Contro i tagli alla scuola. Nei giorni in cui si moltiplicano le scuole milanesi occupate, la protesta arriva anche a Corsico, al liceo scientifico G. B. Vico, dove gli studenti scelgono di fare sentire la propria voce con un sit in simbolico di due giorni.
Li abbiamo incontrati nei corridoi del liceo, appena terminati dibattiti su temi importanti come fede e ragione o sulla strage di piazza Fontana e piccoli grandi progetti con la composizione di una canzone dal titolo “La scuola siamo noi”: “Sì, perché la scuola siamo noi e l’abbiamo dimostrato in questi due giorni di protesta pacifica”, raccontano i ragazzi, “abbiamo riunito oltre 600 ragazzi spiegando la riforma ex Aprea, parlando dei rischi dei tagli, organizzando dibattiti”...
Un segnale chiaro al mondo degli adulti, insomma: gli studenti vogliono dire la loro sul proprio futuro e vorrebbero anche avere al loro fianco gli stessi professori che, però, almeno ufficialmente, hanno deciso di non protestare insieme a loro. Qualcuno però rinuncia addirittura al suo giorno libero per stare insieme ai ragazzi e condividere con loro la preoccupazione per il futuro della scuola.
Anche i professori d’altra parte hanno organizzato una forma di protesta: contro la possibilità di un aumento extracontrattuale del carico orario di lezioni da 18 a 24 ore settimanali o in alternativa una considerevole decurtazione del FIS (Fondo di Istituto) e del MOF (Miglioramento Offerta Formativa) che comporterà una drastica riduzione del Piano dell’Offerta Formativa di ogni istituzione scolastica il collegio dei docenti del 20 novembre ha deciso di sospendere l’ora settimanale di ricevimento parenti e soprattutto il blocco delle uscite didattiche fuori dell’orario di lezione e dei viaggi di istruzione. Insomma, per gli studenti niente gite a Barcellona o Berlino da ricordare per tutta la vita, e nemmeno la visita al Cern di Ginevra.
Una doccia fredda per i liceali che però ci tengono a precisare: “Noi siamo con i professori, non protestiamo perché ci hanno tolto le gite anche se non lo condividiamo”.
Per molti però la scelta dei prof è stata decisiva per capire le conseguenze immediate di una politica di tagli non condivisa neppure dal dirigente scolastico, il professore Roberto Ceriani: “Giusto eliminare gli sprechi, ma gli ultimi tagli sono eccessivi”, ci spiega. Fanno bene dunque gli studenti a protestare? “Ho incontrato gli organizzatori del sit in e ho spiegato loro che considero molto positive la civiltà e la tolleranza con cui hanno organizzato questi due giorni e anche le loro iniziative come la composizione della canzone”.
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