LETTERA - Cereda: “Il ritorno di Berlusconi: il problema sarà cosa fare dopo la sconfitta probabile”

Riceviamo e pubblichiamo - Le democrazie occidentali evolute, in ogni continente, vedono contrapposte per la guida del paese due concezioni diverse delle priorità della politica: da un lato i partiti o le coalizioni socialdemocratiche che ritengono prioritaria la redistrubuzione della ricchezza con finalità sociale e dall’altra i liberali che ritengono prioritario favorire la creazione della ricchezza limitando al minimo gli interventi perequativi.

Le due “ricette” politiche, alternandosi sulla base di come gli elettori percepiscono la situazione della nazione, hanno sempre permesso un giusto bilanciamento tra le diverse esigenze e, tutto sommato, un lungo periodo di pace e prosperità...

Ha ragione quindi Berlusconi quando dice che è necessario che anche il mondo liberale e liberista (il centro-destra) sia rappresentato da una forza credibile che possa proporsi come alternativa al mondo socialdemocratico; ha ragione tanto più se si considera che il centro-sinistra italiano è ancora ancorato a massimalismi che con le democrazie occidentali evolute hanno ben poco a che fare.

Ha ragione anche quando dice che nessuno, mentre lui era in disparte, ha saputo prendere in mano questa vasta area politica e ricondurla ad un minimo di unità.

Non Alfano, che ha dimostrato la sua inconsistenza nell’incapacità di unire il PDL e, anzi, nell’inventarsi motivi di divisione; non i colonnelli, tutti attenti a coltivare il proprio orticello correntizio con gli ex-AN in prima fila; non le passionarie di sua provata fede, dimostratesi capaci di riportare il verbo ma non di esprimerne uno. Nessuno, più in generale, ha dimostrato di avere, all’ombra di Berlusconi, sviluppato un minimo senso dello Stato ed una conseguente capacità di guidare il partito tenendone fermi i punti ideali.

Ma nemmeno le altre gemmazioni che il mondo liberale ha partorito sono state capaci, nell’evidente disastro del PDL, di segnalarsi per chiarezza di programmi per forza di proposte e, ultimo ma non per importanza, per leadership.

Certo il PDL non esiste più, ammesso che sia mai esistito, ma quelli che hanno cercato di prenderne il posto non sono riusciti ad andare oltre il velleitarismo, divisi anche loro dal protagonismo dei comprimari e, alla fine, poco propensi a buttare nella politica quell’energia e quell’impegno che sono necessari.

In questa desolazione, dove la borghesia produttiva è stata lasciata sola di fronte alle manovre recessive di Monti (mentre al contrario la sinistra riusciva a limitare i danni bloccando le poche misure liberali che Monti avrebbe anche potuto fare), Berlusconi riesce a “raccattare”, come diceva De Gaulle, il potere di guidare per l’ennesima volta il Centro-destra.

L’uomo è intelligente e non credo pensi davvero alla possibilità di vincere queste elezioni, quello che c’è da chiedersi, semmai, è cosa ha in mente di fare dopo la probabile sconfitta.

Ecco, qui, crediamo, sia il punto vero ed importante: saprà Berlusconi gestire questa salutare purga per liberare il centro-destra dai vari opportunisti privi di spessore che ne hanno preso in mano le redini ed aprire così nuovi spazi per gente capace di creare davvero un Partito in grado di rappresentare il mondo liberale italiano?

Perché se è questo che ha in mente allora fa bene a farlo se invece, al contrario, pensa davvero di andare ancora in guerra con quella pattuglia di mezze figure che ha intorno pensando di vincerla, beh, ci permettiamo di consigliargli una bella vacanza e che siano gli Alfano e le Beccalossi a prendersi le pernacchie che sicuramente arriveranno.

Loris Cereda