mercoledì 10 aprile 2013

BUCCINASCO - La giornata di "scuola aperta" e la scuola nell'Italia di oggi: ne parliamo con Graziella Cameroni

SioNo, oltre a “pubblicizzare” volentieri un’iniziativa di questo tipo, ha colto l’occasione per intervistare il dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo statale di via Aldo Moro, nonché vice sindaco e assessore alle politiche giovanili del comune di Abbiategrasso. Con lei, oltre a parlare dell’evento, abbiamo affrontato svariati temi relativi all’istruzione e al sistema scolastico attuale...



Dott.ssa Cameroni, ci vuole parlare di quest’iniziativa?
E’ un evento del quale parlo molto volentieri. Noi dell’Istituto abbiamo aderito convinti al progetto di organizzare una giornata di questo tipo e abbiamo deciso, da parte nostra, di far partecipare non solo tutte le classi delle medie, ma anche alcune classi quinte delle scuole elementari, per poter coinvolgere più bambini e quindi più famiglie possibili. Proprio con questo obiettivo in mente, noi come Istituto abbiamo esteso l’invito a tutti i genitori e anche a tutti i parenti dei ragazzini coinvolti. Vogliamo che sia una grande festa.

Come si svilupperà la giornata?
Ci sarà un primo momento di partecipazione, nel quale i presenti saranno coinvolti in una mostra legata ad un concorso. La premiazione dei lavori fatti dai ragazzi, presenti alla mostra, costituirà la seconda parte della mattinata. Dopo di che, l’attenzione passerà alla maratona non competitiva, che avrà luogo nella zona adiacente alla scuola: via Alighieri, via Carducci, via Leopardi e via Tiziano, per un totale di 2.7km. La maratona è “non competitiva” appositamente, proprio perché l’obiettivo è quello di creare unione: ognuno può andare al passo che più gli aggrada e che è più in grado di tenere, non dovrà esserci nessuna pressione e nessun tipo di competitività.

Qual è, secondo il suo parere, il vero significato di questa giornata?
Questa sarebbe più una domanda da rivolgere al Comitato dei genitori, istituito da poco e che si è già dimostrato volenteroso e voglioso di fare. Certamente c’è la volontà di arginare una crisi di valori che è sempre più crescente nel nostro territorio e per territorio intendo tutto ciò che viviamo direttamente e concretamente: le persone che compongono il Comitato stanno provando a coinvolgere sempre più genitori, proprio per creare una sorta di rete di salvataggio in questo periodo complesso. Per migliorare le attività formative ci vogliono unione e compattezza e questo è il nostro primo obiettivo. Insieme è più facile.
L’idea di tutti noi è quella di dare nuova linfa ad una vivacità che sta via via scomparendo, nei genitori, così come negli stessi insegnanti.


La giornata è stata organizzata grazie anche agli sponsor presenti sul territorio. Cosa ci dice dal punto di vista economico, invece?

E’ largamente necessario che questa compattezza prosegua anche in questa direzione. Organizzare questo tipo di iniziative, per ottenere un fondo a favore delle scuole statali, tanto bistrattate e in difficoltà è certamente un fattore positivo. Vorrei proprio sottolineare, riprendendo il discorso della compattezza, l’idea intelligente di coinvolgere questa serie di piccole-medie imprese del nostro territorio come sponsor. In questo modo, si prova a fare il bene di tutti, sperando che possa servire a qualcosa nell’ottica di una ripresa economica collettiva.

Lei è stata insegnante per trent’anni ed è dirigente scolastico da otto. Oltretutto, come amministratrice ad Abbiategrasso, si sta continuando ad occupare di scuola e di politiche giovanili: vivendo lei il territorio quotidianamente, ci può dire che cosa ne pensa del sistema scolastico attuale? Quali sono le problematiche più profonde?
Il taglio di risorse dell’ultimo periodo è stato molto significativo. Nonostante il comune di Buccinasco ci abbia sempre mostrato le migliori attenzioni, i tagli statali pesano tanto. Ciò che più mi preoccupa sono principalmente due concetti che stanno prendendo sempre più piede. Innanzitutto, in questo Paese, la scuola e la cultura vengono ormai viste come spese: nei bilanci sembra che finanziare la scuola sia un ostacolo più che un’opportunità. In realtà, si tratta di un investimento fondamentale per il nostro futuro, una necessità fisiologica per il bene comune. Inoltre, l’opinione pubblica sta vedendo sempre di più le persone del corpo-docenti come una sorta di casta, protetta da uno stipendio alto in rapporto al lavoro portato a compimento. Non è così!

A tal proposito è di poco tempo fa la polemica che è seguita alla richiesta, da parte del Ministro all’Istruzione Francesco Profumo, di aumentare l’orario di lavoro degli insegnanti da 18 a 24 ore anche per le scuole medie e superiori.

Sì e infatti sarebbe stato profondamente errato agire in questo modo. Io non metto in dubbio che ci siano degli insegnanti, nel nostro Paese, che non portano avanti il proprio lavoro in modo professionale. Ma queste sono solo delle pecore nere, in confronto a centinaia e centinaia di brave persone, che oltre a lottare ogni giorno contro la precarietà economica delle realtà in cui lavorano, portano avanti una passione: quella di educare e formare le future generazioni. Io, ad esempio, nel mio Istituto sono molto fortunata, perché il corpo-docente è di alto livello e, anzi, non sempre lo si può valorizzare come meriterebbe.

Le politiche riguardanti il sistema scolastico degli ultimi anni si sono dimostrate sostanzialmente tutte fallimentari: dalla Moratti a Fioroni, sino all’ultima, molto discussa, Riforma Gelmini. Chiudiamo dunque con un’ipotesi: fosse lei, oggi, il Ministro all’Istruzione, come agirebbe?
Domanda difficilissima perché non c’è un unico modo di procedere. Ci sarebbero da portare avanti una miriade di interventi, sotto ogni punto di vista. Si dovrebbe innanzitutto riqualificare e riorganizzare, seguendo la logica del merito, la posizione degli insegnanti, per poter permettere agli alunni di fruire di una maggior cura e di una migliore situazione. Poi la revisione dei programmi, che sono anacronistici e basati su una logica di quasi cento anni fa. Inoltre, altra questione da risolvere: oggi ci si concentra quasi esclusivamente sulla nozionistica e si sono persi il fascino della cultura e quella voglia di farlo perpetrare nei più giovani. Si pensa solo ad esporre un certo numero di insegnamenti che certamente sono importanti ma che, per come sono proposti, vengono dimenticati dagli studenti il giorno successivo al compito in classe.
E’ evidente che così non va: ci vorrebbe uno stravolgimento totale del sistema attuale e del modo in cui viene interpretato.


Davide Mamone

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