giovedì 16 maggio 2013

CORSICO - Strani movimenti nel sottosuolo politico corsichese. Voci e mormorazioni a destra e manca (e un ritorno al passato?)


17. Si tratta, secondo due ipotesi storicamente conosciute, di un numero sfortunato di per sé e che porta sfortuna agli altri: seguendo la prima teoria, ci sarebbe infatti un legame con il numero romano XVII, che anagrammato diventerebbe VIXI (In latino “Ho vissuto”, quindi, “Sono morto”); la seconda teoria vuole invece che tale numero porti sfortuna perché legato ad una grave sconfitta dell’esercito romano durante l’anno 9 d.C., quando durante la battaglia della Foresta di Teutoburgo, venne totalmente annientata dai nemici la legione XVII (17) appunto, danneggiando a catena anche la numero XVIII (18) e XIX (19)...
Catapultandoci nuovamente, dopo questo curioso excursus, nella Grande Città, a Corsico il numero 17 ha rappresentato ultimamente la quota della maggioranza durante l’ultima votazione sul rendiconto economico del 2012, avvenuta nel Consiglio comunale di mercoledì 8 maggio scorso. Non ci sono guerre e non ci sono latinismi nel corsichese, ma pare che anche in questo caso il numero 17 rischi di non portare bene, questa volta alla giunta Ferrucci e all’intera macchina amministrativa.

Sì, perché voci di corridoio parlano di una maggioranza sull’orlo di una crisi di unità, con correnti che si spostano vertiginosamente da un punto opposto all’altro e con questioni del recente passato che tornano protagoniste. La più grande e la più spinosa è chiaramente quella relativa all’ubicazione del nuovo Municipio, questione per la quale si avvicina la regolazione dei conti e a causa della quale la sindaca Maria Ferrucci aveva trovato delle resistenze, durante il lungo percorso di gestazione del Piano del Governo di Territorio (PGT). Si trattò, allora, dell’unica vera e propria situazione complessa per la stabilità dell’amministrazione, dalla primavera del 2010, momento in cui si insediò la sua giunta.

Del resto, numericamente, sino ad ora, la maggioranza che ha appoggiato la sindaca è sempre stata una delle più stabili e fidate dell’intero sud-ovest milanese: nonostante la defezione del consigliere Giacomo Di Capua, uscito quasi subito dalla maggioranza dopo le urne e in costante e reiterata polemica con la sindaca Ferrucci, mai è mancata la quota all’attuale amministrazione per compiere tutti i passaggi necessari al governo del paese, all’interno della sala consiliare. Ora, però, il rischio c’è secondo molti e la bomba pare sia pronta ad esplodere: forse non distruttiva come quella che diede parecchi scossoni all’ex primo cittadino Sergio Graffeo tra il 2002 e il 2003, ma certamente abbastanza per mettere a rischio parzialmente i giochi.

E l’opposizione? Beh, forse colpita (e un po’ invidiosa) da tanta attività, non sta a guardare e non rimane ferma nel divertente gioco della dissidenza. Anzi, tra le vie corsichesi più buie pare sia in atto un infinito via-vai di parole: chi incolpa un gruppo consiliare di non sapersi confrontarsi senza urlare, chi dice dell’altro di voler mettere un piede in due scarpe, chi viene accusato (seguendo, così si dice, i suggerimenti dei cittadini) di opposizione piatta e di aver intrapreso campagna elettorale prematuramente. Di certo, oltre che a pestarsi i piedi gli uni con gli altri, sono tutti in attesa di sviluppi per tentare il colpaccio, qualunque sia la sua entità.

Vorremmo fermarci qui. Ma vi racconteremmo una bugia. Citavamo prima Sergio Graffeo: ebbene, fonti piuttosto attendibili parlano di un ex primo cittadino deluso dall’attuale situazione e gestione della città e pare sia pronto a rientrare in partita in prima o in seconda linea, con una Lista Civica, alle prossime elezioni comunali (non che questo sia reato, ben inteso). Che esse siano nel 2015, cioè a scadenza naturale, od eventualmente anticipate.

Ricapitolando. La maggioranza sembra maturare tendenze divisioniste, la minoranza invidiosa la imita, mentre il passato vuole tornare presente nelle vesti di futuro. E i cittadini? Beh, quelli si godono (più o meno ignari) questo strano spettacolo teatrale, attendendo che le decisioni facciano il proprio corso. In politica nazionale, così come ora, anche in quella locale.

Davide Mamone

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