Una storia come tante, forse. Un dramma comune a tante mamme e papà, genitori di figli che hanno sbagliato e sono in carcere. E in carcere però non troveranno il modo di pagare il male fatto e riabilitarsi, ma solo di abbruttirsi, e aumentare la rabbia che hanno dentro, mentre fuori possibilità per loro non ce ne sono e non ce ne saranno.
Risale a più di un mese fa l’appello della Caritas Ambrosiana che denunciava la “situazione esplosiva delle carceri”, per sovraffollamento e le condizioni precarie di vita. A giugno il caldo non era ancora arrivato, oggi le città soffocano e chissà cosa succede in cella, dove – almeno in alcune – ai detenuti non è permesso tenere nemmeno un piccolo ventilatore.
La situazione insomma è rovente e una storia tra le tante, ma raccontata di persona, vicina, qui nel nostro territorio, non può certo lasciare indifferenti. Anzi, rende “più reali” i numeri (67 mila presenze carcerarie, oltre una volta e mezza il numero degli ospiti consentiti dalle norme; 32 suicidi dall’inizio dell’anno), più vere le denunce...