Secondo Silvio Berlusconi, in una dichiarazione a Canale5 a poche ore dall’esito delle primarie del centrosinistra, i sondaggi dimostrano che il 70% degli italiani è disgustato dalla politica. Una prova in più, semmai ce ne fosse stato bisogno, che la lucidità politica dell’ex premier è in caduta libera e anche che i suoi sondaggisti se ne approfittano in piaggeria per far felice il committente. Il dato principale delle primarie infatti, quello che comunque le trasforma in una vittoria del centrosinistra, è dato proprio dall’afflusso alle urne, ben oltre i tre milioni di votanti (dato ufficioso da ritoccare probabilmente in su), il che dimostra al contrario che l’elettorato, almeno un certo elettorato, non si fa sfuggire le occasioni reali di tornare a far politica, quando quest’ultima garantisce una partecipazione reale e una reale possibilità di contare e far sentire il proprio peso...
Cosa di cui non si accorge neppure Beppe Grillo che ha parlato di pazzia e demenza collettiva nell’esatto momento in cui i suoi “casting” per candidati, chiamati graticole, si risolvevano in alcuni casi in liti dal sapore condominiale (il Graticola day romano si è trasformato in “caciara”). Dato per acquisito il successo dell’evento primarie che non era certo scontato, i risultati non si sono discostati da quanto previsto, anche dai sondaggi e questa è una novità, almeno una volta su cento ci azzeccano.
Vittoria di Bersani (dato provvisorio intorno al 47%) che non va molto distante dalla possibilità di evitarsi il ballottaggio, buona affermazione di Renzi (dato provvisorio intorno al 35/36%), previsto bacino elettorale e di consenso per Vendola (16%) che non si discosta molto dalla percentuale raggiunta a suo tempo da Fausto Bertinotti (l’area della sinistra radicale quella è e quella resta e una qualche riflessione andrà pur fatta in merito, se resta tempo tra una puntualizzazione e l’altra, tra un puntino sulle i e l’altro, mentre si va alla ricerca della “linea giusta”), trascurabili gli altri candidati.
Alta la probabilità che il segretario in carica del PD si affermi al ballottaggio, sia per la capacità organizzativa della macchina elettorale che lo sorregge, e che in gran parte tornerà al voto per il ballottaggio, sia per la maggiore volatilità del voto ricevuto da Renzi, anche perchè quella parte di elettorato di centrodestra che lo ha appoggiato, grande o piccola che sia, non è tradizionalmente molto affidabile e tanto meno conseguente nelle sue scelte, sia per il probabile appoggio che riceverà da Vendola (e anche il misero 2,6% della Puppato qualcosina conta pure).
L’appoggio di Vendola non è al momento scontato, come prevedibile. Bersani dovrà misurarsi con le istanze politiche della sinistra alternativa, si dovrà muovere con molta cautela sulla possibile alleanza con il centro di Casini e dovrà marcare con maggiore nettezza la distanza da Monti e dalla sua “agenda”. Il voto a Renzi conferma l’esistenza all’interno del PD di una vasta area ormai completamente estranea alle radici culturali, politiche e sociali del partito e non solo da quelle radici che si fondano nel vecchio PCI ma anche da quelle cristiano-sociali di chi viene dalla vecchia DC.
Il suo successo nella Toscana rossa avrebbe un qualche valore se Renzi fosse ligure o calabrese, e conferma (come il voto a Vendola in Puglia e a Bersani nel piacentino) l’irresistibile vocazione al localismo che pervade il Paese, il Paese è ricco di zone rosse ma guarda caso il toscano Renzi vince proprio nella Toscana rossa (ma un po’ meno a Firenze città, dove oltre al suo accento conoscono meglio anche le sue performances amministrative).
Indiscutibile comunque (lo vedremo più avanti anche analizzando il voto della Grande Città e dintorni, esempio piccolo ma significativo) un certo appoggio conquistato sul fronte del centrodestra, che qualcosa ha pesato in termini di numeri e anche in termini politici: il voto è sicuramente in parte strumentale ma anche espressione di una crisi di un fronte sbandato che cerca risposte altrove e dove meglio trovarle in un candidato che polemizza con la segretaria del più forte sindacato italiano, vellicando così lo strisciante antisindacalismo che da sempre pervade larga parte del ceto medio (una volta si sarebbe detto impiegatizio) nazionale?
Grande Città e dintorni confermano la linea di tendenza nazionale con alcune significative eccezioni molto legate alla storia e alla tradizione politica da cui provengono. A Corsico e Rozzano infatti Bersani non andrebbe al ballottaggio ottenendo rispettivamente il 52,2% e il 57,9%. Stravince Renzi nella destrorsa Basiglio con il 57,9% e anche a Buccinasco con il 42,48% a riprova di una città permanentemente in bilico tra l’uno e l’altro fronte, ma sostanzialmente orientata verso il moderatismo anche quando vota in campo avverso. Vendola ottiene il suo miglior risultato ad Assago, 16,3%, ed il suo peggiore a Corsico con il 13,1 a riprova che il radicamento cittadino del PD regola le cose su entrambi i suoi fianchi, a Corsico, e Rozzano, Renzi ottiene infatti le percentuali più basse.
Fulvio Scova
Così al voto nella Grande Città e dintorni
(DATI UFFICIOSI)
ASSAGO
Bersani 193 40,5%
Renzi 167 35%
Vendola 16,3%
Puppato 6,7%
Tabacci 1,5%
BUCCINASCO
Renzi 42,48%
Bersani 38,59%
Vendola 14,54%
Puppato 3,03%
Tabacci 0,9%
CESANO BOSCONE
Bersani 44.89
Renzi 37.15
Vendola 14.70
Puppato 2.20
Tabacci 1.06
CORSICO
Bersani 52,2 %
Renzi 30,3%
Vendola 13,1%
Puppato 3,2%
Tabacci 0,9%
TREZZANO
Bersani 44,9
Renzi 35,9
Vendola 13,6
Tabacci 0,6
Puppato 3,5
BASIGLIO
Renzi 56,6
Bersani 26,1
Vendola 14,6
Puppato 2,0
Tabacci 0,6
ROZZANO
Bersani 57,97%
Vendola 14,54 %
Renzi 25,43 %
Tabacci 0,30 %
Puppato 1,56 %
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