giovedì 19 settembre 2013

BUCCINASCO - Lettera aperta del sindaco Giambattista Maiorano dopo gli ultimi controlli della Guardia di Finanza


Riceviamo e pubblichiamo - Prendo spunto dalla recente visita della Guardia di Finanza nel palazzo comunale. Confermo anzitutto quanto ho avuto modo di commentare deludendo quelli che sono pronti a scommettere sui comportamenti dei così detti “politici” e sulla loro capacità di raggiro...
Sono sereno e andremo avanti sulla linea impostata della trasparenza e della legalità, e la visita e il suo esito, il sequestro di un PC, non fanno altro che rafforzare questa volontà e offrire una nuova opportunità di perseguirla. Se ci sono delle ombre è bene che chi ha la potestà intervenga per fare chiarezza, condannare se trova riscontri, scagionare qualora il tutto dovesse rivelarsi infondato.


Sull’onda del fatto c’è chi, esperto di improbabili congetture e insinuazioni, questa volta ha superato se stesso e si è esercitato nell’interpretare il silenzio. Il silenzio, più del discorso, si presta infatti alle libere interpretazioni; il discorso ci costringe quantomeno in un orizzonte interpretativo definito che limita la proliferazione delle ipotesi, mentre il silenzio offre libertà assoluta, si apre a tutto e al contrario di tutto, e volendo ci si sguazza.

Il Sindaco non parla, chissà cosa c’è sotto! Guarda tu come tratta i cittadini, la Comunità che amministra! Ma di chi è il computer? Chi è? Che cosa ha fatto? Chi altri eventualmente è coinvolto? Quali le accuse? C’è o non c’è di mezzo il sindaco, il vice sindaco, qualcuno degli assessori? Magari qualche consigliere? Si tratta di mazzette, di conflitto di interesse, di…? Vi ricordate le portinerie di una volta? Quelle con la portinaia sempre con le orecchie tese a cogliere voci e sempre disposta ad ascoltare confidenze? Portinaia crocevia di un sistema informativo e deformativo che si autoalimenta all’infinito. Le portinerie di una volta, quelle del crocchio delle comari di solito anzianotte e nullafacenti che ingannano il tempo con le chiacchiere, con quel mormorare possibilmente e piacevolmente maldicente? 

Un’indagine coinvolge un dipendente pubblico? Va bene. Si tratta pur sempre di una persona, di un essere umano che ha diritto di essere trattato umanamente. E poi ha perfino il diritto, stante le leggi attuali, ad essere garantito fino a prova contraria, anche se non è mai stato Presidente del Consiglio. 

Certo che so chi è. Lo so perché copia del provvedimento è stato consegnato dal Comandante della Finanza di Corsico a miei mani e firmato per ricevuta. E allora? Non ho voglia di soddisfare la libidine dei curiosi. Omertoso? Ma no, umano, semplicemente umano, il semplice tentativo di restare umano.
Comprendo, anzi, non comprendo affatto che mentre le guardie rovistano ancora tra i documenti il Corriere della Sera abbia interpellato telefonicamente il mio vice sindaco chiedendo informazioni più di dettaglio. Si può pensare: già è il Corriere, gente che comunque ha fiduciari alla fonte. E fonti informative deve avere anche chi con una certa immediatezza dà la notizia facendo improbabili congetture sui rapporti tra funzionario e politica. 

Cosa ne sarà adesso del “malcapitato”? Chiunque sa che nel Palazzo, per vicende del passato, altri soggetti sono tuttora sotto indagine. Di questi i giornali ne hanno perfino pubblicati i nominativi. Il nuovo aggiunto farà la stessa fine: inevitabilmente defilato, senza specifiche responsabilità con la richiesta di compiere per intero e bene il suo dovere di dipendente pubblico.

Il nome? Inutile pressare, inutile provocare, io non lo faccio, non voglio soddisfare la curiosità morbosa, non voglio fare il nome dell’interessato prima ancora che venga fatto dagli inquirenti o da lui stesso, se lo dovesse ritenere opportuno o, come sarà probabile, dai giornali piuttosto che dagli spifferi sempre presenti in un ambiente di lavoro. Mi incombe prima di tutto il dovere del garantismo e quindi del riserbo.

A storia finita e quando tutto sarà chiaro, l’Amministrazione e io personalmente non potremo che trarre le dovute conseguenze. Il mio dovere, con tutti i limiti che certamente non mi mancano, non è quello di assecondare desideri da comare, ma, come da impegno elettorale, cercare di realizzare il programma condiviso con tutta la coalizione, fare ogni cosa per tornare alla normalità, praticare il massimo di legalità. 

Giambattista Maiorano


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