A giugno i lavoratori avevano incrociato le braccia per la prima volta in dodici di anni di storia aziendale. Una storia cominciata a Cesano Boscone nel 1999 e continuata con un’espansione in diverse città italiane: tra le ultime Bari dove l’azienda operante nel settore dei call center in outsourcing ha spostato nei mesi scorsi delle commesse importanti, togliendole proprio alla sede cesanese. Dopo i bilanci in perdita e riorganizzazione, anche meno lavoro: sindacati e lavoratori, preoccupati, hanno dunque chiesto chiarezza e un piano di sviluppo, decidendo di scioperare (vedi articolo precedente) e ricevendo la solidarietà dell’Amministrazione cesanese. Il Consiglio comunale aveva approvato una mozione a sostegno dei lavoratori, poi ripresa nei comuni limitrofi e in Provincia.
A spiegarlo è lo stesso direttore generale Giovanni Orestano che già nel mese di settembre ha indirizzato una lettera al sindaco Vincenzo D’Avanzo, al collega di Giunta Tango e al presidente del Consiglio comunale Bersani.
Nonostante il potenziamento della sede pugliese, scrive, “l’azienda ha continuato ad investire sulla sede principale di Cesano in cui, ancora oggi, vengono avviate campagne sostenibili con il costo del lavoro della specifica realtà”.
“Quanto alle prospettive future, è indubbio che la sede di Cesano continua ad essere ritenuta strategica per i livelli qualitativi assicurati dal personale – storico e fortemente specializzato – che vi opera”.
“Fa piacere”, commenta il capogruppo Pd Simone Negri, “che Ecare si senta di dover dar conto alle istituzioni e al territorio in cui opera della propria situazione che, come sapevamo non è semplice per via della crisi e delle pressanti richieste dei clienti. Ad ogni modo, continueremo a seguire l'evolvere della questione nei prossimi mesi, con l'attenzione che merita un'azienda di quella rilevanza per la nostra zona”.
E in effetti, secondo i sindacati la situazione non è affatto rosea e i rischi per i lavoratori non sono scongiurati. Secondo Adriano Gnani della Rsu “la competitività di questa azienda non può solo passare dalla riduzione dei costi”: “Lamentiamo una mancanza di un vero progetto di rilancio e sviluppo, e la poca trasparenza nonché la poca tempestività che ha nel dialogare e comunicare con i rappresentanti dei lavoratori”.
“Ci rendiamo anche conto”, continua Gnani, “che Ecare spa si muove in un settore, quello delle telecomunicazioni, disastrato, dove i prezzi al ribasso la fanno da padrone, e per potersi aggiudicare una commessa a volte si prendono appalti che non portano nessun guadagno, se non quello di ingraziarsi il cliente sperando in lavoro aggiuntivo”.
I sindacati quindi stanno aspettando che l’azienda convochi un tavolo nazionale analizzando territorio per territorio sperando di arrivare ad un unica strategia di rilancio nazionale: “Ci hanno già detto in maniera velata che a Cesano ci sono troppi privilegi e troppo personale per avere una sede che possa competere sul mercato, io ribadisco che ci sono altri strumenti per rilanciarsi (uso corretto delle flessibilità, migliore organizzazione del lavoro ecc.), non possono sempre essere i tagli al personale o l’eliminazione di alcuni elementi retributivi l’unica strategia di rilancio per una grande azienda come Ecare dice di essere”.
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