mercoledì 22 maggio 2013

BUCCINASCO - Confermate le condanne al clan Barbaro-Papalia. Maiorano: “Bene. Ma non abbassiamo la guardia”


Continua il Processo Cerberus al Tribunale di Milano. E prosegue con la riformulazione della sentenza in Appello Bis, dopo che la prima era stata cancellata nell’aprile dello scorso anno dalla Cassazione per insufficienza di prove...
Nell’Appello Bis, conclusosi lunedì 20 maggio, la decisione della Corte è stata quella di mantenere le medesime pene del primo Appello (tra 4 e 9 anni di reclusione), per tutte le dieci persone legate alla cosca dell’Ndrangheta Barbaro-Papalia e coinvolte nel processo.


Il tema è caldo ed è molto delicato: si parla di mafia al nord e si parla di movimento terra, si parla di tangenti, di appalti truccati e di un potere strutturato da due famiglie potentissime. Famiglie che, secondo il procuratore aggiunto Laura Barbaini, hanno fatto ricorso ad atti di prevaricazione tali da potersi mimetizzare al contesto sociale vigente, insidiando ed alterando tramite intimidazioni innumerevoli processi economici locali. 


Le carte dell’accusa parlano di un sistema solido, ben definito, sicuro: un sistema in cui il “saggio” Rocco Papalia, dal carcere, predisponeva e programmava il lavoro con il giovane genero Salvatore Barbaro, per far sì che l’Ndrangheta si accaparrasse gli appalti più importanti del sud-ovest milanese (in particolare di Buccinasco). E per poter spazzare via la concorrenza, costituita da vari imprenditori fatti desistere con intimidazioni e “piccole” violenze.


L’accusa ha basato tutta la sua documentazione o comunque gran parte di essa sulle intercettazioni, dalle quali si è potuto evincere grossa parte del materiale e con le quali il procuratore aggiunto ha snocciolato tutta una serie di circostanze legate alle procedure portate avanti dalla cosca Barbaro-Papalia, in collaborazione con l’imprenditore di facciata Luraghi, per il mantenimento del potere.

Le intercettazioni risalgono al triennio 2003-05, gli anni delle intimidazioni all’ex sindaco di Buccinasco Maurizio Carbonera per l’affare Buccinasco Più, il cui cantiere sarebbe poi finito nelle mani dei Papalia stessi. Gli anni della medesima e stancante routine: interessamento in uno o più appalti da parte dei due clan; distruzione delle resistenze avanzate da imprenditori e politici locali con l’incendio di macchine, l’invio di proiettili d’avvertimento, minacce; ottenimento dell’appalto o del cantiere con una forza silenziosa ma letale. 


Con la conferma delle condanne del primo Appello, ora la palla passa nuovamente alla Corte di Cassazione per il terzo ed ultimo grado di giudizio.



“Ci aveva lasciato perplessi l’annullamento delle condanne decise lo scorso settembre dalla Cassazione, ma abbiamo sempre continuato ad avere fiducia nella giustizia. La sentenza di due giorni fa, insieme all’impianto accusatorio, conferma le condanne del processo d’Appello del 2011 e tutto il lavoro d’inchiesta a cui hanno contribuito anche le denunce dell’Amministrazione Carbonera”. Così il sindaco di Buccinasco Giambattista Maiorano commenta la sentenza pronunciata lunedì pomeriggio dalla Corte d’Appello di Milano
“Dopo queste condanne, non possiamo comunque permetterci di abbassare la guardia – continua il sindaco – e da parte nostra come Amministrazione dobbiamo mettere in campo tutte quelle azioni che scoraggino qualsiasi tentativo di infiltrazione mafiosa e criminale: dalla trasparenza al controllo serrato sugli appalti al massimo rispetto di regole e procedure, assicurando il ‘100% legalità’, come recita lo slogan che abbiamo coniato qualche mese fa con la nostra rassegna Buccinasco contro le mafie. Parallelamente non vogliamo né possiamo deporre le armi della battaglia culturale perché la mafia si combatte e si previene con la diffusione e la promozione della cultura della legalità nelle scuole, con i giovani, tra i cittadini e le associazioni”. 

L’assegnazione di tutti i beni confiscati alla mafia – ben otto a Buccinasco – è un segno positivo: risale a poco più di un anno fa l’inaugurazione del Centro Culturale Bramante, un tempo pizzeria della ‘ndrangheta, oggi luogo di dibattiti, corsi, incontri animati dalle associazioni cittadine. Sabato 25 maggio proprio in via Bramante dalle 10 alle 18 è in programma l’Open Day dello Spazio Gioco, aperto da settembre 2012. Un’iniziativa per far conoscere alle famiglie sia lo Spazio dove si tengono le diverse attività ludico-creative che tutti i lavori fatti dai bimbi che hanno frequentato il centro nei mesi scorsi. E si concluderà proprio al Centro Culturale Bramante la biciclettata tra i beni confiscati alle mafie in programma domenica 9 giugno dalle 9.30 (ritrovo davanti al Municipio), in occasione della festa delle Associazioni.

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