Viva la televisione in ferie
Francamente non mi riesce di condividere le proteste di chi lamenta che in estate la Tv cancelli talk show e programmi informativi. Chi li segue troverà altrove dove informarsi. In compenso vanno in ferie anche i vari ballandoconlestelle, tilasciounacanzone, imigliorianni e con loro tutto il ciarpame che caratterizza la televisione della fascia pomeridiana. E il numeroso pubblico con cui la natura è stata, diciamo così, meno generosa, che li segue, è condannato a seguire vecchi e nuovi film, sicuramente più innocui. Perché sono quelle le trasmissioni che hanno forgiato il disgraziatissimo senso comune di questo Paese , non certo i telegiornali e i talk show. Quindi l’estate porta un po’ di sollievo televisivo e non infierisce su chi è già sfortunato di suo.
Corsi e ricorsi della Storia...
Leggo quanto segue: “Quando parla con il suo sorriso furbesco, affabile, additando con l’indice, non crea una breccia tra sé e il suo pubblico come altri oratori; non si erge in modo autoritario sul podio mentre loro siedono sotto di lui, ma ben presto tra lui e i suoi ascoltatori si stabilisce un’alleanza, un’intimità. Loro, fatti della stessa pasta, sono sensibili alle argomentazioni, e ridono allegramente alle storielle più banali”. No, non si parla come i più maligni tra i lettori avranno pensato, di Silvio Berlusconi. Si parla di Giuseppe Stalin (testimonianza di un contemporaneo tratta dal libro di Robert Conquest “Stalin”, Mondadori). Corsi e ricorsi, appunto.
Concita and Nichi
A Ferragosto bella intervista di Concita De Gregorio sull’Unità a Nichi Vendola. Comunque la si pensi, finalmente un esponente del centrosinistra che esce dal generico e tira fuori quattro o cinque punti su cui dire o sì o no. Il fatto che Concita, travolta dal’eloquio di Vendola, non sia riuscita a piazzare una sola parola di suo, non è secondario all’ottimo esito della conversazione.
Deaglio e Cossiga
Villa Arzilla
Sento da numerose radio nazionali che persone coinvolte in fatti di cronaca vengono regolarmente definite “ragazzi” quando la loro età è tra i 30 e i 35 anni. Quando in Italia si diventa uomini o donne adulti? Perché se uno a 35 anni è “ragazzo” a 60 al massimo sarà di mezza età e a 80 a dir tanto uomo maturo, mai anziano o addirittura (absit iniuria verbis) vecchio. Con gran gioia della nostra gerontocrazia dominante (oltre un secolo e mezzo tra Presidente del Consiglio e della Repubblica), che mai potrà essere definita vecchia ma al massimo matura. Ecco intanto qui di seguito alcune imprese di “ragazzi di un tempo”: Giulio Cesare da ragazzo di 37 anni fu eletto Pontefice Massimo; da ragazzo di 27 anni Napoleone è comandante supremo dell’Armata d’Italia; Winston Churchill da ragazzo di 37 anni è Primo Lord dell’Ammiragliato; Che Guevara a 31 anni è alla testa delle truppe che occupano l’Avana e guida la rivoluzione con il suo giovane amico Castro che di anni ne ha 33, due “ragazzi irresistibili”. Evidentemente nessuno di loro sapeva di trovarsi ancora nell’età della pubertà.
Quella volpe della Santanchè
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