Viva la televisione in ferie
Francamente non mi riesce di condividere le proteste di chi lamenta che in estate la Tv cancelli talk show e programmi informativi. Chi li segue troverà altrove dove informarsi. In compenso vanno in ferie anche i vari ballandoconlestelle, tilasciounacanzone, imigliorianni e con loro tutto il ciarpame che caratterizza la televisione della fascia pomeridiana. E il numeroso pubblico con cui la natura è stata, diciamo così, meno generosa, che li segue, è condannato a seguire vecchi e nuovi film, sicuramente più innocui. Perché sono quelle le trasmissioni che hanno forgiato il disgraziatissimo senso comune di questo Paese , non certo i telegiornali e i talk show. Quindi l’estate porta un po’ di sollievo televisivo e non infierisce su chi è già sfortunato di suo.
Corsi e ricorsi della Storia...
Leggo quanto segue: “Quando parla con il suo sorriso furbesco, affabile, additando con l’indice, non crea una breccia tra sé e il suo pubblico come altri oratori; non si erge in modo autoritario sul podio mentre loro siedono sotto di lui, ma ben presto tra lui e i suoi ascoltatori si stabilisce un’alleanza, un’intimità. Loro, fatti della stessa pasta, sono sensibili alle argomentazioni, e ridono allegramente alle storielle più banali”. No, non si parla come i più maligni tra i lettori avranno pensato, di Silvio Berlusconi. Si parla di Giuseppe Stalin (testimonianza di un contemporaneo tratta dal libro di Robert Conquest “Stalin”, Mondadori). Corsi e ricorsi, appunto.
Concita and Nichi
A Ferragosto bella intervista di Concita De Gregorio sull’Unità a Nichi Vendola. Comunque la si pensi, finalmente un esponente del centrosinistra che esce dal generico e tira fuori quattro o cinque punti su cui dire o sì o no. Il fatto che Concita, travolta dal’eloquio di Vendola, non sia riuscita a piazzare una sola parola di suo, non è secondario all’ottimo esito della conversazione.
Deaglio e Cossiga
Pochi giorni dopo, invece, pessima prova, sempre sull’Unità, di Enrico Deaglio che a proposito del caso Moro (in una sorta di ricostruzione storico cronologica della vita dell’ex Presidente) definisce Cossiga succube di un intelligence guidata da Licio Gelli. Capito? Non una parola sullo scontro politico che divise trattativisti e sostenitori della linea della fermezza e che vide Cossiga dolorosamente al centro di tutta la vicenda, non una parola sul ruolo che ebbe il Partito comunista, unica forza politica compatta ed unanime ( con buona parte, ma non tutta, della DC) scesa in campo a difesa della legalità democratica e del no ad ogni trattativa. Niente di niente, solo una trama del cospiratore Cossiga e della complottarda P2. Proprio vero che chi ignora che la verità è sempre rivoluzionaria, finisce con il portare acqua al mulino di reazionari e, appunto, “controrivoluzionari”. Deaglio si candida a buon diritto (con i vari Grillo, Travaglio eccetera) alla guida (come scrive Claudio Magris negli stessi giorni sul Corriere della Sera) “di quel proletariato intellettualmente pezzente (e di quella borghesia altrettanto pezzente) disponibile a qualsiasi manipolazione politica”.
Villa Arzilla
Sento da numerose radio nazionali che persone coinvolte in fatti di cronaca vengono regolarmente definite “ragazzi” quando la loro età è tra i 30 e i 35 anni. Quando in Italia si diventa uomini o donne adulti? Perché se uno a 35 anni è “ragazzo” a 60 al massimo sarà di mezza età e a 80 a dir tanto uomo maturo, mai anziano o addirittura (absit iniuria verbis) vecchio. Con gran gioia della nostra gerontocrazia dominante (oltre un secolo e mezzo tra Presidente del Consiglio e della Repubblica), che mai potrà essere definita vecchia ma al massimo matura. Ecco intanto qui di seguito alcune imprese di “ragazzi di un tempo”: Giulio Cesare da ragazzo di 37 anni fu eletto Pontefice Massimo; da ragazzo di 27 anni Napoleone è comandante supremo dell’Armata d’Italia; Winston Churchill da ragazzo di 37 anni è Primo Lord dell’Ammiragliato; Che Guevara a 31 anni è alla testa delle truppe che occupano l’Avana e guida la rivoluzione con il suo giovane amico Castro che di anni ne ha 33, due “ragazzi irresistibili”. Evidentemente nessuno di loro sapeva di trovarsi ancora nell’età della pubertà.
Quella volpe della Santanchè
Impazza sui media televisivi Daniela Santanchè impegnata a spiegare che i tacchi a spillo fanno bene alla politica e all’universo mondo in linea generale. Con buona pace per le brutte (“cessi” li definisce con sobria leggiadria su Radio24) che non possono permettersi di portarli. Dotata di un cervello così complesso e sofisticato al punto tale che ha rinunciato ad usarlo (non ci sono ancora libretti delle istruzioni per l’utilizzo della materia cerebrale) la Santanchè cita il proverbio dell’uva e della volpe. Insomma declassa la celebre favola di Esopo a più modesto proverbio. Cultura traballante, come se anch’essa camminasse sui tacchi a spillo.
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