mercoledì 24 febbraio 2010

Il commento - Una ferita a politica e democrazia

Al di là delle responsabilità personali che saranno stabilite in sede di giudizio, è fuori discussione che ci troviamo di fronte ad un articolato sistema di malaffare strettamente legato alla gestione della politica. Qui, come a Milano, come a Roma, come a Napoli, come altrove (basta aspettare). Un sistema che ci colpisce e ferisce non solo per il fatto morale in sé (il furto, la truffa, la distrazione di risorse pubbliche), ma che ci espropria del diritto democratico all’esercizio della politica: i candidati non sono ormai più quelli scelti dalla volontà popolare ma solo quelli che escono indenni dalle inchieste della magistratura. Questa è la ferita più grande inferta da corrotti e corruttori alla nostra democrazia e ai nostri diritti, perché getta un’ombra sinistra sul concetto stesso di amministrazione della cosa pubblica. Messi da parte i grandi sistemi di pensiero capaci di mediare interessi particolari in progetti complessivi di governo, ci restano solo gli “aggregati” degli interessi di gruppi e cosche che nuotano come pesci nel mare di norme, regolamenti, leggi e leggine che troppe volte vengono strumentalmente utilizzati per la riscossione di balzelli che permettono il loro aggiramento. Eccola qui la semplificazione burocratica sempre promessa e mai, non a caso, attuata: basta una tangente e i percorsi tortuosi diventano come d’incanto autostrade.



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