“Il Collegio non può che ritenere
la piena correttezza del comportamento della P.A”. È stata depositata il 16 aprile scorso la
sentenza sul ricorso della società che avrebbe dovuto realizzare e gestire la
piscina comunale di Cesano Boscone. I cinque giudici del Consiglio di Stato di
Roma hanno rigettato tutte le richieste della Cesano sport management,
vincitrice di un project financing avviato nel 2005, dall'allora giunta
Brembilla. Confermando anche l'importo individuato dal Tar per il risarcimento
danni.
“Una sentenza – precisa il sindaco
Vincenzo D'Avanzo – che evidenzia chiaramente tutti gli sforzi che abbiamo
fatto per tentare di concludere l'opera, accettando, due anni dopo la stipula
del contratto, anche le modifiche alla convenzione chieste dalla società
concessionaria, concordando la maggiore spesa necessaria per completare la
piscina e quindi la necessità di prevedere una gestione più lunga di sei anni e
mezzo”...
Una disponibilità confermata nel
2010, sempre con l'obiettivo di vedere le opere completate e offrire finalmente
la piscina ai cesanesi, quando “Nel tentativo di sbloccare la situazione –
scrivono i giudici – l'Amministrazione offriva altresì la propria disponibilità
all'acquisito delle quote della Cesano sport management”. Venne, infatti,
votato un ordine del giorno del Consiglio comunale per acquisire il 70% delle
quote della società di progetto per poco più di 300.000 euro, facendo
proseguire le opere alle tre aziende che detenevano il 30%. Però, in seguito
agli accertamenti di rito, si scoprì un'operazione finanziaria fatta dal
promotore, della quale l'Amministrazione era stata tenuta all'oscuro, con un
derivato finanziario (swap) che a metà del 2010 segnava un saldo negativo
superiore a 500.000 euro.
Per questo, nel giugno 2010 la
direzione generale del Comune contestava alla Cesano sport management srl “la
violazione degli obblighi derivanti dalla concessione – si legge nella sentenza
del Consiglio di Stato - avendo essa interrotto i lavori senza alcuna
plausibile motivazione, aggravando così i ritardi già accumulati e diffidava la
società concessionaria ad adempiere alle proprie obbligazioni nei successivi 15
giorni a pena della risoluzione del contratto”. Poiché la fine dei lavori
sarebbe dovuta avvenire entro il 31/12/2008, il Comune ha rescisso il
contratto. E contro questa decisione la società ha presentato ricorso al Tar.
Il Tribunale amministrativo ha
però dato ragione all'Ente, condannando la società ricorrente a un risarcimento
danni di 1 milione e 137mila euro, a 72.000 euro di penali, a 18.000 euro per
spese di lite e a 11.000 euro da versare al perito (CTU - Consulente tecnico
d'ufficio) oltre agli oneri fiscali.
E ora il Consiglio di Stato
conferma tutto, evidenziando “l'assoluta irreprensibilità delle determinazioni
comunali” e che la Cesano sport management avrebbe dovuto assicurare “un serio
e costante servizio di guardania”. Quindi dovrà pagare anche le ulteriori spese
processuali “liquidandole in 4.000 euro oltre agli accessori di legge”.
“Si può forse finalmente –
precisa D'Avanzo – individuare una soluzione per poter completare le opere,
anche se i vincoli di bilancio imposti dal governo centrale danno pochissimi
spazi di manovra. Credo, però, che la cosa importante sia la conferma da parte
del Consiglio di Stato che il nostro Comune ha agito correttamente, annullando
di fatto qualsiasi speculazione politica fatta da qualche esponente della
minoranza, che si è anche sbizzarrito a fare fantasiosi conteggi scrivendo al
Collegio dei revisori dei conti, senza tener conto che tutti gli atti sono già
depositati presso la Corte dei Conti”.
Nessun commento:
Posta un commento