lunedì 22 aprile 2013

CESANO BOSCONE - Piscina: 2-0 per il Comune


“Il Collegio non può che ritenere la piena correttezza del comportamento della P.A”. È  stata depositata il 16 aprile scorso la sentenza sul ricorso della società che avrebbe dovuto realizzare e gestire la piscina comunale di Cesano Boscone. I cinque giudici del Consiglio di Stato di Roma hanno rigettato tutte le richieste della Cesano sport management, vincitrice di un project financing avviato nel 2005, dall'allora giunta Brembilla. Confermando anche l'importo individuato dal Tar per il risarcimento danni.
“Una sentenza – precisa il sindaco Vincenzo D'Avanzo – che evidenzia chiaramente tutti gli sforzi che abbiamo fatto per tentare di concludere l'opera, accettando, due anni dopo la stipula del contratto, anche le modifiche alla convenzione chieste dalla società concessionaria, concordando la maggiore spesa necessaria per completare la piscina e quindi la necessità di prevedere una gestione più lunga di sei anni e mezzo”...
 
Una disponibilità confermata nel 2010, sempre con l'obiettivo di vedere le opere completate e offrire finalmente la piscina ai cesanesi, quando “Nel tentativo di sbloccare la situazione – scrivono i giudici – l'Amministrazione offriva altresì la propria disponibilità all'acquisito delle quote della Cesano sport management”. Venne, infatti, votato un ordine del giorno del Consiglio comunale per acquisire il 70% delle quote della società di progetto per poco più di 300.000 euro, facendo proseguire le opere alle tre aziende che detenevano il 30%. Però, in seguito agli accertamenti di rito, si scoprì un'operazione finanziaria fatta dal promotore, della quale l'Amministrazione era stata tenuta all'oscuro, con un derivato finanziario (swap) che a metà del 2010 segnava un saldo negativo superiore a 500.000 euro.
Per questo, nel giugno 2010 la direzione generale del Comune contestava alla Cesano sport management srl “la violazione degli obblighi derivanti dalla concessione – si legge nella sentenza del Consiglio di Stato - avendo essa interrotto i lavori senza alcuna plausibile motivazione, aggravando così i ritardi già accumulati e diffidava la società concessionaria ad adempiere alle proprie obbligazioni nei successivi 15 giorni a pena della risoluzione del contratto”. Poiché la fine dei lavori sarebbe dovuta avvenire entro il 31/12/2008, il Comune ha rescisso il contratto. E contro questa decisione la società ha presentato ricorso al Tar.
Il Tribunale amministrativo ha però dato ragione all'Ente, condannando la società ricorrente a un risarcimento danni di 1 milione e 137mila euro, a 72.000 euro di penali, a 18.000 euro per spese di lite e a 11.000 euro da versare al perito (CTU - Consulente tecnico d'ufficio) oltre agli oneri fiscali.
E ora il Consiglio di Stato conferma tutto, evidenziando “l'assoluta irreprensibilità delle determinazioni comunali” e che la Cesano sport management avrebbe dovuto assicurare “un serio e costante servizio di guardania”. Quindi dovrà pagare anche le ulteriori spese processuali “liquidandole in 4.000 euro oltre agli accessori di legge”.
“Si può forse finalmente – precisa D'Avanzo – individuare una soluzione per poter completare le opere, anche se i vincoli di bilancio imposti dal governo centrale danno pochissimi spazi di manovra. Credo, però, che la cosa importante sia la conferma da parte del Consiglio di Stato che il nostro Comune ha agito correttamente, annullando di fatto qualsiasi speculazione politica fatta da qualche esponente della minoranza, che si è anche sbizzarrito a fare fantasiosi conteggi scrivendo al Collegio dei revisori dei conti, senza tener conto che tutti gli atti sono già depositati presso la Corte dei Conti”. 

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