martedì 23 febbraio 2010

Corsico - Voci dall’Afghanistan che non cambia


Le notizie scorrono veloci ogni giorno, un flusso che scorre sul video del computer, in tv mentre si guarda il telegiornale. Niente più scandalizza, lo si ripete spesso. “Strage di civili”: quante volte capita di ascoltare, vedere, leggere qualcosa del genere? Spesso si parla dell’Afghanistan dove la guerra ogni giorno uccide donne e bambini che non hanno nessuna colpa se non essere nati nella terra sbagliata. Una terra che se potessero forse abbandonerebbero.
Oppure no: qualcuno resta per lottare per i propri diritti, nella speranza che un giorno i signori della guerra (che oggi governano) siano puniti. Tra questi Mehnooda Hatin, trentenne afghana esponente di Rawa (Revolutionary Association of the Women of Afghanistan), organizzazione che da trent’anni si batte per i diritti delle donne, lavorando con le donne per far loro capire che sono soggetti portatori di diritti.

Insieme a due rappresentanti del Cisda, Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane Onlus Mehnooda ha partecipato ad un incontro organizzato dalla Consulta degli stranieri di Corsico venerdì 19 febbraio a Corsico (sala La Pianta), una serata dal titolo “Afghanistan: la voce di chi non ha voce”, che ha previsto anche la proiezione del documentario filmato “Rethinking Afghanistan”, un pugno nello stomaco sulle condizioni della popolazione afflitta da guerra e fondamentalismo...
  

Non era la prima volta in Italia (né nel nostro territorio) per Mehnooda, nonostante abbia la necessità di muoversi con prudenza e non possa essere ripresa dalle telecamere per motivi di sicurezza per la sua vita. La sua organizzazione, infatti, in Afghanistan opera in clandestinità, rischiando la vita per documentare le violazioni dei diritti umani, avviare progetti di microcredito per le donne, aprire ospedali e scuole di alfabetizzazione per le donne, luoghi di incontro e confronto.

Ai primi di aprile di due anni fa avevamo incontrato Mehnooda e la sua organizzazione a Cesano Boscone, ad uno degli incontri della Carovana di Osservadonna: la stessa fermezza nei suoi occhi, la stessa determinazione; purtroppo le stesse informazioni dall’Afghanistan. Dopo anni di guerra la situazione della popolazione non è migliorata, al contrario è peggiore di un tempo perché al fondamentalismo dei talebani (che non è scomparso) si è aggiunto il fondamentalismo dell’Alleanza del Nord e dei “terroristi al potere” e la legge che non difende le donne: le stesse parole di allora, la medesima voglia di combattere gli stupri (subiti da oltre il 25% delle donne dai 3 ai 75 anni), i rapimenti, le violenze con l’acido, la vendita delle bambine, la mancanza di leggi che puniscano gli uomini per questi atti barbari. E l’opposizione all’amnistia nei confronti dei talebani disposti a deporre le armi. E la medesima convinzione che finché gli Stati Uniti non cesseranno i bombardamenti e non lasceranno il Paese, nulla potrà migliorare: “Sognavamo un Afghanistan libero”, ha affermato Mehnooda, “ma il governo fantoccio di Karzai, e quindi gli Stati Uniti, continuano a fare accordi con i signori della guerra e i fondamentalisti, sono compromessi con l’Alleanza del Nord, hanno ridato ruoli importanti a vecchi fondamentalisti stupratori e finché loro saranno presenti sulla scena politica non ci sarà democrazia, né diritti per le donne”. 

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