Il 2 giugno è festa, si può finalmente riposare e restare in Tv a guardare la parata dei nostri militari. Certo... Con tutto il rispetto per i nostri militari (che ammiro per ciò che fanno per noi, un po' meno ammiro chi decide dove mandarli, ma questa è un'altra storia...) credo ci sia di meglio da poter fare. Soldi in questo periodo...pochi (non sono solo, vero?) e allora scelgo una meta a "costo zero" e kilometro zero. A 300 mt. da casa mia scopro dal puntualissimo blog di SìoNo (eheh) che si terrà un'interessante incontro sui referendum contro la privatizzazione dell'acqua nell'ambito della Sagra dell'Acqua pubblica - Festa dei giovani comunisti del corsichese. Intervengono, tra gli altri, nomi noti: Rosella Blumetti - neo-Assessora all’Ambiente del Comune di Corsico -, Emilio Molinari - Presidente del Comitato italiano per il contratto Mondiale Acqua -, Luca Martinelli - giornalista di Altraeconomia e autore di "L'acqua è una merce. Perché è giusto e possibile arginare la privatizzazione" - e Giulio Sensi di Manitese...
Perfetto, penso (tra l'altro 2 su 4 sono colleghi o ex colleghi della mia ragazza, non sarà difficile convincerla a fare un salto). Quindi, in vacanza dal lavoro, mi improvviso, come ogni tanto mi capita, giornalista. Unico problema. Al di fuori del lavoro (e a volte pure in quel caso) sono un inno alla non puntualità e non mi smentisco neanche in questa circostanza. Ben 45 minuti di ritardo. La parte che sono riuscito ad ascoltare si è rivelata davvero interessante, oltre che chiarificatrice sull'ormai famoso referendum sull'acqua pubblica, del quale tanto si sente parlare (sulla rete per lo meno, in tv ne dubito fortemente), ma forse poco si sa. Veniamo al punto, anzi, ai punti. I quesiti referendari sono 3:
Perfetto, penso (tra l'altro 2 su 4 sono colleghi o ex colleghi della mia ragazza, non sarà difficile convincerla a fare un salto). Quindi, in vacanza dal lavoro, mi improvviso, come ogni tanto mi capita, giornalista. Unico problema. Al di fuori del lavoro (e a volte pure in quel caso) sono un inno alla non puntualità e non mi smentisco neanche in questa circostanza. Ben 45 minuti di ritardo. La parte che sono riuscito ad ascoltare si è rivelata davvero interessante, oltre che chiarificatrice sull'ormai famoso referendum sull'acqua pubblica, del quale tanto si sente parlare (sulla rete per lo meno, in tv ne dubito fortemente), ma forse poco si sa. Veniamo al punto, anzi, ai punti. I quesiti referendari sono 3:
PRIMO QUESITO: fermare la privatizzazione dell’acqua
Si propone l’abrogazione dell’art. 23 bis (dodici commi) della Legge n. 133/2008 , relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica.
È l’ultima normativa approvata dal Governo Berlusconi. Stabilisce come modalità ordinarie di gestione del servizio idrico l’affidamento a soggetti privati attraverso gara o l’affidamento a società a capitale misto pubblico-privato, all’interno delle quali il privato sia stato scelto attraverso gara e detenga almeno il 40%.
Con questa norma, si vogliono mettere definitivamente sul mercato le gestioni dei 64 ATO (su 92) che o non hanno ancora proceduto ad affidamento, o hanno affidato la gestione del servizio idrico a società a totale capitale pubblico. Queste ultime infatti cesseranno improrogabilmente entro il dicembre 2011, o potranno continuare alla sola condizione di trasformarsi in società miste, con capitale privato al 40%. La norma inoltre disciplina le società miste collocate in Borsa, le quali, per poter mantenere l’affidamento del servizio, dovranno diminuire la quota di capitale pubblico al 40% entro giugno 2013 e al 30% entro il dicembre 2015.
Abrogare questa norma significa contrastare l’accelerazione sulle privatizzazioni imposta dal Governo e la definitiva consegna al mercato dei servizi idrici in questo Paese.
SECONDO QUESITO : aprire la strada della ripubblicizzazione
Si propone l’abrogazione dell’art. 150 (quattro commi) del D. Lgs. n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), relativo ala scelta della forma di gestione e procedure di affidamento, segnatamente al servizio idrico integrato.
L’articolo definisce come uniche modalità di affidamento del servizio idrico la gara o la gestione attraverso Società per Azioni a capitale misto pubblico privato o a capitale interamente pubblico. L’abrogazione di questo articolo non consentirebbe più il ricorso né alla gara, né all’affidamento della gestione a società di capitali, favorendo il percorso verso l’obiettivo della ripubblicizzazione del servizio idrico, ovvero la sua gestione attraverso enti di diritto pubblico con la partecipazione dei cittadini e delle comunità locali. Darebbe inoltre ancor più forza a tutte le rivendicazioni per la ripubblicizzazione in corso in quei territori che già da tempo hanno visto il proprio servizio idrico affidato a privati o a società a capitale misto.
TERZO QUESITO : eliminare i profitti dal bene comune acqua
Si propone l’abrogazione dell’’art. 154 del Decreto Legislativo n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), limitatamente a quella parte del comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico è determinata tenendo conto dell’ “adeguatezza della remunerazione del capitale investito”.
Poche parole, ma di grande rilevanza simbolica e di immediata concretezza. Perché la parte di normativa che si chiede di abrogare è quella che consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio.
Per sopperire alle mie (in)competenze giornalistiche (e al mio ritardo) utilizzo 3 video girati da Luca Gariboldi (che ringrazio per aver reso testimonianza dell'incontro e per aver reso disponibile in rete il materiale) tratti dal suo blog http://siatemaggioranza.worpress.com dove sono gli stessi ospiti ad illustrarci la questione acqua pubblica/privata sotto diversi punti di vista. Molte di queste cose, guarda caso, non si leggono sui giornali...
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