lunedì 17 settembre 2012

Il ministro Profumo sogna tablet e PC per la scuola stracciona

Tablet e PC in ogni scuola, questa la promessa del ministro Profumo agli studenti italiani e alle loro famiglie. Quel che si chiama gettare il cuore oltre l’ostacolo, lasciando però l’ostacolo lì dove si trova e facendo palpitare il cuore impressionato dalla vuota retorica delle parole. Già perché la scuola informatizzata che popola i sogni del ministro è spesso un incubo per chi la frequenta. Negli stessi giorni in cui il ministro vaneggiava infatti di scuola digitale, i dati veri sullo stato delle cose parlavano del 66% delle scuole italiane non a norma (compreso il certificato di antisismicità) e i giovani studenti delle elementari ficcavano nello zaino, insieme ai libri, sapone liquido, rotoloni di carta igienica e asciugamani, tutto materiale “essenziale” che la scuola italiana non è in grado di offrire ai suoi utenti... 

Insomma ci risiamo con la solita italietta che con le pezze ai pantaloni sogna a parole l’ingresso nella grande società. Non si intende qui fare alcun improponibile raffronto politico e ideologico, ma culturale sì, ma è inevitabile pensare ai tempi in cui un’Italia stracciona, senza acqua potabile nelle case di milioni di cittadini, senza una rete stradale degna di questo nome vagheggiava il ritorno dell’Impero grazie a otto milioni di baionette (che manco c’erano) e a carrarmati di latta perforabili anche da un colpo di pistola. 

Insomma passano i decenni, passano i regimi, ma quel che non passa mai è la propensione dei nostri governanti a non confrontarsi con la realtà delle cose, a praticare i sogni piuttosto che misurarsi con le più umili fatiche che stanno alle fondamenta della costruzione di un edifico solido. Intanto gli Enti locali, i Comuni in prima fila, che con la realtà devono per forza misurarsi davvero si arrabattano come possono, anticipando la consegna delle cedole librarie (Rozzano), mobilitando gli stessi genitori in opere di lavoro volontario (Corsico). A quanto pare i nostri amministratori non hanno molto tempo per vendere sogni o forse trascurano l’impatto mediatico che in questo Paese è garantito ad ogni dichiarazione roboante.

Fulvio Scova 


A rischio 27mila edifici scolastici
"In Italia ben 27.920 edifici scolastici sono in aree potenzialmente ad elevato rischio sismico, di cui 4.856 in Sicilia, 4.608 in Campania, 3.130 in Calabria (il 100% del totale), 2.864 in Toscana, 2. 521 nel Lazio. Per quanto concerne il rischio idrogeologico cambia la graduatoria: gli edifici scolastici esistenti in aree a potenziale elevato rischio idrogeologico sono 6.122 di cui 994 in Campania (il 19 % del totale), 815 in Emilia Romagna (18% del totale), 629 in Lombardia (6% del totale)". Ad affermarlo è Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio nazionale dei geologi che ha citato i risulati del recente studio condotto dal Centro studi del Consiglio nazionale dei geologi su dati Cresme, Istat e Protezione Civile. 

Ma non è tutto, perchè "come si evince anche dal rapporto di Legambiente - ha proseguito Graziano - molte di queste scuole sono state costruite prima del 1974, anno in cui sono entrate in vigore le norme antisismiche e addirittura alcuni edifici sono stati costruiti prima del 1900. Molti edifici scolastici necessiterebbero di manutenzione urgente con un Sud Italia e isole che hanno un patrimonio edilizio scolastico vecchio. In alcuni casi abbiamo edifici che inizialmente erano nati come abitazioni o come caserme e quasi una scuola su due non ha il certificato di agibilita'".


OCSE: per la scuola siete gli ultimi
La spesa pubblica nell'istruzione rappresenta in Italia il 4,7% del Pil, contro una media Ocse del 5,8%: numeri che piazzano il nostro Paese all'ultimo posto dopo il Giappone.
Lo rivela il rapporto Ocse "Education at a Glance" 2012, secondo cui tra il 2000 e il 2009, la spesa dello Stato rispetto alla spesa pubblica totale è scesa dal 9,8% al 9%, crescendo solo del 4% in termini reali (contro una crescita media Ocse del 33%). La spesa annua per studente è di 9.055 dollari contro una media Ocse di 9.249. L'Ocse fa notare però che gli investimenti per la scuola materna ed elementare sono i più elevati tra i paesi Ocse mentre quelli per l'università sono decisamente inferiori: 9.561 dollari contro una media di 13.719.

Tra il 2000 e il 2009 - sottolinea il Rapporto - la crescita della spesa pubblica nell'istruzione superiore e' stata del 4% in termini reali, il dato più basso tra i paesi Ocse. La spesa nazionale in istruzione e' tuttavia salita del 4,9% l'anno rispetto al 4,6% del '95, ma ciò è da attribuire all'aumento degli investimenti privati, che è molto salito contro la diminuzione registrata dalle risorse pubbliche.
La sfida per le scuole italiane - sottolinea l'Ocse - è ora nell'inserimento e integrazione degli studenti immigrati: la proporzione di immigrati tra studenti 15enni è passata dallo 0,9% del 2000 al 5,5% del 2009. Il 71,9% di studenti di origine straniera è concentrata in un quarto delle scuole italiane, mentre la diffusione nelle scuole degli altri paesi Ocse è distribuita in modo più uniforme.

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