaglio: Bruna Brembilla (e i suoi 1893 elettori) rinuncia alla candidatura in Parlamento

“Ho partecipato alle primarie parlamentari del Partito Democratico ottenendo 1893 voti, un buon risultato. Un grande riscontro di fiducia e stima che mi è stata espressa, frutto di un lungo lavoro politico e amministrativo sul territorio. Per questo rinnovato riconoscimento voglio ringraziare tutte le persone che hanno lavorato con me e che mi hanno votata. Nei giorni successivi alle primarie è cresciuta una campagna di stampa infondata e diffamatoria nei miei confronti, volta a colpire anche il Partito Democratico...
 
Oggi, per senso di responsabilità, consapevole della delicatezza del momento politico che stiamo vivendo, decido di rinunciare alla candidatura. Ancora una volta dimostro che per me non è importante un posto, ma l’affermazione delle politiche del Partito Democratico, candidato a guidare il paese in una 
delicatissima fase di transizione. Continuerò,comunque, in ogni modo e luogo, la mia azione, anche nei confronti di chi ha superficialmente e colpevolmente offeso la mia onorabilità e la mia integrità morale” 

Con queste parole Bruna Brembilla ha comunicato la sua decisione agli organi dirigenti del PD. Un esito non esattamente felice di una vicenda che a parere di chi scrive dimostra solo che le sentenze della magistratura, che archiviò l’inchiesta sull’ex sindaca di Cesano Boscone scagionandola completamente, non bastano evidentemente per scagionare dal sospetto e spesso sono usate, di qualunque natura siano, come arma politica

Bruna Brembilla è stata soprattutto colpita dal cosiddetto “fuoco amico”, cioè da una campagna tutta interna al PD e con lei sono stati colpiti ed è stata vanificata la scelta compiuta alle primarie parlamentari da ben 1893 elettori del PD, sui quali per ovvia proprietà transitiva graverà presumibilmente il sospetto di essere anche loro in qualche modo invischiati in rapporti poco chiari con le organizzazioni criminali calabresi (questa sostanzialmente l’accusa mossa alla Brembilla e archiviata dai magistrati). 

Soddisfazione da parte del gruppo dirigente PD nelle persone di Nicola Stumpo, organizzazione, Maurizio Martina, segretario regionale e Roberto Cornelli: “Intendiamo esprimere apprezzamento per la decisione di Bruna Brembilla di rinunciare alla candidatura alle elezioni politiche dopo aver partecipato alle primarie. È un gesto di particolare responsabilità verso il PD che dimostra la giusta sensibilità in un passaggio tanto importante come quello che stiamo vivendo e che sgombra il campo dalle polemiche di questi giorni,garantendo la necessaria serenità al dibattito politico”. 

Missione compiuta insomma.

Fulvio Scova

6 commenti:

  1. Io non sono un giornalista, però parlare di campagna denigratoria senza citare non dico gli articoli di altri giornali, ma almeno i documenti ufficiali, non mi sembra un buon lavoro.
    Quindi le riporto io

    Caso Brembilla: la lettera a Bersani di Dalla Chiesa, Majorino e Gentili
    http://elpaesdimatt.wordpress.com/2013/01/08/caso-brembilla-la-lettera-a-bersani-di-dalla-chiesa-majorino-e-gentili/


    http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/21/mafia-e-politica-a-milano-il-sindaco-di-cesano-boscone-che-imbarazza-il-pd/99064/

    Relazione che il 27 novembre 2007 Ferdinando Pomarici, procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Milano, pagina 15 “Sono state svelate diverse vicende tutte incentrate intorno a un gruppo di affari in cui emerge la figura di Bruna Brembilla”
    E del resto a Cesano Boscone la signora ha fatto il sindaco per tre anni. Il documento prosegue e associa il nome dell’assessore a quello di Renato Caporale (non indagato), importante ras dell’impresa nel sud Milano vicino a Cl. I due, secondo gli investigatori, sono i registi di questo comitato d’affari. Ne discutono al telefono “con un continuo riferimento ai calabresi, anche in relazione alle recenti elezioni amministrative”. Quello che però sconvolge sono le righe seguenti dove si apprende “dell’esternazione dei propositi della Brembilla di chiedere i voti ai calabresi perché sono gente d’onore e della possibilità di condizionare l’esito del voto amministrativo sfruttando la presenza massiccia di almeno 1.500 persone di Platì”.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Prima di calunniare sarebbe bene informarsi... il caso fu archiviato subito. Forse allora anche i giudici erano conniventi con l'andrangheta, vero?
      http://www.brunabrembilla.it

      Elimina
  2. Ma il Renato Caporale che collabora con Brembilla (secondo la relazione della DDA) è il direttore di questo magazine?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si, ma non l'Editore (lascio a lei trarre le dovute conseguenze)
      Saluti

      Elimina
  3. Le vicende sulla cosiddetta impresentabilità di Bruna Brembilla hanno occupato giornali e anche tv nazionali ampiamente in questi giorni, mi pareva superfluo citare tutte le fonti. Mi permetterà spero di poter parlare delle elezioni a Roma senza partire dal De Bello Gallico. Per il resto sarebbe simpatico che quando si parla di gruppo o comitato di affari si facesse almeno un esempio esplicativo, se ne citasse almeno uno in cui le persone intercettate hanno tratto non solo illegittimamente, ma anche legittimamente, un qualche guadagno. Nessuna traccia di tutto ciò, sarà per questo che l’inchiesta è stata archiviata? Sarà per questo che Caporale non risulta neppure indagato? (parlo di organi istituzionali, non di improvvisati tribunali espressione della società civile). Perché Caporale è un “ras” dell’impresa e Squinzi e Passera invece sono dirigenti e manager? Le parole contano e svelano a volte più di quello che vorrebbero significare. Quando Bruna Brembilla ha conosciuto Renato Caporale, era già una figura politica ben nota e radicata sul territorio, forse ancor più di adesso e su questo “calo” forse hanno contribuito anche le campagne ostili che ha dovuto affrontare. Comunque dubito che i suoi 1893 voti siano tutti originari di un’unica etnia. Va comunque detto che i criteri di presentabilità sono evidentemente piuttosto elastici, valga per tutti l’esempio del semisconosciuto (nazionalmente) Vladimiro Crisafulli candidato in Sicilia (6350 preferenze nel collegio di Enna) nonostante sia oggi imputato per abuso d'ufficio in concorso con due dipendenti della Provincia di Enna e che in passato sia stato anche indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Quest’ultimo procedimento archiviato. La direzione PD, al momento e salvo ripensamenti, ha approvato la sua candidatura per la Sicilia Orientale. Seguendo il principio del “voto calabrese voto sospetto”, entrerebbe nel girone dei sospettabili anche Rosy Bindi che ha avuto 7500 preferenze su 12500 votanti proprio in Calabria.

    RispondiElimina
  4. Se interessa la verità: http://www.brunabrembilla.it
    Il resto sono chiacchiere

    RispondiElimina